Toti si dimette: “Torno un semplice cittadino. Ora si vada al voto, lascio la Regione in ordine”

26 Lug 2024 12:32 - di Gloria Sabatini

Era scritto. Il pressing di 90 giorni di magistrati e opposizioni forcaiole hanno portato il governatore della Liguria, Giovanni Toti, alle dimissioni. Consegnate questa mattina alle 10,40 all’ufficio protocollo dell’Ente dall’assessore Giacomo Raul Giampedrone su delega dello stesso Toti. Una scelta dolorosa ma obbligata dai fatti.

Toti si dimette: ora si voti, lascio la regione in ordine

Dopo la seconda misura cautelare, datata 18 luglio (proprio il giorno della manifestazione a Genova di Schlein e Conte, garantisti a corrente alternata), il governatore non aveva di fatto alternative per ottenere la deroga dei domiciliari scattati lo scorso 7 maggio. Tornano alla memoria il tintinnar di manette e le monetine all’hotel  Raphael contro Bettino Craxi. “Da oggi torno un libero cittadino. “Dopo tre mesi dall’inizio dei miei arresti domiciliari e la conseguente sospensione dall’incarico che gli elettori mi hanno affidato per ben due volte, ho deciso sia giunto il momento di rassegnare le mie irrevocabili dimissioni da presidente della Giunta regionale della Liguria”. È l’incipit della lettera che Toti ha inviato ai vertici regionali.

Ho aspettato il bilancio, ora si apre una fase nuova

“Oggi sento come necessario che i cittadini tornino ad esprimersi per ridare alla politica, al più presto, quella forza, quella autorevolezza, quello slancio, indispensabili ad affrontare le moltissime sfide che la Regione ha di fronte. Per continuare nel percorso di modernizzazione e crescita economica. Lascio una Regione in ordine”, scrive il governatore. Agli elettori – aggiunge – “il compito di giudicare la Liguria che abbiamo costruito insieme in questi lunghi anni. E decidere se andare avanti su questa strada. Ai partiti della maggioranza la responsabilità di valorizzare con orgoglio i risultati raggiunti. Di non tradire il consenso raccolto, valorizzare la classe dirigente cresciuta sul territorio”.

I tribunali valutino le responsabilità chiamate in causa

Nella lunga lettera non mancano un passaggio sulla magistratura, un appello alle Camere e il ringraziamento per la vicinanza e l’affetto dei liguri. “Ai tribunali della Repubblica di di valutare le responsabilità chiamate in causa dall’inchiesta. Al Parlamento nazionale e all’opinione pubblica del Paese il dovere di fare tesoro di questa esperienza e tracciare regole chiare e giuste per la convivenza tra giustizia e politica all’interno del nostro sistema democratico”. Parole nitide che tradiscono amarezza ma anche dignità, visione e senso di responsabilità.  Infine il ‘grazie di cuore” a tutte le persone “che senza nemmeno conoscermi mi hanno fatto sentire tramite la mia famiglia e il mio avvocato la loro vicinanza e il loro affetto. Da questo momento torno anche io ad essere un semplice, comune cittadino della nostra bellissima Liguria”.

Calenda: una brutta pagina per la democrazia

Per quanto annunciate le dimissioni di Toti  provocano una ferita profonda e scatenano la fantasia delle sinistre mentre il centrodestra denuncia l’oltraggio allo Stato di dirri. Tra i primi a solidarizzare nel la senatrice Michaela Biancofiore. “Costringere un governatore, democraticamente eletto, a scegliere tra la libertà e le dimissioni è quanto più lontano dal concetto di una democrazia occidentale”, dice. “Dopo 80 giorni di privazione della libertà, dopo un pronunciamento del tribunale del Riesame incomprensibile persino al ministro della Giustizia, arrivano le dimissioni di Giovanni Toti. Una scelta sofferta che gli permetterà sia di difendersi e dimostrare con maggiore efficacia la propria innocenza”, è il commento di Maurizio Lupi. Fratelli d’Italia, ber bocca di Giovanni Donzelli, ringrazia Toti per aver rilanciato la Liguria in questi nove anni di ottimo lavoro. “Infrastrutture, sviluppo turistico, crescita economica: la regione è stata trasformata. La sinistra, che per decenni l’ha tenuta bloccata, arretrata e immobile, spera di sciacallare sulle indagini per tornare a spartirsi il potere. I cittadini non lo permetteranno”

Bonelli non resiste allo sciacallaggio: ora si vince

Tra le file dell’opposizione Carlo Calenda è l’unico a non unirsi al coro unanime degli squallidi festeggiamenti. “Toti è un nostro avversario”, scrive su X il leader di Azione. “La valutazione sulla sua gestione è negativa. I profili di conflitto di interessi sono quanto di più estraneo alla prassi di Azione si possa immaginare. Ma forzare le dimissioni di un governatore attraverso l’imposizione di misure cautelari a pioggia è indegno di uno Stato di diritto. Non è stata un bella pagina per la democrazia italiana”. Le sinistre non si attardano a sciacallare e usare come una clava contro la maggioranza le dimissioni del governatore ligure. Per Angelo Bonelli sono un toccasana. “Un atto politicamente dovuto per il fallimento delle sue politiche che hanno portato la sua Regione a vedere compromessi diritti e prestazioni essenziali. Ora rimaniamo uniti per vincere le elezioni”. Elly Schlein non è da meno: “Sono passati 80 giorni in cui la Liguria è stata ferma, paralizzata, tenuta ai domiciliari con lui. È l’occasione per le forze alternative alla destra di costruire un progetto che guardi al futuro”.

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