A Roma macabra festa per celebrare il massacro di Hamas del 7 ottobre. Donzelli: “Provo orrore”

3 Set 2024 20:29 - di Redazione

“Provo orrore alla sola ipotesi di una manifestazione in Italia per festeggiare l’anniversario del massacro del 7 ottobre. Non è stata una rivoluzione, ma un vigliacco crimine terroristico”. Lo scrive su X Giovanni Donzelli di FdI allegando una locandina dove i “giovani palestinesi” annunciano una manifestazione a Roma (il 5 ottobre) per commemorare il 7 ottobre. “Il 7 ottobre è la data di una rivoluzione”, si legge tra l’altro nella locandina. La celebrazione del massacro compiuto da Hamas, nel delirio ideologico più assoluto.

Per i giovani palestinesi, che fanno riferimento alla galassia della sinistra italiana, il bilancio di milleduecento morti, 240 ostaggi, donne stuprate e mutilate, sono una “rivoluzione”.

Nel massacro di Hamas milleduecento morti, 240 ostaggi

Sulle pagine social di Giovani palestinesi il delirante volantino recita, testualmente: “Il 7 ottobre 2023 è la data di una rivoluzione. Dopo un anno il valore dell’operazione della resistenza palestinese e della battaglia del “Diluvio di Al Aqsa” è chiaro a tutto il mondo.
Il 5 Ottobre 2024 scendiamo in piazza a Roma per una manifestazione nazionale, per sostenere il popolo palestinese e il suo movimento di liberazione nazionale, per onorare gli oltre quarantamila martiri di Gaza e i suoi combattenti che da un anno lottano senza tregua, per onorare tutta la Palestina che resiste e insorge contro l’invasore e il suo Stato coloniale”.

Celebrano il 7 ottobre e difendono i terroristi che preparavano un attentato

I giovani palestinesi hanno organizzato per lo stesso giorno, un presidio davanti al tribunale dell’Aquila dove sono detenuti due dei tre palestinesi arrestati per terrorismo. A diverso titolo, i tre sono accusati di collaborare con il Gruppo di risposta rapida Brigate Tulkarem, parte delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa, organizzazione che l’UE riconosce come terroristica. Una sentenza del tribunale di riesame dell’Aquila ha salvato il trio dall’estradizione, riconoscendo che in Israele sarebbero andati incontro a «trattamenti disumani».

Secondo l’accusa, i tre progettavano un’azione terroristica suicida da compiersi nell’insediamento israeliano di Avnei Hefetz, in Cisgiordania mediante l’utilizzo di un’autobomba. I dettagli si leggono nell’ordinanza. La pianificazione emerge dalle conversazioni intercettate dalla Polizia che ha svolto le indagini. “Si tratta di un’unità suicida, pronta ad agire in profondità e la nostra azione sarà prossima”, era scritto in una conversazione WhatsApp tra Yaeesh e Munir Almagdah, capo militare delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa del 9 gennaio 2024 scorso.

La cellula palestinese faceva inoltre opera di proselitismo e propaganda, fanno sapere le autorità. Per uno degli arrestati sarebbero in corso le procedure di estradizione in Israele. Secondo la delirante tesi dei “giovani palestinesi” i tre non sono terroristi, ma “resistenti”.

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