Sharon Verzeni, si stringe il cerchio sul misterioso uomo in bicicletta: in fuga come un razzo mentre la barista veniva uccisa
Sharon, il suo assassino e lo sconosciuto in biciletta: sarebbero tre le ombre sulla scena del delitto avvenuto nella notte tra il 29 e il 30 luglio a Terno d’Isola quando, dopo le quattro coltellate sferrate da un misterioso killer (3 alla schiena e una al petto) la barista 33enne colpita a morte ha barcollato. E trascinatasi per qualche metro, è caduta esanime sull’asfalto. L’ultimo tassello che gli investigatori al lavoro sull’intricato giallo che ha segnato questa lunga estate calda dominata dalla cronaca hanno fissato, allora, riguarda proprio il fantomatico uomo in bici.
Una figura (sfocata e sgranata) ripresa dalle telecamere nella notte del delitto, sulla cui identità sarebbero al vaglio delle ipotesi, anche se sembra sempre più certo che non possa essere lui l’assassino, ma un testimone che potrebbe rivelarsi fondamentale. Un uomo che però non è ancora stato rintracciato e che di sicuro non si è mai presentato al cospetto degli inquirenti.
Sharon Verzeni, individuato ma non ancora ritracciato il fantomatico “uomo in bicicletta”
Eppure la chiave di volta di questo mistero sta proprio nella sua testimonianza, che gli inquirenti ritengono quanto mai utile per ricostruire quanto accaduto in Via Castegnate, dove Sharon è stata uccisa. I dettagli sul soggetto in questione, come ricorda in queste ore anche il Corriere della sera, sono coperti dal più stretto riserbo, dovuto a esigenze investigative più che mai stringenti. Così, la notizia della sua individuazione trapela. Addirittura si dice che gli inquirenti starebbero puntando su un nome preciso, ma non ci sarebbe ancora la certezza che sia quello giusto.
Ma per gli inquirenti non è l’uomo in bicicletta l’assassino
E la notizia, prima confermata, poi smentita, anima rumors e suggestioni. Di sicuro però al momento c’è solo che gli investigatori – alle prese con le analisi die video delle telecamere, con la ricostruzione dei movimenti bancari della vittima e dei suoi recenti legami con Scientology, e con centinaia di testimonianze fin qui acquisite, sembrano avere scartato l’opzione che quell’uomo in bici che fugge a velocità supersonica imboccando la via del delitto pedalando contromano, non possa essere il killer. Una deduzione a cui gli inquirenti sarebbero arrivati già da giorni…
Le telecamere inchiodano la presenza dell’uomo in bicicletta sulla scena del crimine
Quel che è certo, allora, è che il passaggio del fantomatico uomo in bicicletta è stato registrato da più impianti di videosorveglianza. «Si è aggirato nella zona del delitto prima, durante e dopo, prima di allontanarsi come un razzo. Incrociando gli orari dei filmati che lo inquadrano con quelli degli ultimi fotogrammi con Sharon che si lascia alle spalle Piazza VII Martiri e imbocca Via Castegnate, e poi con la chiamata che lei stessa fa ai soccorsi a mezzanotte e 52 minuti» («Mi ha accoltellato»)», scrive il Corriere ricostruendo gli ultimi, drammatici istanti di vita di Sharon Verzeni. Il rebus, allora, induce a concentrarsi sui tempi: rispetto al delitto, quando si colloca la presenza del ciclista sulla scena del crimine?
Il lavoro sull’incrocio dei tempi con il delitto
Di sicuro c’è, al momento, che l’uomo sbuca 150 metri dopo il punto dell’agguato, negli attimi successivi, ripreso mentre si allontana contromano sotto il balcone di Antonio Laveneziana, il pensionato pugliese indagato per falsa testimonianza, a cui gli inquirenti, mettendolo alle strette, hanno mostrato – oltre alla sequenze in cui si vede lui stesso inquadrato sul balcone e intento a fumare – anche le immagini del ciclista che, ammette ora il testimone reticente, sfrecciava come «un siluro». Ma se non è lui il killer, torna a porsi l’interrogativo, perché non si è ancora presentato agli investigatori?
Sharon Verzeni, uomo in bici a parte, si torna in Via Castegnate in cerca del coltello
Il cerchio in torno a lui – e ai dubbi che ha sollevato – comunque si stringe. Già da oggi, ma nuovi sopralluoghi sono già previsti anche per domani, i carabinieri sono tornati e torneranno in Via Castegnate e nelle strade limitrofe. Le attività di ricerca, su disposizione dell’autorità giudiziaria, si concentreranno nelle aree adiacenti e circostanti la scena del crimine, «al fine di individuare – fanno sapere i militari di Bergamo in una nota – e repertare eventuali ulteriori indizi utili alla prosecuzione delle indagini». L’invito ai residenti è sempre lo stesso: quello a essere collaborativi e di «favorire il regolare svolgimento delle attività» investigative.
Le ricerche dell’arma del delitto si concentrano su un torrente: da qui può essere fuggito il killer
Le ricerche, tra tombini aperti e metal dector in funzione incessantemente alla ricerca dell’arma del delitto, fin qui hanno riguardato anche il parco di Terno che, ha spiegato il sindaco di Terno d’Isola, Gianluca Sala, «potrebbe essere stato il punto di fuga dell’eventuale assassino». Per questo i grandi metal detector che i volontari del Mu.Re utilizzano per cercare i reperti della Grande Guerra stanno battendo il torrente e i cespugli che lo circondano in cerca di «ulteriori indizi utili alla prosecuzione delle indagini».
Primo tra tutti il coltello con cui è stata uccisa Verzeni, non ancora trovato a un mese dal delitto. Le attività di ricerca, come anticipato e confermato oggi dal sindaco, proseguiranno anche nella giornata di domani. Nella mattina di oggi sono stati perlustrati i tombini di Via Castegnate, la strada del delitto, e la zona circostante. Intanto, sull’assassino ancora senza volto il fidanzato della vittima, Sergio Ruocco, escludendo amici e colleghi, ipotizza: «Non so chi possa avere ucciso Sharon. Forse un cliente del bar che può averle dato fastidio. Oppure l’hanno scambiata per un’altra persona», perché «nessuno», insiste, «poteva volerle del male»…