Sharon Verzeni, tra ipotesi di balordi e donne killer, il dubbio della Bruzzone: perché uscire sola in segreto? La risposta

20 Ago 2024 16:21 - di Greta Paolucci
Sharon Verzeni

Quattro coltellate, inferte alle spalle, in un notte d’estate come tante. In una passeggiata come tante? Quel che è certo è che era tardi, buio, caldo: e che nella via del delitto compaiono a sorpresa – dalle telecamere in strada – vari soggetti presenti sulla scena del crimine in quei tragici momenti. Ma chi ha ucciso Sharon Verzeni? E soprattutto, quale sarebbe il movente dietro questo inspiegabile omicidio? Gli inquirenti indagano a 360 gradi, raccolgono dati e testimonianze. Repertano indizi. Proseguono con le analisi sul dna di residenti e passanti: a tappeto. Ma niente, l’assassinio della tranquilla barista della Bergamasca, con pochi grilli per la testa, conoscenze tutt’altro che sospette e il sogno del matrimonio in vista, resta un mistero.

Sharon Verzeni, un giallo con pochi punti chiave: ecco quelli enucleati dalla Bruzzone

Una ragazza semplice, solare, cordiale, la 33enne Sharon. Una presenza discreta, la sua, forte di una famiglia unita, dell’amore del compagno, di amicizie come tante e di zero ombre o sbavature a macchiare il suo breve percorso di vita, drammaticamente interrottosi in quella Via Castegnate, a Terno d’Isola, ormai tristemente nota in tutta Italia. Il compagno dice che dormiva in quelle tragiche ore, e l’esame delle telecamere analizzate dagli inquirenti confermerebbero il suo alibi: se non di ferro, quanto meno inattaccabile al momento: nessuna di quelle analizzate al momento – ne mancano ancora molte al vaglio e molte altre sono troppo poco chiare – rileverebbe la sua presenza. E allora? Per gli inquirenti tutto è possibile: la mano omicida di un balordo, E finanche l’ipotesi di una donna killer.

Sharon Verzeni è uscita di casa senza dire nulla al compagno: perché

Ed è in questo contesto nebuloso che apre a tutto – e al contrario di tutto – che la criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, offre uno spunto non proprio trascurabile. Una chiave di accesso ai segreti di un giallo che al momento sembra un rebus irrisolvibile. Una suggestione che Libero che l’ha intervistata rilancia oggi: «Perché la notte tra il 29 e il 30 luglio Sharon Verzeni è uscita di casa senza dire nulla al compagno. Cosa non torna in questo delitto? “Tante cose, ma io mi soffermo su una. Sharon non usciva tutte le sere, non era un suo schema comportamentale. Perché la sera in cui poi è stata ammazzata si è chiusa la porta di casa alle spalle? E perché non ha avvisato il compagno? Lui avrebbe potuto svegliarsi, non trovarla e preoccuparsi. Forse non voleva fargli sapere che andava via? E perché?”».

La chiave di volta del giallo per la criminologa: «Doveva incontrare qualcuno e non voleva che il fidanzato sapesse?»

E ancora. Per la criminologa la chiave di volta del giallo sta tutta nell’incipit e in quell’interrogativo inziale: perché quella notte Sharon è uscita da sola? «Forse perché doveva incontrare qualcuno e non voleva che il fidanzato sapesse?», ipotizza il quotidiano di rimando. E l’esperta replica: «Questo non possiamo dirlo. Potrebbe essere uscita per mille motivi». Come potrebbe aver potuto incontrare uno squilibrato. O, altresì, aver assistito a qualcosa a cui non avrebbe dovuto assistere… Tutto è possibile per la Bruzzone. Ma con un grimaldello granitico: «La dinamica del delitto indica chiaramente che Sharon ha avuto un’interazione prolungata con il suo carnefice prima di essere uccisa». Una teoria suffragata dai riscontri: quei quasi 650 metri percorsi in 50 minuti». Troppo pochi in così tanto tempo…

Le ipotesi: un balordo, una donna killer o forse l’aver assistito a qualcosa a cui non doveva assistere…

Potrebbe aver incontrato uno squilibrato? «Tutto è possibile, ma tenderei ad escludere questa pista. La dinamica del delitto indica chiaramente che Sharon ha avuto un’interazione prolungata con il suo carnefice prima di essere uccisa». Ipotizziamo che Sharon abbia incontrato qualcuno, non necessariamente per un incontro intimo, ma qualcuno con cui aveva concordato di vedersi. Come potrebbero essere andate le cose? «Potrebbe esserci stata una discussione, Sharon ha continuato per la sua strada. L’interlocutore non ha preso bene l’esito della lite, l’ha lasciata andare e poi l’ha accoltellata alle spalle». Perché sostiene che Sharon ha avuto un’interazione prolungata con il suo carnefice? «La ragazza ha percorso 630 metri in circa cinquanta minuti. Una distanza che una persona abituata a camminare avrebbe coperto in cinque o sei minuti. Che cosa ha fatto il resto del tempo?».

Omicidio Sharon Vernezi: per la Bruzzone tutto ruota sempre attorno a quella domanda iniziale

Quel che è certo, è che Sharon, e in più punti, è stata vista e ripresa dalle telecamere camminare da sola. Purtroppo l’aggressione è avvenuta in un punto cieco, non coperto dall’occhio telematico. E ora sta agli inquirenti individuare il volto dell’assassino nella nebulosità di informazioni e immagini. Per il momento s’indaga procedendo a 360 gradi. Gli investigatori hanno prelevato circa quaranta campioni di dna: profili genetici di familiari, abitanti della zona e soccorritori. «Le telecamere hanno ripreso diverse persone lungo la strada. Credo che gli inquirenti abbiano una ipotesi valida», sottolinea la Bruzzone. Ma lei che idea si è fatta? Incalza Libero. La risposta è tranchant: «Che non bisogna cercare lontano. E che molte risposte si troveranno nel cellulare di Sharon»…

 

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