Olimpiadi, Rampelli: “Atleti come cavie per lanciare messaggi che non c’entrano con lo sport”

5 Ago 2024 18:55 - di Federica Parbuoni
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L’impressione è che gli atleti delle Olimpiadi siano stati “usati come cavie” per una sorta di esperimento sociale, intorno a tematiche molto ideologiche. La denuncia arriva dal vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, dopo la clamorosa foto del nostro nuotatore Thomas Ceccon che dorme in un giardino perché i letti di cartone degli alloggi olimpici sono troppo scomodi e le temperature, senza aria condizionata, sono insopportabili.

Ceccon: “Il prato più comodo dei letti di cartone”

“È un po’ difficile dormire nei letti. Sono un po’ duri, un po’ stretti e un po’ piccoli”, ha spiegato Ceccon, riferendosi a quei letti scelti dagli organizzatori per questioni di sostenibilità. E così il prato “è meno scomodo, sicuramente”, ha detto il 23enne ai microfoni di Eurosport.

I veri protagonisti dei Giochi: dalla deriva green ai messaggi woke

“L’ente organizzatore delle Olimpiadi francesi – ha ricordato Rampelli – si è occupato di cibo a chilometro zero, di materassi green, di condizionatori d’aria, di fede, religioni e orientamenti sessuali, di spettacolarizzazione eccessiva di qualunque scelta, quasi fosse un set cinematografico, perfino della stravaganza di far nuotare gli atleti nel fango insalubre della Senna. Scontentando proprio tutti, ma soprattutto mortificando gli atleti”. Ma, ha proseguito il vicepresidente della Camera, “nelle Olimpiadi sono loro i protagonisti e tutta l’organizzazione deve orbitare intorno alle loro necessità. Invece mi sembra siano stati usati come cavie per lanciare messaggi che poco hanno a che fare con lo sport”.

Rampelli: “Gli atleti usati come cavie per lanciare messaggi che non c’entrano con lo sport”

“La foto del nostro Thomas Ceccon – ha aggiunto – che dorme sul prato per sfuggire al caldo e la notizia, se confermata, dei primi casi di infezione da Escherichia Coli che hanno portato all’abbandono della staffetta mista di triathlon da parte della squadra belga, sono colpi che minano il necessario equilibrio che si deve avere per affrontare questa competizione”, ha proseguito il vicepresidente della Camera, che partecipò ai mondiali di nuoto nel 1978 e mancò l’appuntamento con le Olimpiadi del 1980 a causa di un brutto infortunio. Rampelli, che ora è anche candidato alla guida di Federnuoto, è insomma uno che lo sport, i suoi valori e la vita dell’atleta li ha vissuti e continua a viverli direttamente.

Se l’ideologia prende il sopravvento sul benessere dei partecipanti

“Nel caso dell’incontro boxe tra la pugilessa italiana e quella algerina, ci sono organismi sportivi internazionali che dicono clamorosamente cose diverse, la federazione internazionale esclude l’algerina dai campionati del mondo mentre il Cio l’ammette ai Giochi, creando grappoli di polemiche”, ha detto ancora l’esponente di FdI, ricordando che “gli atleti nel momento in cui devono coronare i loro sogni e dare il massimo dopo anni di preparazione si trovano costretti in camere torride, con letti di cartone e materassi in plastica riciclata, a parte la mancanza di cibi proteici e code di un’ora nella mensa o i molteplici rinvii della gara di triathlon nella Senna”.

“Le Olimpiadi – ha concluso Rampelli – sono sempre una meravigliosa festa dello sport e ci si accontenta di restare strabiliati davanti alla tv a contemplare ogni gara e a fare il tifo per gli atleti azzurri, ma sarebbe utile che all’atleta in quanto tale venisse riconosciuta la centralità assoluta nell’organizzazione e condizioni ambientali tali da valorizzare le prestazioni per le quali si è sacrificato per anni”.

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