Omicidio di Sharon, l’analisi di Vittorino Andreoli: “Non c’è follia, si può uccidere senza motivo”
L’omicidio di Sharon Verzeni e l’arresto del suo assassino, le modalità hanno riacceso il dibattito sul perché si arrivi a compiere un atto così estremo senza un apparente movente. Sul punto è intervenuto il grande psicopatologo Vittorino Andreoli, autore di saggi e di bestseller, dandone una lettura scevra da condizionamenti e pregiudizi.
Omicidio Sharon e pulsione di ammazzare: “La avverte ogni uomo”
Il delitto senza movimento pratico esiste. È possibile alzarsi la mattina e commettere un omicidio senza essere folli o sotto l’effetto di stupefacenti, e talvolta anche senza un motivo, ma per la sola ragione dell’uccisione: uccidere. Il presunto assassino di Sharon Verzeni ha confessato agli inquirenti di aver accoltellato la ragazza ‘tanto per farlo’. Vittorino Andreoli, psichiatra, scrittore e saggista, dice che è possibile: ‘Ogni uomo, almeno una volta nella sua vita, ha sentito la pulsione di ammazzare’.
“È una citazione di Freud – afferma – ma non è solo curiosità: uccidere dà una sensazione titanica, fa percepire che si ha un potere divino: dare e togliere la vita”. E il senso di colpa? “Spesso arriva dopo molto tempo: Pietro Maso (che uccise i genitori nel 1991 in provincia di Verona) si è pentito dopo cinque anni”.
La citazione di Dostoevskij
Nei ‘Fratelli Karamazov’ di Dostoevskij, evidenzia lo psichiatra- uno dei fratelli (Ivan) dice all’altro (Smerdiakov), ‘Ti dico io cosa è la libertà massima: uccidere una persona che tu non conosci, che non ti ha fatto nulla , che non ti riguarda’. “Se l’individuo è uno nessuno- dice Andreoli- immaginarsi che gratificazione può provare nel vedere la vittima dipendere da lui in tutto”.
“Non è pazzia”
“È pazzia? No, è semplicemente la pulsione di morte che compensa e gratifica. La storia d’Europa racconta a pagina uno dell’eroe greco che, uccidendo, salva il suo popolo”. “Oggi – dice lo psichiatra – abbiamo l’eroe del nulla che segue solo il bisogno di sentirsi vivo: la morte non è più sacra e misteriosa, è stata banalizzata”. Il Vittoriale di Gabriele D’Annunzio dista appena cento chilometri da Terno d’Isola, “ma non ci si sacrifica più per la patria o l’estetica della bella morte: si uccide per il nulla ed è terribile”.