Giornalista molestata dai colleghi di “Domani” e “La 7”? La vittima fa ricorso. FdI: “Ora invocano la privacy…”

29 Ago 2024 18:03 - di Monica Pucci

Una brutta storia, quella che vede coinvolti i giornalisti del “Domani” e de “La 7 Nello Trocchia e Sara Giudice, accusati di stupro di gruppo ai danni di una collega. I due, coppia nella vita, risultano indagati a Roma con l’accusa di violenza sessuale di gruppo; con l’aggravante prevista “nel caso di «sostanze alcoliche, narcotiche o stupefacenti o di altri strumenti o sostanze gravemente lesivi della salute della persona offesa”. La notizia è stata riportata stamane dalla la Verità. La pm titolare dell’indagine avrebbe chiesto l’archiviazione del caso che a dicembre finirà sul tavolo del Gip, dopo l’istanza di opposizione presentata dalla presunta vittima, una collega.

Giornalista stuprata, l’opposizione all’archiviazione

La difesa dei due parla di “ricostruzione falsa” da parte del giornale che ha pubblicato la notizia, ma intanto la vittima ha fatto opposizione alla richiesta di archiviazione, chiedendo di essere ascoltata dai magistrati. I fatti si sono svolti il  2 febbraio dell’anno scorso, quando la vittima ha denunciato alla Mobile di essere stata vittima di una violenza. Era accaduto – racconta il quotidiano diretto da Belpietro- che qualche giorno prima, il 29 gennaio, dopo aver trascorso la serata in un pub a Trastevere per festeggiare il compleanno di Sara Giudice, intorno a mezzanotte i tre si lasciano andare a qualche effusione. “Qualche minuto più tardi – si legge – la vittima avrebbe bevuto da un bicchiere un sorso di rum o di whisky passatole da un soggetto non meglio identificato”. E qui i ricordi della presunta vittima si fanno sfuocati: i tre si ritrovano su un taxi verso casa dei due giornalisti (che sono una coppia nella vita) in zona San Giovanni in Laterano.

Violata la normativa sul Codice Rosso?

Un punto che è al centro dell’atto firmato dal legale della donna, anche lei giornalista, assistita dall’avvocato Alessandro Gentiloni Silveri. Nell’atto in particolare si lamenta proprio il fatto che alla luce della normativa sul ‘codice rosso’, la presunta vittima sarebbe dovuta essere sentita entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato mentre non è stata ascoltata durante tutta la fase delle indagini preliminari, ad eccezione di alcuni particolari forniti per la consulenza tecnica. Al contrario invece dei due GIORNALISTI indagati, che hanno reso entrambi interrogatorio sui fatti.

Nell’opposizione all’archiviazione, la cui udienza è fissata per il 10 dicembre prossimo, il legale della giornalista chiede al giudice di ordinare al pm di formulare l’imputazione nei confronti di Trocchia e Giudice. In subordine, nell’atto si chiede di nominare nuovi consulenti tecnici per compiere le analisi sul campione di urine prelevato alla denunciante e di sentire la persona offesa e alcuni testimoni che erano presenti alla serata in un pub a Trastevere. La parola ora passerà al gup di Roma che dovrà decidere sulla richiesta di archiviazione formulata dalla procura.

FdI: “Come mai solo adesso si invoca il diritto alla privacy”

I parlamentari di Fratelli d’Italia intervengono sulla notizia.  “Ci lascia perplessi la decisione della Procura di Roma che avrebbe chiesto l’archiviazione – dice Elisabetta Lancellotta capogruppo di Fdi in commissione Femminicidio – Stupisce che, in contrasto con le norme sul Codice Rosso, la presunta vittima delle molestie sessuali non sia stata convocata per essere ascoltata’. ‘Allo stesso tempo – aggiunge – constatiamo la diversità di trattamento riservato dalla stampa a questo caso rispetto ad altri analoghi; notiamo quanta riservatezza sia stata utilizzata nei confronti dell’identità degli accusati e riguardo le accuse, a differenza di quanto fatto abitualmente proprio dalle testate giornalistiche dei due giornalisti coinvolti. Tuttavia, molti dubbi rimangono su questa brutta vicenda, e mi chiedo se anche l’Ordine dei giornalisti senta il bisogno di andare a fondo a quanto accaduto”. Lancellotta si riserva di presentare un’interrogazione al ministro competente ‘perché se ci sono dei colpevoli non rimangano impuniti’, afferma.

“Prendiamo atto che per La7 e per Domani, e quindi anche per i giornalisti coinvolti, il rispetto della riservatezza e segretezza delle indagini, specie quando si tratta di una ‘dolorosa vicenda privata’, è pieno e quanto mai assoluto – dice Susanna Campione, senatrice di Fi, anche lei componente della commissione Femminicidio – Spiace però rilevare che questo non vale e non è accaduto in altri casi di denunce di stupro a cui invece è stata data grandissima rilevanza, addirittura ancora prima che si aprissero le indagini o il processo vero e proprio’. ‘Non vorremmo che questo atteggiamento garantista, che da avvocato ritengo doveroso, da parte delle due testate sia prevalso perché questa vicenda riguarda due loro giornalisti. Come funziona, quindi, per loro questo diritto di cronaca? -conclude Campione – Nessun diritto alla privacy quando si tratta del resto del mondo e invece riservatezza assoluta che rasenta l’omertà e la disinformazione quando riguarda i propri?”.

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