Sharon Verzeni, dai video spunta un uomo in bici la sera del delitto. Bruzzone: conosceva l’assassino. Ecco perché

17 Ago 2024 13:40 - di Lorenza Mariani
assassino Sharon Verzeni

Invece di dipanare la matassa di dubbi e misteri che aleggiano sul giallo dell’omicidio di Sharon Verzeni, di ora in ora il quadro sembra complicarsi e infittire la sua trama. Le acquisizioni d’indagine provano a districare l’intreccio di ombre e sospetti, ma nuovi frame ripresi dalle telecamere gettano altre ombre sul delitto: nel senso letterale del termine. Gli inquirenti stanno scandagliando con certosina meticolosità le immagini delle 50 telecamere intorno al luogo del delitto.

Sharon Verzeni, il punto sulle indagini

Nessuna ha ripreso l’omicidio, ma l’occhio telematico ha comunque registrato diverse persone immortalate mentre passano in quei terribili momenti che preludono il delitto e sono sospettate. Oggi, poi, ai dubbi sul traffico dal cellulare della 33enne prima di morire, si aggiungono gli interrogativi posti dalla criminologa Bruzzone che sulla base di una semplice constatazione, deduce: la vittima «conosceva il suo assassino. Ha fatto troppi pochi passi in 50 minuti, appena 600 metri»… Ma procediamo con ordine.

Gli inquirenti al lavoro sulle telecamere

Sul punto delle indagini e sui dubbi sollevati a vario titolo da addetti ai lavori, replica un inquirente al lavoro sul caso della 33enne uccisa con quattro coltellate, tre alla schiena e una al costato, e che ha inutilmente tentato di chiamare i soccorsi prima di accasciarsi sull’asfalto. «Non mi risulta – spiega – ci siano state telefonate o messaggi whatsapp quando Sharon Verzeni è uscita di casa intorno alla mezzanotte del 30 luglio scorso, e da Via Marelli – lasciandosi alle spalle la villetta bifamiliare dove viveva con il compagno Sergio Ruocco, ed è stata trovata senza vita, un’ora dopo, in Via Castegnate».

In cerca dell’assassino di Sharon Verzeni: i sospetti su un uomo in bici

Le telecamere hanno immortalato nella zona di Via Castegnate, la strada in cui è avvenuto il delitto, un uomo in bicicletta. Ci sono frame che individuano il soggetto proprio nell’ora dell’omicidio, mentre percorre la strada in contromano, riferisce tra gli altri il sito di Open. Potrebbe trattarsi di un testimone cruciale per risalire all’assassino. Ma non si esclude che possa essere anche proprio la persona che ha accoltellato a morte con quattro fendenti la giovane barista bergamasca.

Più che sul telefono della vittima si punta sulle telecamere

Oltretutto, indumenti, reperti trovati sulla scena crimine, effetti personali della vittima, ma anche alcuni coltelli sequestrati poco distante e ora al vaglio del Ris di Parma, hanno fin qui garantito pochi spunti. In effetti, i carabinieri sembrano puntare più sulle telecamere – 60 in zona – che sulla traccia telefonica. «A un primo sguardo le telecamere non ci hanno consentito un’immediata identificazione dell’assassino, ma ci vorranno settimane, probabilmente mesi, per completare l’attività investigativa». Che, assicurano le fonti che cita l’Adnkronos, non esclude nessuna pista.

Le indagini tra video-registrazioni, testimonianze e “metodo Gambirasio”

Quello che sembrerebbe chiaro è che Sharon Verzeni ha percorso «circa 650 metri in linea d’aria quella sera, come restituisce Google maps, e non abbiamo evidenze che si sia fermata – aggiunge chi lavora al caso –. Lei ha camminato», si ribadisce, escludendo quindi che abbia incrociato qualcuno con cui si sia intrattenuta a parlare. E le indagini, a questo punto, non si fermano neanche sul fronte dei testimoni: «Continueremo a sentire persone che potrebbero tornare utili a spiegarci le abitudini della vittima. O chi quella sera potrebbe aver visto qualcosa».

La suggestione lanciata dalla Bruzzone: Sharon Verzeni conosceva il suo assassino

Ma sulla camminata di Sharon incontro al suo assassino la criminologa Roberta Bruzzone all’Adnkronos si dice fermamente convinta che la vittima «conosceva l’assassino: non è stato un delitto casuale». E respingendo senza mezzi termini l’ipotesi di un’aggressione estemporanea compiuta da uno sconosciuto, aggiunge: «La dinamica del delitto indica chiaramente che Sharon ha avuto un’interazione prolungata con il suo carnefice prima di essere uccisa».

«La vittima ha percorso un tragitto troppo breve in 50 minuti…»

A sostegno di questa tesi, la criminologa richiama un dettaglio cruciale, emerso dall’analisi del contapassi della giovane trovata senza vita a Terno d’Isola: «La ragazza ha percorso 630 metri in circa 50 minuti. Una distanza che una persona abituata a camminare avrebbe coperto in cinque o sei minuti». Per Bruzzone non ci sono dubbi: «Non si tratta di un’aggressione improvvisa, ma di un incontro prolungato, durante il quale la ragazza ha interagito con il suo carnefice».

I dubbi sull’ipotesi di una violenza improvvisa

Un’osservazione, quella della Bruzzone, che allontana nettamente l’idea di una violenza improvvisa. A rafforzare questa ipotesi ci sarebbe anche la scoperta di una traccia genetica, probabilmente appartenente all’assassino, rinvenuta sulla scena del crimine. Gli investigatori hanno concentrato i loro sforzi su una serie di test del Dna mirati. «La scelta di limitare l’indagine ai residenti di quella via è una mossa strategica molto sensata», spiega Bruzzone.

Tutte le piste aperte: anche quella che ipotizza una mano femminile dietro il delitto

«Anche perché il numero di test necessari è relativamente contenuto». La criminologa esclude l’ipotesi di un test del Dna su vasta scala: «Gli investigatori hanno già in mano una profilazione preliminare, capace di indirizzare l’indagine verso sospetti specifici». Intanto allora, mentre le indagini procedono a ritmo serrata secondo il metodo Gambirasio – quello dell’indagine genetica a tappeto – in attesa risultati su corpo vittima gli investigatori non escludono neppure una mano femminile

 

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