Nicaragua, il regime rosso sangue di Ortega prima arresta e poi espelle altri 7 sacerdoti

12 Ago 2024 18:00 - di Giulia Giani
Nicaragua Ortega

Il Nicaragua di Daniel Ortega è un altro bell’esempio di illibertà, contraddizioni, terrore. E il presidentissimo di estrema sinistra, che dal 1985 ad oggi ha accumulato, dopo un’interruzione, 22 anni di potere assoluto, è uno degli esponenti di spicco della persecuzione al mondo cattolico, mentre da una vita (misteri della vita) protegge accuratamente uno degli assassini di Aldo Moro.

La persecuzione dei cattolici in Nicaragua

Il leader reduce dalla rivoluzione sandinista vede come il fumo negli occhi la Chiesa cattolica. Pochi giorni fa, dopo essere stati arrestati dalla polizia nazionale, sette sacerdoti sono stati cacciati dal Paese centroamericano. Si tratta di Fray Silvio Romero della diocesi di Chontales e di Harvin Tórrez, Edgard Sacasa, Víctor Godoy, Jairo Pravia, Ulises Vega e Marlon Velásquez della diocesi di Matagalpa, che ora si ritrovano a Roma.

E la diocesi di Matagalpa è quella del vescovo Rolando Álvarez. Arrestato nell’agosto del 2022, condannato addirittura a 26 anni di carcere, a gennaio è stato rilasciato per essere esiliato a Roma insieme ad un altro vescovo, quindici sacerdoti e due seminaristi.

Un Paese in cui la moglie di Daniel Ortega è vicepresidente

Che il Nicaragua viva una grottesca situazione con il suo regime di terrore è dimostrato dal fatto che il vicepresidente di Ortega è la moglie, Rosario Murillo. E che Managua sia una delle isole dell’estremismo illiberale che apre le porte ai criminali è confermato dalla vicenda Casimirri e da quella di Pablo Escobar.

In Nicaragua è protetto Alessio Casimirri, killer di Moro

A Managua si trova da sempre Alessio Casimirri, uno degli uomini del commando di via Fani e del sequestro di Aldo Moro e dell’assassinio della sua scorta. Casimirri, che oggi fa il ristoratore, ormai ha avuto la cittadinanza da Ortega. Non ha scontato un giorno di carcere per il suo orribile crimine.

Escobar e la cocaina

Secondo l’amministrazione Reagan, nel 1984 Daniel Ortega diede rifugio per diversi mesi al boss della droga colombiano Pablo Escobar, il quale si trovava in fuga dal suo Paese dopo che aveva ordinato l’uccisione del ministro della Giustizia Rodrigo Lara Bonilla.

Allo stesso tempo, Escobar ricevette l’approvazione di Ortega per far partire aerei carichi di cocaina dal Nicaragua con destinazione gli Stati Uniti d’America e, in cambio, Ortega e la giunta sandinista avrebbero ricevuto ingenti pagamenti dal narcotrafficante.

La Dea americana riuscì a ottenere dal pilota, trafficante di stupefacenti e informatore Barry Seal (in seguito assassinato) alcune fotografie che ritraevano Escobar e funzionari del ministero dell’Interno nicaraguense mentre caricavano cocaina su un aereo all’aeroporto di Managua, a dimostrazione dello stretto legame tra il regime sandinista e i narcos colombiani.

Lo stupro della figliastra

Nel 1998 Ortega è stato accusato di stupro dalla figlia della moglie Zoilamérica Narváez ,che ha dichiarato di essere stata sistematicamente abusata sin dal 1979 quando aveva 9 anni. Il procedimento penale non ha avuto luogo in quanto Ortega(che ha sempre negato le accuse) ha beneficiato dell’immunità parlamentare.

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