Migranti, piccole Apostolico crescono, 5 irregolari scarcerati e un trattenuto: stessi casi, decisioni opposte

28 Ago 2024 13:31 - di Redazione
migranti scarcerati

Accade a Palermo, dove tre giudici dello stesso tribunale hanno dato valutazioni diverse sul provvedimento disposto dal Questore della provincia di Agrigento: casi analoghi, se non speculari, inerenti a clandestini che all’atto dello sbarco a Porto Empedocle avevano presentato domanda di riconoscimento della protezione internazionale. Stesso tribunale, stesso provvedimento del Questore che decide il trattenimento per sei migranti sbarcati illegalmente a Lampedusa, ma decisioni opposte. Diametralmente contrapposte. Un giudice convalida il trattenimento di un migrante tunisino e altre due colleghi, invece, scarcerano 5 migranti irregolari.

Migranti, fa discutere il “caso” di Palermo: su 6 casi analoghi, 5 irregolari scarcerati e uno trattenuto

Il tutto a distanza di due giorni, durante la sezione feriale al Palazzo di giustizia di Palermo. Una vicenda che ricorda molto da vicino le polemiche insorte intorno al giudice del Tribunale di Catania Iolanda Apostolico, che si era resa protagonista di una serie di scarcerazioni di migranti, con recriminazioni sul caso che poi si ampliarono ad altri contorni politici.  Ma quella era un’altra storia, su cui però si innestano oggi quelle di altre, similari vicende giudiziarie legate a disposizioni, convalide e decreti inerenti gli irregolari sbarcati sul nostro territorio, su cui pèerò valutazioni di segno opposto arrivano a disciplinare casi identici con esiti contrapposti.

Tre giudici dello stesso tribunale hanno dato valutazioni diverse sul provvedimento del Questore

E allora in tutti e cinque i casi in oggetto il provvedimento riguarda persone che all’atto dello sbarco a Porto Empedocle avevano presentato domanda di riconoscimento della protezione internazionale. Stesso tribunale, stesso provvedimento del Questore che decide il trattenimento per sei migranti sbarcati illegalmente a Lampedusa, ma decisioni diverse. Anzi diametralmente contrapposte. Un giudice convalida il trattenimento di un migrante tunisino e altre due giudici, invece, scarcerano 5 migranti irregolari. Sempre nel Palazzo di giustizia di Palermo.

Migranti, 5 scarcerati, uno no: i motivi del trattenimento del tunisino 23enne

Qui il giudice Michele Guarnotta, della Sezione specializzata in materia di immigrazione, il 20 agosto, ha deciso di convalidare il provvedimento emesso dal Questore di Agrigento di trattenere il migrante tunisino 23enne Ala A. presso il Centro di trattenimenti per richiedenti protezione internazionale di Porto Empedocle (Agrigento). Ma ecco che, pochi giorni dopo, altre due giudici, Sara Marino ed Eleonora Bruno, sempre della Sezione specializzata in materia di immigrazione, tra il 24 agosto e ieri, hanno invece scarcerato 5 migranti, sempre tunisini, e sempre arrivati in maniera irregolare sulle coste di Lampedusa. Provvedimenti diversi, eppure il provvedimento di trattenimento del questore ha le stesse, identiche motivazioni.

Il tunisino fermato proviene da un Paese “sicuro”

Ecco quanto scrive il giudice Guarnotta, che ha convalidato il trattenimento del tunisino 23enne: «Nel provvedimento si legge che il cittadino tunisino è stato “fermato per avere eluso o tentato di eludere i relativi controlli alla frontiera di Lampedusa e Linosa in data 19.08.2024”. E che inoltre “ha presentato la domanda di riconoscimento della protezione internazionale in data 20/08/2024 direttamente alla frontiera di Porto Empedocle” ed è “proveniente da un Paese designato come sicuro dal decreto del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con i Ministri della giustizia e dell’interno”».

«Si era tuffato, nascosto, e ha provato a lasciare l’isola senza essere rintracciato»

E ancora: «Il richiedente ha dichiarato di essere approdato, lo scorso lunedì 19 agosto, di mattina, a Lampedusa su una barca con altre quattro persone, di essersi tuffato ‘per primo’ dalla barca a una distanza di circa 100 metri dalla riva, di avere nuotato sino alla riva e di essersi nascosto. Di non sapere cosa abbiano fatto le altre persone. E di avere provato a lasciare l’isola senza essere rintracciato e, non essendoci riuscito, di essersi recato in un hotel per chiedere informazioni su come allontanarsi dall’isola senza essere ritrovato. Se non che, a quel punto, il personale dell’hotel ha chiamato i carabinieri».

La convalida del provvedimento di trattenimento

Per il giudice Michele Guarnotta «le circostanze del caso concreto inducono a ritenere che l’unica misura necessaria a garantire lo scopo normativo previsto, ovverosia accertare il diritto ad entrare nel territorio dello Stato durante lo svolgimento della procedura in frontiera, fosse quella del trattenimento, dato che il richiedente, per facta concludentia, ossia tentando di allontanarsi da Lampedusa senza essere individuato, ha già manifestato l’intenzione di rendersi irreperibile e dunque di vanificare il suddetto scopo». Per questi motivi «alla luce delle considerazioni si qui svolte, il provvedimento di trattenimento deve essere convalidato».

Pochi giorni dopo le decisioni totalmente opposte di altre due giudici

Pochi giorni dopo, però, ecco altri 5 provvedimenti, a firma delle due colleghe di Guarnotta, sempre del Tribunale di Palermo, che prendono decisioni totalmente opposte: negando il trattenimento di cinque nordafricani a Porto Empedocle. I provvedimenti riguardano migranti che all’atto dello sbarco avevano presentato domanda di riconoscimento della protezione internazionale. I giudici si richiamano al decreto legislativo numero 25 del 2008 che stabilisce come «il trattenimento può essere disposto qualora il richiedente non abbia consegnato il passaporto o altro documento equipollente in corso di validità. Ovvero presti idonea garanzia finanziaria».

L’appiglio giuridico e il richiamo a «una valutazione caso per caso»

Il giudice, scrive la gip, ha «la facoltà di disporre il trattenimento» che «rappresenta l’esercizio di un potere discrezionale, che va giustificato ed argomentato, anche in considerazione della circostanza che la misura incide sulla libertà personale dell’individuo». L’interpretazione, si legge nel provvedimento «è in linea con i principi della direttiva europea e della giurisprudenza della Corte di Giustizia (…) secondo cui il trattenimento va disposto “soltanto nelle circostanze eccezionali”, “in base ai principi di necessità e proporzionalità”, “come ultima risorsa”, “sulla base di una valutazione caso per caso”, “sempre che non siano applicabili efficacemente misure alternative meno coercitive”».

Ecco perché «il Tribunale sottolinea che l’obbligo di tenere conto di altre misure alternative al trattenimento è un dovere che va esercitato dall’autorità amministrativa sulla base di una valutazione caso per caso». Concludendo che, «alla luce di tali argomentazioni, il provvedimento emesso dal Questore di Agrigento non può essere convalidato, in assenza della dovuta motivazione sulla necessità del trattenimento, sulla sua proporzionalità e sull’impossibilità di fare efficace ricorso alle altre misure alternative, di tipo non coercitivo», scrive il magistrato Sara Marino.

Migranti, 5 scarcerati un solo trattenuti: stesse vicende, conclusioni contrapposte

Simili le motivazioni della togata Eleonora Bruno: «La motivazione del provvedimento di trattenimento appare carente, non essendovi alcun riferimento alla situazione individuale del richiedente protezione internazionale; ritenuto in definitiva che nel caso in esame il provvedimento di trattenimento non risulta adeguatamente motivato con riferimento alla necessità di disporre il trattenimento quale unica misura necessaria a garantire lo scopo normativo previsto dall’art. 6 bis del d. lgs. 142/2015, ossia accertare il diritto ad entrare nel territorio dello Stato durante lo svolgimento della procedura in frontiera».

E ancora. Tutto «ciò anche in considerazione del contegno tenuto dal richiedente al momento in cui è stato fermato. Del fatto che il medesimo ha dichiarato di volersi avvalere della garanzia finanziaria. Della circostanza che non risultano neanche decorsi i termini previsti dalla legge per poterla prestare (…)». Per cui, «alla luce delle superiori considerazioni», se ne conclude che «il provvedimento di trattenimento non può essere convalidato».

E qualcuno già parla di un “nuovo caso Apostolico”…

E intanto, mentre la vicenda si discute in punta di diritto – e delle sue eccezioni – qualcuno parla di un nuovo “caso Apostolico”, facendo riferimento alle ordinanze scritte nel settembre 2023 dalla gip catanese Iolanda Apostolico, che non aveva convalidato, appunto, il provvedimento di trattenimento per quattro migranti. La giudice aveva confermato la sua valutazione direttamente «sull’illegittimità delle norme del decreto Cutro». Questa volta, invece, i suoi colleghi palermitani si sono divisi e hanno dato valutazioni diverse per lo stesso provvedimento emesso dal Questore di Agrigento.

Migranti scarcerati, Foti: «A Palermo uno spiacevole déjà-vu»

Un caso che il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera ha commentato sottolineando: «Come uno spiacevole déjà-vu, ritornano a Palermo in scena le decisioni di alcuni giudici di non convalidare il fermo di cinque tunisini. Una vicenda che ricalca la decisione già assunta dal giudice Iolanda Apostolico, la stessa che risultava ripresa a suo tempo a manifestare contro il governo in carica impegnato a contrastare l’immigrazione clandestina».

«Non vogliamo pensare che le decisioni assunte dai magistrati, nei casi che qui interessano, siano condizionate più da convinzioni ideologiche che giuridiche», ha quindi proseguito l’esponente di FdI. «Tuttavia – ha però aggiunto anche – riteniamo doveroso ribadire che è nella terzietà del giudice l’essenza dello stato di diritto e che detta terzietà è presupposto imprescindibile per le decisioni che prende: quelle assunte a Palermo, dirette a disapplicare norme approvate dal legislatore, costituiscano un’indebita invasione di campo», rileva Foti.

Infatti, «è proprio la reiterata tendenza all’invasione di campo – rimarca Foti – ad ostacolare il certosino lavoro portato avanti dal premier Meloni: dalla lotta agli scafisti, agli accordi con i Paesi africani per impedire le partenze, al condizionamento delle politiche di contrasto all’immigrazione in Europa. A riprova di ciò, il piano di collaborazione da sviluppare contro l’immigrazione clandestina annunciato del cancellerie tedesco Scholz e dal premier britannico Starmer».

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