L’ipocrisia misogina della sinistra su Angela Carini: finge di difenderla, ma la tratta da isterica
La sinistra ha parlato, e sarebbe stato meglio se non l’avesse fatto. Perché il retropensiero che emerge da certe dichiarazioni su Angela Carini , dopo l’abbandono del match contro Imane Khalif, è sconcertante. E, diciamolo, offensivo e misogino. Colpisce l’atleta e la donna, intorno alla quale si costruisce l’immagine, sostanzialmente, di una povera psicolabile, che non ha saputo reggere alle pressioni esterne, che si è fatta condizionare dalle polemiche politiche, che ha abdicato di fronte a un’avversaria che, invece, ha reagito a quanto successo con la rabbia dell’orgoglio. Il tutto con accenti paternalistici che tendono a trasformare questa ragazza che è – letteralmente – una combattente in una vittima imbelle e collaterale della destra e dei suoi “peggiori istinti”.
L’insopportabile paternalismo di Laura Boldrini su Angela Carini
“Era tanta e tale la foga di scatenare i peggiori istinti, di fomentare l’odio verso la comunità Lgbtqia+, attaccando un’atleta perché non rientra nei loro canoni, che non si sono minimamente preoccupati delle conseguenze che tutto questo avrebbe avuto sull’azzurra che dicevano di voler tutelare”, ha detto Boldrini”. “Imparassero da Angela Carini, che ha detto di non essere nessuno per giudicare”, ha poi aggiunto la dem, restituendo senzienza all’atleta laddove conveniva. Per corroborare la sua tesi, Boldrini ha anche citato una frase dell’allenatore della nazionale di pugilato, Emanuele Renzini, riportata dal Corriere della Sera: “Angela voleva combattere. Infatti è salita sul ring. Ma certo è possibile che tutta questa polemica l’abbia condizionata”.
Il chiarimento dell’allenatore: “Nessuna pressione politica”
Nelle dichiarazioni rilasciate alle maggiori agenzie di stampa, però, Renzini ha usato altre parole: “Sarebbe stato più facile non presentarsi, perché tutta Italia da giorni le chiedeva di non combattere. Ma Angela era motivata e voleva farlo. Certo al sorteggio, quando ha conosciuto l’avversaria, mi ha detto ‘non è giusto’. Ma qui oggi non c’è stata premeditazione” (Ansa); “Nessuna pressione politica. Forse ha preso un pugno, quando senti un impatto diverso dal solito lì si innescano meccanismi di auotodifesa” (Italpress); “Sinceramente avrei preferito non salire sul ring, almeno sarebbe stata una protesta. Sulle questioni emerse in questi giorni no comment, non spetta a noi esprimere giudizi” (Agi).
L’orgoglio di Angela: “Le polemiche non mi hanno fermata. Sono e resto una guerriera”
Il profilo di Angela Carini che emerge dalle parole del suo allenatore è, dunque, assai diversa da quella restituita dalle affermazioni di Boldrini, e non solo. Le parole della stessa Angela del resto vanno in una direzione opposta all’immaginetta che ora sembra le si voglia cucire addosso: “Tutte le polemiche non sono state qualcosa che mi ha fermata o bloccata mentalmente. Sono salita sul ring per tirare fuori tutta me stessa, a prescindere dalla persona che avevo di fronte. A prescindere da tutte le polemiche, volevo solo andare avanti e vincere”, ha detto l’atleta, che ha anche spiegato che a suggerirle di non continuare è stata l’esperienza maturata negli anni sul ring. “Poteva essere il match della mia vita, ma ho dovuto pensare a salvaguardare la mia incolumità. Sentivo di doverlo fare, anche se non ho mai avuto paura di salire su un ring”, ha detto subito dopo il match, aggiungendo che “esco a testa alta”. “Sono e resto una guerriera, mio padre mi ha insegnato così”, ha poi detto, e speriamo che a nessuno venga in mente di farla passare anche per vittima del patriarcato.
Il cortocircuito di Zanella
Queste affermazioni di orgoglio e consapevolezza è stata ampiamente riconosciuta da parte del centrodestra, che ha visto nella scelta di Carini un atto di coraggio e non di resa. Va diversamente a sinistra, dove invece, parla di “umiliazione” perfino chi, come Luana Zanella di Avs, è una rara voce contro la scelta del Cio sulla partecipazione alle gare femminili di atlete con livelli ormonali inadeguati. Di più, Zanella parla di un’umiliazione che doveva essere evitata dall’alto, quasi che Carini non sia in grado di scegliere per sé, come invece ha fatto secondo il suo allenatore. “Un intervento risoluto e tempestivo da parte delle autorità sportive avrebbe potuto evitare l’umiliazione di Angela Carini sul ring. Chiediamo al ministro dello Sport Andrea Abodi di spiegare se ci sia stata una azione in questo senso”, ha detto Zanella, aggiungendo che “non credo che lo stupore della destra che vuole fare di Angela una bandiera sia utile”. Farne una bandiera in chiave anti-governo, invece, evidentemente porta benefici.
Lo scivolone di Luxuria: parole affettuose, ma poco lusinghiere
E, ancora, il contributo di Vladimir Luxuria, per la quale è probabile che anche “il pugno dell’atleta algerina sia stato caricato da tutto lo stress e dalle frustrazioni” e “probabilmente anche Angela ha subito tantissime pressioni. Ma sono sicura che la sua carriera non finisce qui”, ha detto all’Adnkronos Luxuria, che evidentemente a suo modo voleva usare parole gentili verso Carini, lodata anche per non aver “raccolto strumentalizzazioni” e aver “accettato le regole del Cio”. Solo che la sostanza del ragionamento, alla fine, è che Khelif ha reagito alle pressioni con uno scatto di reni e Carini con la resa.