Dilemma Imane Khelif, l’allenatore rivela: “È donna, ma con problemi di cromosomi e testosterone”
Duro colpo agli aedi del mainstream e alle partigianerie che sostengono Imane Khelif in una battaglia che di civile ormai ha solo il pannicello caldo del politicamente corretto e forzato a tutti i costi. Oggi, dopo settimane di polemiche e recriminazioni, i cronisti del magazine francese Les Point piazzano un colpo ai fianchi della narrazione del pensiero unico che bolla come eretica qualunque argomentazione divergente dai dogmi dei manifesti militanti: un’intervista al preparatore atletico della controversa medaglia d’oro olimpica.
Essere o non essere donna: il dilemma Imane Khelif e la sua narrazione
A rilanciare il tema e lo scoop francese è La Verità che in prima pagina scrive e sottolinea: «Dopo l’esclusione dai mondiali sono cominciati i controlli: testosterone e cromosomi. Tutto fuori dalla norma, proprio come sosteneva l’Iba. Che non ha mai reso noti i risultati».
L’intervista al preparatore atletico della boxer ripresa da “La Verità”
E a stretto giro aggiunge: «La voce risulta particolarmente autorevole, non solo per la vicinanza con l’atleta, ma anche perché si tratta di un tecnico della materia: Georges Cazorla, infatti, è anche presidente dell’Associazione per la ricerca e la valutazione dell’attività fisica nello sport. Membro del comitato scientifico del Centro di valutazione e preparazione fisica Mon Stade di Parigi. E, prima di andare in pensione, è stato docente all’Università di Bordeaux. Ora ammette i problemi con cromosomi e testosterone».
Visite, controlli e il parere degli esperti del settore
La confusione regna sovrana… Già, perché al primo turno dei Giochi, i giornali avevano presentato Imane Khelif come pugile trans. Dal secondo turno era diventata intersex. In finale era stata declassata iperandrogina, dopo l’oro è «donna al cento per cento». Misteri della comunicazione sull’algerina, trionfatrice annunciata ai Giochi di Parigi, al termine dei quali è stata ratificata la sentenza che sembra definitiva: nessun dubbio. È donna.
Imane Khelif, l’allenatore Cazorla ammette: «Problemi ormonali e di cromosomi»
E allora procediamo con ordine: e per farlo serve tornare alla squalifica dai mondiali nel marzo 2023. «Era in finale con una cinese», ricorda Cazorla e riporta La Verità, «e all’epoca pensavo che si trattasse di una disputa diplomatica o internazionale… Ma la decisione si è basata su prove. Francamente l’ho trovato disgustoso. Indipendentemente dai risultati di questi test biologici, questa povera atleta era devastata nello scoprire all’improvviso che forse non era una ragazza!».
Il test di un luminare: «C’è un problema con i suoi ormoni e cromosomi, ma è donna»
È da quel punto di svolta che Imane Khelif comincia a controllarsi rivolgendosi a esperti qualificati, luminari del settore. E Cazorla incalza: «Dopo i Mondiali del 2023, quelli della squalifica, ho preso l’iniziativa di farla visitare da un rinomato endocrinologo dell’ospedale universitario parigino, Kremlin-Bicêtre». Il risultato? «Ha confermato che Imane è davvero una donna, nonostante il suo cariotipo (l’analisi cromosomica, ndr) e il suo livello di testosterone». La diagnosi dunque fu: «C’è un problema con i suoi ormoni, con i suoi cromosomi, ma lei è una donna».
Imane Khelif e la preparazione mirata per rimodulare i valori
Ma non è finita lì. Subito dopo Cazorla ha portato l’atleta da un altro professionista, un medico algerino, «per monitorare e regolare il livello di testosterone, che attualmente rientra nella norma femminile». Ma per rimodulare i valori, ricorda La Verità, la boxer «si è sottoposta a una preparazione mirata».
Come spiega il preparatore atletico nell’intervista ripresa: «La commissione medica dei giochi Olimpici», spiega, «aveva fatto molta pubblicità sui suoi campionatori per giudicare, tra le altre cose, il livello di testosterone degli atleti che gareggiavano. Quindi volevo che mettessimo tutte le possibilità dalla sua parte e che il suo livello fosse entro i limiti».
E torna centrale il tema dell’equità della competizione
Ma alle Olimpiadi di Parigi le carte si rimescolano, e l’asso della scienza è stato annullato dal jolly del politicamente corretto. E allora, l’asse del discorso va ritarato sul fulcro dell’equità della competizione: ed è questo che si contesta al Comitato olimpico internazionale. De resto, gli atleti non vengono suddivisi in categorie? E nel pugilato, in particolare, non gareggiano in base al peso?