Alla Festa del Cinema scatta “l’operazione Berlinguer”. Gasparri: “Andrò, ma non sia una santificazione”

8 Ago 2024 16:25 - di Luciana Delli Colli
berlinguer film

Il Messaggero l’ha chiamata “Operazione Berlinguer”, caricando di un preciso significato politico la scelta di aprire la Festa del Cinema di Roma con il film Berlinguer. La grande ambizione di Andrea Segre e con Elio Germano come protagonista. La decisione sta suscitando un certo interesse, anche in relazione all’ipotesi che Giorgia Meloni accetti l’invito del sindaco Roberto Gualtieri alla prima, fissata per il 16 ottobre. Oggi ne parlava anche Antonio Polito sul Corriere della Sera, ricordando che Meloni andò già a visitare la mostra che si è svolta a febbraio al Mattatoio, sempre nella Capitale.

Berlinguer “trasformato in una bandiera della nobiltà della politica”

“È come se il tempo, e la morte così simbolica sul campo dell’ennesima battaglia elettorale (quest’anno sono i 40 anni, ndr), l’avesse un po’ alla volta sradicato dalla sua storia comunista e trasformato in una bandiera della nobiltà stessa della politica”, scrive Polito, mentre sul Messaggero si leggeva che “l’operazione Berlinguer ha un significato profondamente patriottico”. “Quale migliore occasione, per l’Italia odierna – si legge ancora – che aprire la Festa del cinema della capitale sottolineando, attraverso la vicenda di un personaggio storico ormai riconosciuto da tutti nel suo valore di grande italiano, la necessità di avvicinare le culture politiche novecentesche e post-novecentesche, di farle parlare tra di loro e di far fare così un salto in avanti al Paese e solo con la coesione si vince?”.

Gasparri: “Andrò volentieri a vedere il film, spero che sfugga alla tentazione agiografica”

Intenti nobili, insomma, come di alta levatura erano gli ormai noti, e ricordati, rapporti che Almirante e Berlinguer intrattenevano nell’interesse del Paese e come lo sono stati l’omaggio di Meloni che, da presidente del Consiglio, ha voluto riconoscere l’importanza di quel pezzo di storia italiana o la standing ovation tributata dalla platea della conferenza programmatica di FdI al ricordo di Ignazio La Russa alla presenza di Bianca Berlinguer. Ma c’è anche chi ricorda che il Pci di Berlinguer ebbe molte ombre. “Spero proprio che sia un film obiettivo e che sfugga dalla tentazione di una celebrazione agiografica e retorica”, ha commentato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, facendo sapere che “accetterò con piacere l’invito per andare a vedere il film su Berlinguer”. “Ad esempio – ha aggiunto – sarà bene che si ricordi che quando Berlinguer era a capo del partito comunista, per anni e anni, il partito, ma soprattutto il suo organo di stampa, l’Unità, affermavano che le Brigate Rosse erano ‘rosse di nome, ma nere di fatto’ e si parlava di ‘sedicenti Brigate Rosse’. Si alimentavano, insomma, equivoci, perché era difficile ammettere che quei terroristi venivano, come ammise un importante esponente della sinistra, da un ‘album di famiglia’ della sinistra”.

Il promemoria del senatore azzurro sul Pci dell’epoca

“Soltanto dopo l’omicidio del sindacalista della Cgil, Giudo Rossa – ha ricordato ancora Gasparri – il partito comunista ha preso una posizione più chiara. Ma quando comandava Berlinguer, l’Unità scriveva cose veramente incredibili, che io stesso ho raccolto nelle emeroteche anni fa, per consolidare quello che ricordavo bene. Poi, al tempo di Berlinguer, al Pci arrivavano finanziamenti illeciti da tre fonti. C’erano i famosi soldi di Mosca che, durante la segreteria Berlinguer, alimentavano l’attività del partito. Un flusso di risorse continuato fino agli anni ‘80″.

Il no di Gasparri alla “santificazione”

L’esponente azzurro ha poi proseguito sottolineando che “c’era poi il rapporto con le coop rosse della lega delle cooperative, che assumevano i compagni indicati dal partito, che supportavano le feste dell’Unità, che compravano spazi pubblicitari sulla stampa del partito o nelle feste politiche di partito. Il legame illecito con le cooperative rosse è stato definito uno dei più inquietanti della storia del Pci, anche ai tempi di Berlinguer. Poi c’erano settori del partito che, purtroppo, partecipava alla divisione delle tangenti, insieme agli altri partiti che dominarono quell’epoca. Dalla metropolitana di Milano a quella di Napoli, a tanti altri capitoli della storia italiana, abbiamo visto esponenti del Pci coinvolti in gravi scandali economici”.

“Insomma, quando Berlinguer era segretario, i soldi da Mosca, i sostegni dalle cooperative e le tangenti per singoli esponenti nel partito, giravano abbondantemente. Siamo certi che, al di là della onestà personale ed individuale di Berlinguer, questa storia di corruzione che coinvolse il partito comunista sarà ricordata in questo film. Non aver rubato per sé, lo riconosciamo, ma aver alimentato una pratica illegale per il partito non consente – ha concluso Gasparri – una santificazione immeritata”.

 

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