Reagire al fatalismo e allo sberleffo di Schlein: due buone ragioni per sperare (qui ed ora) nel Ponte

18 Ago 2024 8:00 - di Luigi Pulvirenti*

La verità è che noi siciliani, più che essere pro o contro il Ponte sullo Stretto (chi scrive fa parte della prima categoria), ci dividiamo tra quelli che pensano che alla fine non si farà e riescono ad individuare un motivo specifico (i soldi, le debolezze del progetto, i rilievi ministeriali, gli uccelli migratori, il pericolo mafia, le altre infrastrutture che andrebbero fatte prima, e tutto il resto del campionario che ben conoscete), e quelli che ritengono che non si farà e basta, senza porsi il problema della motivazione.

Il fatto è che ne sentiamo parlare da talmente tanto tempo, e prima di noi i nostri genitori ed i nostri nonni, che ci viene veramente difficile continuare a credere che sia una cosa concreta, tangibile, che – non noi, certo – ma i nostri figli prima o poi riusciranno a vedere realizzata; magari pure ad attraversarlo, ad un costo possibilmente meno esorbitante di quello proposto (da leggere imposto) dal monopolio della Caronte and Tourist. Senza scomodare Tomasi di Lampedusa e le sue magistrali pagine sull’indole siciliana portata naturalmente a non credere che le cose possano cambiare ed a escludere si possano davvero realizzare, se voi – tutti i non siciliani, ovviamente – vi trovaste al nostro posto, la pensereste esattamente come noi: Il Ponte, ci mancherebbe, bellissimo, ma figurati se lo fanno veramente.

Così, un’opera che andrebbe giudicata solo sulla base della sua utilità generale; una volta accertata questa, verificandone sostenibilità economica e realizzabilità dal punto di vista tecnico-ingegneristico, è diventato per i siciliani un racconto mitico, a prescindere dalla diatriba tra favorevoli e contrari. Volendola buttare in politica, l’occasione perfetta (dal punto di vista di chi sta all’opposizione) per sparare sul governo, sullo spreco di soldi che si vuole continuare a perpetrare quando la Sicilia avrebbe bisogno di ben altro – figurarsi -, magari per organizzare una di quelle cose che piacciano moltissimo agli spin doctor e ai social media manager, a prescindere dall’esito grottesco che producono.

Se state pensando alla traversata in diretta social della segretaria del Pd, Elly (o Ella, come la chiama Salvatore Merlo del Foglio), ci avete preso: un grande esemplare di content creation per dire che alla fine la traversata non è lunga, non c’erano code agli imbarchi, e che il governo sta sbagliando etc etc. Ora, a parte che dire che la traversata non è lunga e non c’erano code agli imbarchi, il 28 maggio, è come dire che vai da Decathlon il giorno di chiusura e non trovi code alla casse, tutto il resto è uno sberleffo in faccia a chi ha decine e forse centinaia di esperienze notturne di portelloni chiusi in faccia all’ultimo secondo con il traghetto successivo che parte dopo un’ora e venti minuti; di code interminabili durante il periodo di alta stagione (perché è nei periodi di alta stagione che si fa la prova della sostenibilità dell’esperienza), del Telepass a Villa San Giovanni a qualche chilometro dagli imbarchi che invece di agevolarti ti danneggia; del costo dell’attraversamento, deciso da un privato in regime di monopolio, con la scarsa frequenza dei traghetti di Ferrovie dello Stato che non rappresentano una vera alternativa sopratutto nei periodi di picco.

Senza dimenticare il costo ambientale che deve pagare la città di Messina, con un lungomare che potrebbe essere uno dei più belli d’Italia (del resto, quello di Reggio Calabria, esattamente di fronte, è considerato uno tra i più belli se non il più bello d’Italia) ed è invece solo un luogo di passaggio per chi deve andare in “Continente” o vuole venire in Sicilia. Senza considerare gli effetti positivi per l’economia, la rappresentazione di capacità ingegneristica che daremmo al mondo intero, il completare il corridoio 1 Berlino – Palermo (ce lo chiede l’Europa!).

In sostanza: ci sono tante buone ragioni per essere a favore del Ponte. Ma anche noi siciliani che siamo favorevoli, ormai siamo vinti da quel senso di fatalità incipiente per cui “Il Ponte certo, bellissimo, ci mancherebbe, ma figurati se lo fanno veramente…”.

*Giornalista e pubblicitario

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