Irpef e sgravi sui redditi dai 35 ai 50mila euro. Leo: “Ecco il piano per aiutare il ceto medio che si sta impoverendo”
Un’ altra freccia spuntata nella faretra della propaganda antigovernativa. Il governo sta pensando eccome al ceto medio. Parola di Maurizio Leo, viceministro dell’Economia, che ha delineto i prossimi passi della riforma fiscale. Alzi la mano chi non ha sentito o letto critiche al vetriolo contro l’esecutivo da parte de esponenti di sinistra. Il ceto medio -da loro dimenticato – riaffiora come un fiume carsico quando si tratta di dare addosso al governo, “reo” secondo loro di non fare nulla per questa fascia di lavoratori e professionisti. Invece – brutta sorpresa per gli oppositori- il ceto medio è al centro delle attenzioni dell’esecutivo. Che, dopo avere dato ossigeno alle classi meno agiate nella precedente legge di bilancio, ora sta mettendo a punto nuovi interventi. Interventi necessari: “Abbiamo fatto il massimo con quello che avevamo, senza fare salti nel buio. Adesso dobbiamo trovare le risorse per gli sgravi dell’Irpef sul ceto medio, che si sta impoverendo: ridurre l’Ires per le imprese in cambio di investimenti e occupazione; e cominciare ad eliminare alcune storture dell’Irap».
Leo: il governo al lavoro per aiutare il ceto medio
Il viceministro toglie un’altro argomento a gufi e cassandre illustrando in un’intervista al Corriere della Sera i provvedimenti in cantiere della riforma fiscale con la quale il governo farà di tutto per ridare vigore a quei contribuenti con redditi compresi tra i 35 e i 50 mila euro. «La strada è chiara: pagare meno, pagare tutti» spiega Leo. «Il concordato biennale per gli autonomi è questo, un buon compromesso tra lo Stato e i contribuenti». Dal suo gettito dipende anche una parte delle risorse che servono per l’Irpef.
Ceto medio, Leo: “Riduzione della liquote Irpef”
«Quelle per confermare gli sgravi del 2024 ci sono -spiega Leo-. Ne servono altre per andare avanti. Le adesioni al concordato sono possibili fino al 31 ottobre, in piena sessione di bilancio. Allora conosceremo il gettito, che non è scontato nei tendenziali della finanza pubblica, e vedremo che spazio ci sarà». Intanto, le entrate fiscali del 2024 vanno bene e questo aiuta. «Il buon gettito delle imposte dipende anche dai provvedimenti varati dal governo- spiega Leo- : il taglio del cuneo fiscale, le deduzioni per i nuovi assunti, l’abolizione del reddito di cittadinanza, che hanno fatto crescere l’occupazione e le ritenute fiscali. Ci fa essere ottimisti per i conti del 2024, ma anche sul futuro perché buona parte della crescita è strutturale».
Irpef, Irap, Ires
La priorità del prossimo anno «è quella di confermare il taglio del cuneo fiscale, le risorse saranno destinate prima di tutto a questo obiettivo. Dopodiché bisogna ridurre le tasse sul ceto medio: non è accettabile che chi ha un reddito di 50 mila euro paghi, con le addizionali, il 50% di tasse». “Vedremo che spazio ci sarà” per un ulteriore riduzione delle aliquote Irpef, anticipa: “Nel primo intervento ci siamo concentrati sulle fasce medio-basse. I nuovi sgravi dovranno riguardare la fascia di reddito dai 35 mila euro, dove si esaurisce il beneficio del taglio al cuneo fiscale, a 50 mila euro, anche qualcosa di più. Il ceto medio, insomma, che si sta impoverendo”, ribadisce il viceministro dell’Economia.
“Serve un patto con le imprese”
Altro fronte di intervento è il taglio delle tasse per le imprese. «Anche in questo caso, come per l’Irpef e l’Iva, su cui dobbiamo ancora intervenire, bisogna prima avere le risorse disponibili. L’Ires al 24%, come prevede la delega, potrebbe essere ridotta; con l’impegno delle imprese, dopo un paio d’anni, a utilizzare il margine per fare nuovi investimenti o creare nuova occupazione. Dovremo intervenire pure sull’Irap, cominciando ad eliminare alcune storture. Esentare le persone fisiche, ma non le società di persone o le snc, ad esempio, è sbagliato: scoraggia le aggregazioni dei professionisti».