Lo strafalcione in prima pagina lo conferma: il Domani non ha i “titoli” per dare lezioni alla destra

19 Ago 2024 15:48 - di Maurizio Ferrini

Il titolo di questo lunedì 19 agosto 2024, apparso sulla prima pagina del Domani, ha fatto sobbalzare in tanti sulla sedia. Ed è destinato a finire tra i collezionisti di “epic fail”, come si definisce ora con gergo social il vecchio strafalcione. C’è di buono che, per fortuna, le scuole sono ancora chiuse per le vacanze estive e la meritoria campagna dei “quotidiani in classe” non è in corso ad agosto. Altrimenti sarebbe stato imbarazzante per gli insegnanti far leggere agli alunni quanto pubblicato dal quotidiano diretto da Emiliano Fittipaldi.

Chi è senza refuso scagli la prima pietra, ma…

Avrebbero dovuto spiegare agli allievi che oltre le “minaccie” interne temute da Putin, i giovani lettori (e futuri elettori) avrebbero dovuto temere le minacce alla lingua italiana. Chi scrive sa bene che (soprattutto nei quotidiani) gli errori capitano. Chi è senza refuso scagli la prima pietra. Ma che l’errore/orrore arrivi dal quotidiano edito da Carlo De Benedetti, figura come una sorta di legge di contrappasso. Senza dimenticare che oggi, in apertura, il quotidiano etichetta come “incapaci” quelli del FdI e del governo.

Per non parlare di un’intervista pubblica all’imprenditore naturalizzato svizzero, memorabile tessera numero uno del Partito democratico, nella quale si ironizzava sulle scarse competenze della destra al governo. E non cambia il “mood” leggendo più di un articolo del Domani: emerge prepotentemente uno spirito al limite del saccente, da maestrina della penna rossa, non tanto per il libro Cuore, quanto per il riferimento ideologico.

Del Domani non c’è certezza: neanche dell’italiano…

Oggi verrebbe da infierire maliziosamente che, oltre ad arruolare tra i collaboratori intellettuali militanti, ex magistrati ed ex parlamentari, al Domani non starebbe male un più modesto correttore di bozze. Magari consentirebbe di giustificare la tracotante attitudine ad impartire lezioni agli esponenti del centrodestra e al governo: spesso aggrediti (anche dal suo editore) con epiteti al confine dell’ingiurioso.

Ecco, quelle “minaccie” sono una scivolata che poteva capitare a tutti (anche al Secolo d’Italia), ma aiuta a ridimensionare certi pulpiti. Da oggi, possiamo dirlo con la forza delle prove: Il Domani non ha i titoli per impartire lezioni alla destra. O, per meglio dire in questo caso, il titolo.

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