L’editoriale. Con il “metodo Palamara” sperano nella scorciatoia: troveranno l’ennesimo muro in faccia

19 Ago 2024 12:33 - di Antonio Rapisarda

Da una parte l’affannosa ricerca di un “fuori programma” con cui sperare di dividere il governo. Dall’altra, continuare a colpire Giorgia alla rinfusa e in tutti i modi: adesso anche attraverso Arianna, l’altra Meloni. La ricetta estiva delle opposizioni – politiche, mediatiche e di sistema – è tutta qui. Del resto se la “notizia” della Festa dell’Unità di quest’anno è il ritorno di Matteo Renzi, si comprende perfettamente come programmi, idee e aspirazioni continuano a essere il grande buco nero del campo largo: a cui non rimane che il fato, il deus ex machina, per illudersi di poter entrare in partita.

Già, non c’è un appiglio concreto, nemmeno uno, con cui Schlein & co. possono guardare cinicamente all’autunno “caldo”: dalle entrate fiscali alla tenuta dei salari, dalla crescita economica al tasso di occupazione, l’esecutivo di destra-centro dimostra di aver messo a posto i parametri vitali d’Italia. E i sondaggi – dopo le elezioni di midterm delle Europee e il grande «no» ad Ursula von der Leyen – confermano che la luna di miele dei partiti di maggioranza con gli elettori è da record.

«Che fare allora?», si sono chiesti a sinistra. La strada dei referendum è tutt’altro che una scorciatoia: fra la possibile scure della Consulta e la fronda interna al Pd (con i riformisti dem pronti a far pesare alla segretaria la regressione sull’autonomia, sul Jobs Act e persino sul premierato) l’orizzonte della spallata è lungo e pieno di incognite. Quanto alle prossime Regionali, questo “3 a 0” a tavolino paventato con sicumera per settimane adesso non si sente più. Segno che la partita è più che aperta: a partire dalla Liguria, dove il centrodestra – ancora senza candidato! – è dato in vantaggio nei confronti dello sfidante da settimane in campo, Andrea Orlando.

L’illuminazione, dalle parti del Nazareno, è arrivata allora all’ultimo scampolo di Olimpiadi. Quando, dopo aver snobbato gli italiani in gara per tutta la manifestazione (per verificare: basta consultare le bacheche social della segretaria), ai dem è venuto in mente di sfruttare vergognosamente la vittoria delle nostre splendide pallavoliste alle Olimpiadi. Per fare cosa? Per riproporre l’ennesimo tema mai affrontato nei dieci anni di governo: lo ius soli. Proposta radicale, rigettata praticamente in ogni parte del mondo, che non trova appoggio nemmeno fra gli stessi alleati a 5Stelle. Figuriamoci – al di là delle suggestioni da dibattito agostano – che breccia concreta potrà aprire nella maggioranza, quando a settembre sarà tempo di fare sul serio con i propri elettori e con gli italiani (stavolta toccherà al ceto medio): ossia mettere a terra la nuova manovra.

L’ultimo stadio della disperazione, come ha ricostruito Alessandro Sallusti sul Giornale, è tornare al punto di partenza. Con una variazione: se non puoi battere Meloni Giorgia sul campo dell’azione di governo – è il ragionamento dei suoi avversari – inizia a colpirla tramite Meloni Arianna. La sorella della premier, storica militante, apprezzatissima donna-partito che non ha, però, alcun ruolo di governo né istituzionale. «Non importa, qualcosa succederà», è il pensiero bramoso della cordata di interessi che evidentemente non ha trovato alcun “conforto” da un governo orientato agli interessi sì ma quelli nazionali.

“Qualcosa” frutto di un meccanismo – l’ormai celebre metodo Palamara, un combinato di stampa, partiti e procure – con cui costruire una narrazione artificiale, una trama giudiziaria che ha l’evidente scopo di sfiancare chi guida il governo. Non ci sono riusciti con lo spettro del ritorno del fascismo, niente da fare nemmeno con l’allarme spread, con il paventato isolamento internazionale, con la balla dell’attacco allo Stato di diritto e così via. Vogliono tentarci, adesso, con la boutade: con l’impalpabile traffico di influenze che sperano di attivare contro la sorella della premier. Frutto – udite, udite – di retroscena (sic!) in cui ad Arianna Meloni viene attribuita la regia delle nomine di Stato di ogni ordine e grado, con promozioni e rimozioni annesse. Insomma, il “metodo” sporco e anti-democratico è stato attivato. Pensano che sia l’ingresso verso una nuova scorciatoia. Capiranno presto che sarà l’ennesimo muro in faccia.

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