Evaso Collins Jumaisi, il serial killer del Kenya: uccise e mutilò 42 donne in due anni

20 Ago 2024 16:34 - di Giulia Desideri
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E’ evaso dalla custodia a Nairobi, insieme a 12 altri detenuti, il trentaduenne serial killer keniota che secondo la polizia ha confessato di aver ucciso e smembrato 42 donne i cui corpi sono stati parzialmente ritrovati in una discarica della capitale.

A quanto ha appreso Afp, Collins Jumaisi Khalusha, descritto dalla polizia come un “vampiro psicopatico”, dopo essere comparso venerdì scorso in tribunale, dove il magistrato ha ordinato di trattenerlo altri 30 giorni per il completamento delle indagini, è fuggito dalla stazione di polizia in cui era detenuto, insieme ad un gruppo di eritrei, anch’essi in arresto.

La commissione del Kenya per i diritti umani (Knchr) aveva dichiarato che i corpi di almeno 10 donne erano stati ritrovati dentro sacchi di plastica nel quartiere periferico di Mukuru. Tra i corpi smembrati, Jumaisi aveva ammesso ci fosse anche quello della moglie, scomparsa da due anni. In seguito il serial killer avrebbe ammesso anche altri 41 femminicidi.

I delitti di Collins Jumaisi in soli due anni

Nella notte tra domenica 14 e lunedì 15 luglio 2024, a Soweto, zona est di Nairobi, la polizia aveva arrestato il 33enne Collins Jumaisi Khalusha all’esterno di un locale dove era andato a vedere la finale di Euro 2024 tra Spagna e Inghilterra.

L’uomo non aveva opposto resistenza, anzi aveva vuotato il sacco pressoché subito: era lui il serial killer dietro le decine di donne scomparse dal 2022 in avanti, quarantadue per la precisione.

Dopo averle attirate con l’inganno, le ha uccise, fatte a pezzi e gettate all’interno della discarica di Mukuru, situata nei pressi della sua abitazione.

Il serial killer evaso e le prove trovate a casa

Tre giorni dopo il ritrovamento dei cadaveri, la polizia aveva perquisito l’abitazione di Collins Jumaisi Khalusha, un monolocale distante 100 metri dalla scena del crimine, e aveva trovato diverse prove: un machete, 12 sacchi di nylon, un paio di guanti di gomma industriali, un disco rigido e otto smartphone, tutti oggetti riconducibili alle vittime o quantomeno agli omicidi.

Inoltre, era stata fermata un’altra persona, pizzicata con il cellulare di una delle donne rinvenute senza vita nella discarica dove erano stati ritrovati sacchi di cadaveri in decomposizione.

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