Migranti, calano gli sbarchi? E le Ong tornano iperattive con pretese su porti e norme: lo stop alla Geo Barents gli chiarisce la situazione

27 Ago 2024 10:16 - di Martino Della Costa
Migranti Ong

Migranti, calano gli sbarchi e le Ong tornano iperattive nel Mediterraneo, presidiando le coste libiche con la pretesa di portare in Italia i clandestini, aiutare il lavoro degli scafisti e, se ci scappa, anche di scegliersi il porto d’approdo italiano e di aggirare le norme che ne contengono scorribande e incursioni. Ma lo stop di ieri alla Geo Barents ribadisce la linea ferma del governo e chiarisce alle organizzazioni come stanno le cose. Ma procediamo con ordine.

Migranti, Ong in pressing: riparte l’assalto per invertire la rotta del calo degli sbarchi

Le Ong tornano all’assalto: la cronaca degli sbarchi – soprattutto a Lampedusa – dove solo a partire dalla mezzanotte di ieri sono stati undici gli approdi registrati, con circa 300 migranti fatti sbarcare sull’isola – denuncia un iperattivismo a cui risponde un massiccio pattugliamento delle imbarcazioni della Guardia costiera e Guardia di finanza che nelle scorse ore hanno soccorso due barchini allo sbando con a bordo, rispettivamente, 65 e 31 persone.  Ma sono soprattutto le navi delle Ong a portare il maggior numero di migranti e a richiedere l’impegno di motovedette e agenti, la messa in funzione a pieno regime della macchina dell’accoglienza e del sistema dei trasferimenti, con tutte le criticità del caso e sotto la supervisione del Viminale.

Migranti, le Ong tornano all’assalto del Mediterraneo

E con le imbarcazioni delle Ong tornate a solcare la rotta del Mediterraneo riparte il solito refrain delle recriminazioni sulle indicazioni del porto sicuro assegnato di volta in volta. Così, come segnala Libero tra gli altri, oltre alla Mare Jonio dell’ex no global Luca Casarini – scortata dall’imbarcazione a vela della Fondazione Migrantes della Cei – in queste ore sono in pressing anche la Geo Barents e la Trotamar III, che anche ieri batteva la rotta tra le coste libiche e Lampedusa. Per non parlare della Live Support, la nave di Emergency, che sempre ieri, in due diversi interventi nelle acque internazionali Sar libiche, ha soccorso 96 naufraghi.

Presidiano le coste libiche per traghettare clandestini in Italia

E a stretto giro, a queste due missioni si è poi aggiunta una terza perlustrazione, questa volte nelle acque Sar maltesi, che ha eseguito l’imbarco di 62 persone. Le autorità di rimando hanno indicato il porto di Ancona come meta di sbarco, ma la Ong si è incapriccita insistendo sull’approdo a Lampedusa. il porto marchigiano «dista quattro giorni di navigazione» ha lamentato la capomissione della Life Support: e tornano puntali il frigno e la pretesa delle Ong di scegliersi pure il punto di sbarco secondo i loro diktat… Torna a delinearsi con veemenza, insomma, il piano delle Ong: mettere alla prova resilienza e autorevolezza dell’esecutivo nella gestione dei flussi. Un piano gestito con determinazione e fermezza dal governo che, come hanno dimostrato i dati, ha ottenuto che gli sbarchi nel 2024 diminuissero del 40% rispetto a quelli registrati nello stesso periodo dell’anno precedente.

Ma i dati sugli sbarchi in calo parlano chiaro

Risultati che testimoniano i risultati significativi conseguiti dal governo di centrodestra e che l’indiscutibilità dei numeri, premiano gli sforzi compiuti sul fronte migratorio e nella lotta ai trafficanti di esseri umani sia con i decreti sicurezza – due sono già stati approvati, il terzo arriverà in Parlamento a breve, a settembre –. Sia con gli accordi stipulati dal governo con i Paesi da cui partono gli scafisti e le carrette del mare. Con il nuovo Piano Mattei che ha portato alle intese con la Tunisia o come con l’accordo con l’Albania per la costruzione di due centri di accoglienza per migranti su territorio albanese. Un impegno, quello dell’esecutivo, che se da un lato ha agito sul fronte diplomatico, dall’altro ha predisposto un’azione di contenimento sul campo, richiesto dal pressante contrattacco sferrato dalle Ong in mare.

Il caso dello stop alla “Geo Barents” chiarisce come stanno le cose

È in questo contesto, allora, che si colloca l’azione disobbediente della Geo Barents che, per la terza volta nel giro di un anno, ha subìto un fermo di 60 giorni (e una multa da 3.330 euro) per «reiterate violazioni del decreto Cutro». A eseguire il provvedimento è stato il personale della Polizia di Stato, insieme agli operatori della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto. Il natante, battente bandiera norvegese, nella mattinata di ieri era arrivato al porto con a bordo 191 migranti, soccorsi in acque Sar libiche. Lo stop arrivato dalle autorità è motivato dalle reiterate violazioni delle prescrizioni previste dal cosiddetto decreto Cutro per le mancate comunicazioni agli organismi preposti per la sicurezza in mare, in ordine ai soccorsi effettuati.

Migranti e Ong, a linea ferma del governo gli va stretta

Immancabilmente è arrivato il frigno – con tanto di pretesa disattesa – del team di team di Medici senza frontiere che ha gridato allo scandalo, annunciando repliche per contestare questa decisione «arbitraria e disumana». E asserendo: «Ulteriori comunicazioni saranno date non appena concluderemo le consultazione con il nostro team legale». Perché le Ong proprio non ci vogliono stare, e decisamente non vogliono sottostare a leggi e regolamenti.

La linea ferma del governo gli va stretta e i numeri lo attestano chiaramente; e quello a cui puntano pattugliando le nostre coste con le loro imbarcazioni è cambiare la narrazione e stravolgerne i numeri. E se poi così facendo si aiutano scafisti e trafficanti, per i loro equipaggi – come per la sinistra – poco conta: l’importante è poter minare il lavoro del governo e arrivare a dire che sul terreno degli sbarchi il governo è in difetto. Ma così non è: e i dati e la cronaca quotidiana lo attestano con nettezza.

 

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