Il turismo sostenibile come fattore strategico di crescita della cultura e delle identità locali
Il turismo è uno dei settori industriali più importanti e in crescita al mondo, rappresentando circa il 10% del Pil globale; per dare un’idea dell’espansione del settore, secondo la World Bank, ogni anno i turisti complessivi sono quasi un miliardo e mezzo, e nel 1950 erano 25 milioni. Negli ultimi vent’anni il turismo ha evidentemente conosciuto uno straordinario sviluppo a livello mondiale, sostenuto dalla riduzione dei costi di trasporto e dalla crescita dei livelli di reddito nelle economie emergenti, che hanno enormemente ampliato il bacino dei potenziali viaggiatori. E il numero di viaggiatori e della spesa turistica sono, secondo molte autorevoli previsioni, in ulteriore forte crescita nei prossimi due decenni.
2,3 milioni di imprese lavorano nel turismo in Europa
Il settore del turismo a livello di Unione Europea conta 2,3 milioni di imprese, principalmente piccole e medie, che danno lavoro a circa 12,3 milioni di persone, senza contare l’indotto. L’Europa è la principale meta turistica mondiale, e l’Italia è una delle destinazioni più desiderate e ricercate dai turisti di tutto il Mondo. La straordinaria concentrazione nel nostro Paese di beni culturali insieme al considerevole patrimonio ambientale, rappresentano da tempo un importante fattore di attrattività per i turisti, posizionando il nostro Paese tra le destinazioni più visitate del pianeta. L’Italia oltre al suo ricco patrimonio ambientale, religioso, storico e artistico ha, insieme alla Cina, il maggior numero di beni artistici e culturali dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO e vanta anche una serie di fattori chiave di successo legati al “Made in Italy”, dall’artigianato all’enogastronomico, alla moda, che determinano un indubbio vantaggio competitivo nel sistema del turismo mondiale.
Il 13,2% del Pil italiano proviene dal turismo
L’importanza del turismo per l’economia italiana è evidente: secondo il World Travel and Tourism Council, il settore Viaggi e Turismo nel 2019 (pre-Covid) ha contribuito (tra diretto indiretto e indotto), al 13,2% del PIL dell’economia italiana, equivalente a 233 miliardi, impiegando quasi il 14,9% della forza lavoro, pari a 3,5 milioni di addetti. Nel ranking internazionale, secondo i dati WTO, l’Italia è il 5° Paese più vistato dai turisti . Le stime dell’Istat relative all’anno 2023 indicano un record storico nell’andamento del turismo in Italia: oltre 134 milioni di arrivi e 451 milioni di presenze negli esercizi ricettivi presenti sul territorio nazionale.
Questi valori sono i più elevati osservati da sempre dalle rilevazioni sul turismo, superiori quindi ai livelli pre-pandemici del 2019: +3,0 milioni di arrivi (+2,3%) e +14,5 milioni di presenze (+3,3%). Rispetto al 2022 si stima una crescita complessiva degli arrivi del 13,4% e delle presenze del 9,5%. Sono circa 16 milioni gli arrivi in più rispetto al 2022 (+13,4%) e oltre 39 milioni le presenze (+9,5%). Dopo il periodo pandemico (2020-2022), la componente estera della clientela torna a prevalere su quella domestica: nel 2023 il 52,4% delle presenze turistiche sono riferite a clienti non residenti in Italia.
L’Italia amata in ogni continente
Infatti fra i motivi della ripresa del settore rispetto agli anni precedenti si può senz’altro trovare il rinnovato interesse dei turisti stranieri per le vacanze, in special modo quelle di natura culturale, nel nostro Paese. L’espansione degli ultimi anni è stata sostenuta soprattutto dai flussi provenienti da paesi al di fuori dell’Unione europea. Quote crescenti hanno registrato in particolare gli USA, il Canada, l’Australia, il Giappone, e la Cina, peraltro caratterizzata da un peso ancora contenuto (di poco superiore all’1 per cento del totale) a fronte del suo enorme potenziale.
La forza del turismo sostenibile
Per quanto riguarda il cosiddetto Green Tourism, ovvero quella forma di turismo basata su alcuni principi, come la responsabilità ambientale, la riduzione dell’impatto ecologico e la cura delle risorse naturali, l’Italia, secondo una recente indagine, è leader europeo, con quasi 14 milioni di presenze stimate nel 2023 (circa il 3% di tutte le presenze) tra ospiti italiani e stranieri, negli oltre 25mila agriturismi diffusi lungo tutto il territorio nazionale.
La distribuzione della spesa turistica sul territorio nazionale appare più concentrata di quanto non lo siano le risorse turistiche, col rischio di uno sfruttamento limitato di alcune e di sovrautilizzazione di altre. A livello territoriale il maggior numero di presenze nel 2023 si registra nel Nord-est, dove si concentrano circa 177 milioni di presenze, pari al 39,2% del totale nazionale; seguono il Centro (24%) e il Nord-ovest (17,7%). La regione con il maggior numero di presenze è il Veneto (15,9% delle presenze nazionali), seguita dal Trentino-Alto Adige (12,4%), dalla Toscana, dalla Lombardia e dal Lazio (tutte di poco superiori al 10%). La prima regione del Mezzogiorno è la Campania, con il 4,5% delle presenze.
Le ricchezze del nostro Mezzogiorno
È soprattutto nel Mezzogiorno però che appare più evidente lo scollamento fra flussi di viaggiatori internazionali e potenziale turistico: sebbene l’area rappresenti il 78% delle coste italiane, ospiti i tre quarti del territorio appartenente a Parchi nazionali e accolga più della metà dei siti archeologici e quasi un quarto dei musei, nel 2017 la spesa degli stranieri nel Mezzogiorno era pari ad appena il 15 per cento del totale, per quanto in miglioramento dal 10% della fine degli anni Novanta. E’ dunque soprattutto nel Mezzogiorno del nostro paese che si possono aprire grandi orizzonti di sviluppo.
L’identità dei territori, un’opzione seria
Esiste il turismo sostenibile ? In questa attuale ondata di parole, spesso retoriche, sulla sostenibilità, sul green e sulla transizione ecologica, anche al turismo, come a tutti i settori della nostra vita, è toccato in sorte il magico e virtuoso attributo “sostenibile”. Ma secondo logica, credo sia difficile definire sostenibile ad esempio una struttura ricettiva, anche super-ambientalista e ricca di certificazioni, situata in un territorio o in una città caratterizzata dal degrado ambientale, sociale ed economico.
Si può dire più propriamente che esiste il turismo sostenibile solo in un territorio che segue e ha seguito il percorso della sostenibilità. E’ dunque l’ambito locale ad essere più o meno sostenibile, e le strutture turistiche, così come le altre realtà economiche e sociali, sono più o meno sostenibili in quanto parte dell’ambito locale. In questo senso assumendo che la sostenibilità, come vedremo in seguito, è un fattore competitivo, ne consegue che il progetto della sostenibilità non può che essere comunitario, partecipato e reticolare, come dimostrato dai tanti casi di studio presenti nella letteratura del settore. Detto questo, il settore del turismo, come vedremo, è così ampio ed imponente da influenzare il contesto territoriale nel suo complesso, e ad esserne a sua volta influenzato.
Privilegiare l’ambiente come risorsa universale
L’ambiente, in tutte le sue componenti naturali, paesaggistiche, culturali, artistiche, architettoniche, rappresenta ovviamente una risorsa fondamentale per il turismo. Le conseguenze del degrado ambientale sull’attività turistica sono già state misurate, in molti casi eclatanti, come per esempio con i danni economici legati alla comparsa della mucillaggine sulle coste dell’Adriatico negli anni Novanta. Lo stesso discorso vale anche per gli altri due assi della sostenibilità: certamente un territorio caratterizzato dal degrado sociale e da diffuse sacche di criminalità non attirerà ne la domanda turistica, ne gli investimenti nel settore, così come un territorio economicamente arretrato, ad esempio per le scarse dotazioni delle infrastrutture viarie, e anche per le reti digitali.
Salvaguardare il patrimonio artistico
Inoltre in Italia come in altre destinazioni turistiche consolidate, il fenomeno del “sovraturismo” è fonte di crescente preoccupazione soprattutto per le aree urbane e per le città d’arte, dove pone problemi non solo di salvaguardia del patrimonio artistico ed ambientale, ma spesso incide direttamente sulle infrastrutture, a discapito delle condizioni materiali di benessere della popolazione residente.
Le esternalità negative derivanti da fenomeni di congestione, come ad esempio l’aumento del costo della vita per i residenti, gli effetti redistributivi dell’incremento dei valori immobiliari nei centri urbani sono alcune delle conseguenze indesiderate del cosiddetto overtourism, come sottolineato nel recente studio dell’Unione “European Research for TRAN Committee – Overtourism: impact and possible policy responses”. Il turismo, data la gran massa di popolazione in movimento, è responsabile del 5% delle emissioni di gas serra globali, dove il trasporto copre la quasi totalità del contributo. E secondo quanto riportato dall’UNEP (il programma ambientale delle Nazioni Unite)“il turismo genererebbe fino al 2050 un aumento del 154% nel consumo di energia, del 131% nelle emissioni di gas serra, del 152% nel consumo di acqua e del 251% nello smaltimento dei rifiuti solidi”.
Tuttavia, nonostante in questo periodo siano tante le voci di condanna all’overtourism, sembra che anche in questo caso si faccia molta confusione tra cause ed effetti. Veramente si pensa di colpevolizzare l’eccesso di turismo per la congestione stradale e per l’inquinamento anziché trovare le giuste cause nella scarsa dotazione infrastrutturale, nella poca attenzione per il decoro urbano, nel pressappochismo manageriale per la gestione di città e parchi naturali ?
Il turismo sostenibile agisce in armonia con il territorio
Il concetto di turismo sostenibile è stato d’altra parte ben definito dal WTO (World Tourism Organisation), “capace di soddisfare le esigenze dei turisti di oggi e delle regioni ospitanti prevedendo ed accrescendo le opportunità per il futuro. Tutte le risorse dovrebbero essere gestite in modo tale che le esigenze economiche, sociali ed estetiche possono essere soddisfatte mantenendo l’integrità culturale, i processi ecologici essenziali, la diversità biologica, i sistemi di vita dell’area in questione. I prodotti turistici sostenibili sono quelli che agiscono in armonia con l’ambiente, la comunità e le culture locali, in modo tale che essi siano i beneficiari e non le vittime dello sviluppo turistico”. Non riuscirei a trovare miglior definizione, in particolare per quanto riguarda le integrità culturali degli ambiti locali, intese sia come valori della sostenibilità dei territori sia come fattori distintivi e quindi competitivi.
La competitività dipende anche dal rispetto ambientale
Si può dire che la sostenibilità nel turismo è un elemento essenziale di competitività, un fattore di sviluppo per favorire l’evoluzione rispettosa dei modelli tradizionali di turismo e attenta al contempo alle nuove esigenze dei mercati globali: soprattutto per il nostro Paese, ove le potenzialità di crescita del settore sono in ogni provincia, nelle tante straordinarie mete turistiche ancora non pienamente conosciute e anche per questo motivo non inquinate e naturalmente sostenibili, sono nei tanti affascinanti borghi e nei tanti parchi naturali, ancora da scoprire. Secondo l’Unione Europea, la competitività dell’industria turistica dipenderà in gran parte dalla sua capacità di soddisfare il bisogno e la richiesta dei clienti di diventare più sostenibile.
C’è grande attenzione verso un nuovo modo di fare turismo
Un’indagine Eurobarometro condotta nell’ottobre 2021, ha indicato che l’82 % degli europei è disposto a cambiare le proprie abitudini di viaggio in favore di pratiche più sostenibili, tra cui consumare prodotti di provenienza locale, ridurre i rifiuti e il consumo di acqua, viaggiare fuori stagione o verso destinazioni meno visitate e scegliere opzioni di trasporto in base al loro impatto ecologico. Gli interessi principali nella scelta delle destinazioni sono la natura (41 %) e la cultura (42 %), e un terzo sarebbe pronto a pagare di più per sostenere la natura e le comunità locali. Altre indagini mostrano anche che il 65 % dei viaggiatori sarebbe interessato a partecipare a esperienze autentiche legate alla cultura locale (sostenibilità sociale).
Si può certamente dissentire su alcuni estremismi ambientali attuati in questi ultimi anni dall’Unione Europea, ma non si può non considerare il grande sforzo metodologico e regolatorio svolto dalla Commissione per il turismo e per il turismo sostenibile; Commisione che in questi recenti anni ha tracciato le linee d’azione, che territori e imprese dovranno seguire e che in un recente documento ha evidenziato come la natura trasversale del turismo richieda un coordinamento tra i vari livelli: locale, regionale, nazionale ed europeo.
I piccoli proprietari sono un elemento di ricchezza
Nell’ecosistema del turismo europeo, la maggior parte dei fornitori di servizi nelle destinazioni turistiche è costituita da piccoli proprietari locali: le micro e piccole imprese generano circa il 64 % del valore aggiunto dell’ecosistema del turismo e impiegano l’84 % dei lavoratori di questo settore. In questo ambito evidentemente frammentato, le piccole e medie imprese turistiche, possono iscriversi al sistema europeo di ecogestione e audit (EMAS) per valutare, segnalare e migliorare le loro prestazioni ambientali in modo sistematico e trasparente; possono richiedere il marchio Ecolabel UE, il marchio di eccellenza ambientale dell’Unione europea, o un altro marchio ecologico EN ISO 14024, oppure marchi facoltativi equivalenti, indipendenti e basati su più criteri, verificati da terzi.
Promuovere i canoni di sostenibilità ambientale
Gli operatori turistici dovrebbero anche promuovere l’uso dei criteri dell’UE relativi agli appalti pubblici verdi (GPP, Green Public Procurement), che riguardano i servizi alimentari, il trasporto stradale e gli spazi pubblici. Secondo la Commissione “Data la frammentazione di queste catene di fornitura, è necessario un livello elevato di coordinamento per concordare obiettivi comuni e percorsi di cambiamento. In futuro le comunità locali potrebbero diventare protagoniste della transizione verso un turismo sostenibile mediante approcci all’economia sociale, ad esempio per mezzo di cooperative di comunità o altre tipologie di PMI in cui gli operatori locali della filiera turistica partecipano ad attività condivise”.
Il futuro dipende proprio dalla sostenibilità
Per terminare, nel prossimo futuro le politiche per il turismo saranno sempre più chiamate a valutare le condizioni di equilibrio per coniugare la crescita turistica con la sua sostenibilità. Questo sarà tanto più necessario quanto maggiore sarà il successo del Paese nell’attrarre i turisti provenienti dai paesi a maggior potenziale di crescita, non solo verso le città d’arte e le mete tradizionali, ma anche aprendo nuovi orizzonti, e si pensi alle grandi potenzialità del nostro mezzogiorno, dove le attività turistiche appaiono ancora relativamente sottodimensionate e che dovranno essere adeguati agli standard competitivi di natura ambientale, economica e sociale.
Il progetto della sostenibilità nel turismo non può che essere trasversale e deve coinvolgere necessariamente tutte le componenti della sostenibilità di un territorio: ambientali, economiche e sociali. E non può che essere comunitario, partecipato e reticolare: per promuovere lo sviluppo turistico di aree al di sotto del loro potenziale; per contenere l’impatto del sovraturismo; per la digitalizzazione dell’offerta; per la realizzazione delle infrastrutture e per la mobilità sostenibile; per la certificazione della sostenibilità degli ambiti locali, sul modello delle certificazioni Doc e Igpt; e naturalmente per la valorizzazione dell’immagine dell’Italia nel mondo.
- Docente universitario, esperto in economia e politica ambientale