Mostro di Firenze, parla l’allievo di Francesco Bruno: “Il killer potrebbe essere vivo, Pacciani era innocente”
Paolo De Pasquali, psichiatra e criminologo, allievo di Francesco Bruno, che sui delitti del Mostro di Firenze pubblicò un parere per il Sisde e poi fu consulente di parte di Pietro Pacciani, parla con il Secolo degli ultimi sviluppi relativi al ritrovamento di un nuovo Dna e alla richiesta di riesumazione del corpo di Stefania Pettini, uccisa insieme al fidanzato nel 1974.
Che ne pensa della richiesta di riesumazione dei corpi dopo il ritrovamento di un DNA ignoto?
“E’ già successo in passato. Penso al delitto dell’Olgiata, l’uccisione della contessa Alberica Filo della Torre, strangolata nella sua villa romana, perché aveva scoperto un suo domestico che le stava rubando dei gioielli. Un movente banale per un delitto orribile, che ha tenuto in sospeso i familiari e l’opinione pubblica per ben vent’anni, fino a quando, nel 2011, la prova del DNA ha finalmente consentito di identificare il colpevole nel domestico filippino Manuel Winston Reyes. Purtroppo non ha avuto la stessa sorte la povera Simonetta Cesaroni, vittima dell’omicidio di via Poma, rimasto ancora insoluto, al di là di apparenti molteplici svolte, legate all’esame delle tracce di sangue lasciate dal killer. E anche molti altri cold case sono rimasti irrisolti.
Ora, io sono uno psichiatra e non un genetista, ma mi pare improbabile trovare del Dna su un proiettile sparato, che sviluppa una quantità di calore tale da distruggere il Dna. Però materiale genetico sotto le unghie di una delle prime vittime, la povera Stefania Pettini, che aveva lottato col suo assassino, forse è ancora possibile reperirlo, ma dipende dallo stato di conservazione della salma, dopo cinquanta anni… Dunque la richiesta di riesumazione della salma non è peregrina”.
Francesco Bruno sosteneva che il Mostro fosse ancora vivo..
“Devo al mio Maestro, nonché grande criminologo Francesco Bruno, che ci ha lasciati poco più di un anno fa, la fortuna di aver partecipato alle indagini sul Mostro di Firenze. Ricordo che di ritorno da una perizia svolta sul Mostro di Aosta, ci fermammo a Mercatale, ad incontrare Pietro Pacciani; facevamo parte del suo collegio difensivo, per cui ci fece entrare in casa, così ebbi modo di conoscerlo di persona, dopo aver letto le relazioni e gli atti che riguardavano i “delitti delle coppiette”. Avevamo iniziato ad occuparci di serial killer da pochi anni, per cui il nostro interesse scientifico per quel caso era enorme. Non so se il professor Bruno avesse dichiarato, come si legge da qualche parte, che il Mostro potrebbe essere ancora vivo, che abbia intorno ai 75 anni e che abbia smesso di uccidere per non essere catturato. Se qualche giornalista lo ha scritto, probabilmente Bruno lo avrà detto. Non è improbabile che le cose stiano in questi termini”.
Bruno era certo dell’innocenza di Pacciani tanto da diventare suo consulente
“Come è noto Bruno non riteneva che il Mostro fosse Pacciani, e questo per una serie di considerazioni che si fondano sugli studi scientifici iniziati dall’Unità scienze del Comportamento dell’FBI, noti col termine di criminal profiling. Costoro nel 1989 furono incaricati dalla Procura di Firenze di redigere un profilo psicologico del Mostro. Ma già nel 1984 un possibile profilo era stato riscostruito da un altro luminare, il professor De Fazio, dell’università di Modena. Ebbene, tutti giunsero alle stesse conclusioni: il killer era uno e non faceva parte di un gruppo, quindi niente compagni di merende, appellativo che si addice maggiormente ad un dipinto di Monet. Il serial killer in questione agiva isolatamente, in determinati giorni, o meglio, in determinate notti. Sceglieva luoghi e situazioni, ma non le vittime, che non conosceva. Le uccideva un attimo prima che compissero l’atto sessuale, erano coppie per lo più irregolari, amanti, fidanzati… Il killer uccideva proprio per impedire la realizzazione del congiungimento carnale, come in un rituale. Dunque si trattava di un soggetto maschile affetto da turbe della sfera sessuale, nel senso di una ipo-sessualità, di una impotenza. Egli provava al contempo attrazione e ripugnanza per il corpo della donna, considerata “sorgente di peccato”; il mostro si poneva come flagello del peccato e dei peccatori, ottenendo lo scopo moralistico di ridurre grandemente i convegni amorosi delle coppiette. Quello del mostro era dunque ben diverso dal profilo di personalità del Pacciani, dotato di una sessualità esplosiva. Inoltre sulla base delle diverse tracce rinvenute sulle scene del crimine, l’altezza del killer doveva superare il metro e 80, mentre Pacciani era molto più basso”.
Che tipo di personalità poteva avere il Mostro?
“Io ritengo che il Mostro di Firenze sia stato un uomo che iniziò ad uccidere intorno ai 25 anni di età, appartenente ad un buon rango sociale, un soggetto isolato che viveva in famiglia, un bigotto, sessualmente inibito, con un sentimento religioso distorto che si concretizzava in un delirio mistico, unito ad un desiderio di punizione nei confronti di quelli che lui riteneva peccatori.
Si tratta di un genere di killer per il quale Bruno ed io abbiamo coniato il termine necromania, ad indicare il desiderio irresistibile di entrare in contatto con la morte, sia mediante l’uccisione della vittima che attraverso la manipolazione del cadavere, che può avvenire in vari modi, talmente orripilanti che non credo sia il caso di citarli in questo contesto.
Quest’uomo oggi ritengo sia inattivo o perché è morto per cause naturali, o perché è stato messo nella condizione di non nuocere dai familiari, ad esempio internandolo e curandolo presso una struttura specializzata, dove è considerato un paziente, o meglio un ospite, come tanti altri… un po’ come il Norman Bates di Psycho(capolavoro di Hitchcock), che nell’ultima scena del film, seduto tranquillamente su una sedia, sapendo di essere osservato, decide di non uccidere nemmeno la mosca che gli si posa sul naso, in modo da nascondere il suo istinto omicida”.
Molti ritengono che Francesco Narducci, il medico perugino morto in circostanze misteriose, potesse essere il mandante degli omicidi..
“Da tutto quello che ho detto fin qui è evidente che non credo che il dottor Narducci abbia avuto a che fare con i delitti del Mostro. Certo, la morte del Narducci è avvolta da molti misteri, è uno dei tanti misteri del mostro di Firenze… Penso che tutto ciò che ha ruotato e continua a ruotare intorno a questa storia criminologicamente affascinante, meriterebbe di essere raccontata in un film diretto da un grande regista. Io mi proporrei come consulente criminologo”.