Conte chiude le porte a Renzi e rottama il campo largo: “Resuscitarlo è un harakiri, con lui niente lotta agli affarismi”
Conte chiude definitivamente le porte a Renzi, sigilla il campo largo(che in realtà non è mai nato) e ad Elly Schlein dice che è necessario rivedere la politica estera, che poi altro non è che il collante più importante per una coalizione. Mentre il centrodestra rilancia, coeso, il suo programma di governo, le opposizioni confermano di essere scisse e, soprattutto, si palesa ulteriormente il no all’ex premier e segretario nazionale del Pd.
Le parole di Conte su Renzi: “Con lui perdiamo credibilità”
Riferendosi alle critiche espresse da Goffredo Bettini sul leader di Italia Viva in un’intervista a Il Fatto Quotidiano(“Dargli le chiave del centrosinistra sarebbe un fallimento perché il suo ciclo è finito”), Giuseppe Conte dice testualmente: “Anche io sono convinto che resuscitare Renzi, premiandolo dopo la disfatta elettorale europea e i suoi ripetuti fallimenti, sia una scelta che avrebbe un costo pesantissimo per la serietà e credibilità del progetto di alternativa a Meloni”.
Per il presidente pentastellato, imbarcare Renzi, “sarebbe “una scelta peraltro incomprensibile per gli elettori, visto che l’Italia viva in questa legislatura ha votato quasi sistematicamente con il centrodestra e governa con le destre in molte amministrazioni territoriali. Ma – aggiunge – è una scelta inaccettabile anche se vogliamo che il progetto politico progressista sia costruito nel segno, per noi imprescindibile, dell’etica pubblica e della lotta all’affarismo. Lasciare questo spazio a Renzi, incoronarlo così platealmente come credibile rappresentante di un polo moderato, è un grande harakiri”.
“Il metodo del dialogo Pd-Renzi è una ferita per noi”
“Il metodo e il merito con cui tutto ciò sta avvenendo e viene assecondato dai vertici del Pd sta aprendo una grave ferita con la mia comunità del Movimento 5 Stelle: una comunità che intende antropologicamente la politica in modo diametralmente opposto”, dice Conte.
Parole pesanti e termini inconciliabili con un’alleanza politica
Le parole usate da Conte sono durissime e virgolettate. Dice in sostanza che allearsi con Matteo Renzi significa abbandonare, “un progetto politico progressista costruito sull’etica pubblica e sulla lotta all’affarismo”. Non una contrapposizione politica(quella c’è sempre stata) ma un’antitesi addirittura etica che derubricare a semplice dialettica sarebbe sbagliato. E aggiunge di sentire “come una ferita” per la comunità pentastellata, il metodo di riavvicinamento scelto da Schlein nei confronti di Renzi.
Divisi con la Schlein sulla politica estera: “Decidiamo noi non Washington”
Il leader dei Cinquestelle ha poi evidenziato una diversità di vedute profonda con Elly Schlein, che passa anche attraverso il politico fiorentino e il suo(presunto) ruolo di intermediario diplomatico per il centrosinistra: “Se qualcuno pensa che Renzi possa facilitare un dialogo diretto con il Partito democratico statunitense e con il governo israeliano allora dico che, a maggior ragione, occorre un forte chiarimento sulla politica estera: per noi del Movimento 5 Stelle i governi italiani non si decidono a Washington”.
Il “campo santo” già in Liguria: dov’è l’ultimatum di Orlando?
Che il campo largo fosse diventato “campo santo” lo si è visto in Liguria. Andrea Orlando aveva lanciato l’ultimatum: o mi candidano entro fine settimana o rinuncio. Considerando che la settimana finirà domani, la dichiarazione dell’ex ministro della giustizia va presa sul serio e cioè se domani non arriva l’investitura, Orlando si ritira, a meno che il suo non era un bluff. E proprio a Genova, con Nicola Morra candidato indipendente che rischia di drenare consensi alla sinistra, Giuseppe Conte non vuole lasciare spazio all’ex Guardasigilli, ne tantomeno imbarcare Italia Viva nella coalizione.
“Dum centrosinistra consulitur”
Come il famoso detto su Sagunto, mentre il centrosinistra litiga e in realtà non esiste, perché rifiuta apertamente Renzi e non ha buoni rapporti con Calenda, il centrodestra governa da due anni ed è coeso. Designa all’unanimità il commissario europeo, rilancia il prossimo triennio come opzione chiave di crescita e disegna, senza divisioni, la prossima manovra finanziaria. Eppure, la storia recente della politica italiana ha dimostrato che governare porta ad implodere nel giro di un anno e stare all’opposizione funge da collante: tutte tesi e statistiche ampiamente ribaltate.
Impossibile ricongiungere diversità fondanti
Le dichiarazioni di Giuseppe Conte mettono una pietra tombale sul campo largo proprio perché “fondanti” e non frutto di schermaglie. L’Arcivescovo di Canterbury disse a Paolo VI, durante un incontro, che erano sulla stessa, identica linea: “Ciò che ci divide, santità, è solo la verità”. Il paragone regge per il fronte progressista che è morto in culla. Con buona pace di Renzi e Schlein, alchimisti di un tempo sbagliato.