Buio Fitto per Elly e un dilemma: “Baciare il rospo” e dare ragione al governo o votare contro l’Italia?
“Ma veramente il Pd starebbe pensando di non votare Fitto in Europa per negare la vittoria alla Meloni? Sarebbe un autogol della Schlein che penalizzerebbe soprattutto l’Italia”. Daniela Santanchè sintetizza su X lo psicodramma in atto nel Pd a Strasburgo, spargendo sale sulle ferite politiche di Elly Schlein e dei suoi.
Perché, come ha notato il ministro del Turismo, la segretaria dem ha segnato la data col circoletto rosso: è l’11 settembre, giorno in cui Ursula von der Leyen scioglierà le riserve annunciando la composizione della nuova commissione europea che dovrà poi passare al vaglio dell’Europarlamento con il voto nelle commissioni parlamentari. Raffaele Fitto, commissario indicato dal governo Meloni, potrebbe avere una delega economica di peso, la gestione del Pnrr. Con la vicepresidenza esecutiva della Commissione sarebbe un grande slam politico per il governo Meloni, ma soprattutto un grande smacco per il Pd.
Schlein costretta a baciare il rospo
E qui c’è il bivio: Elly Schlein sarebbe costretta a “baciare il rospo”, come scrive perfidamente Francesco Verderami sul Corriere seguendo la linea indicata dall’ala riformista del Pd a Strasburgo: da Stefano Bonaccini ad Antonio Decaro, votare convintamente il commissario Ue italiano.
Come ha spiegato il senatore Pd Pier Ferdinando Casini, che sul Corriere ha invitato la segretaria dem a sostenere Fitto: «Passa da queste scelte la possibilità di costruire un’alternativa di governo seria e credibile». La logica dell’«interesse nazionale» non è la stessa che anima l’ala più barricadera e rossa del Partito democratico. Pur di non darla vinta al governo Meloni, il tafazzismo di sinistra andrebbe contro l’Italia.
I precedenti: Fitto a nome di Ecr votò il Pd Gentiloni, nell’interesse dell’Italia
Cinque anni fa Ecr, votò Gentiloni, allora Fitto era co-presidente dei Conservatori, che compattamente votarono sì, agevolandone la nomina nel nome dell’interesse italiano. “Nessuno – scrive Verderami . immaginava che le parti si sarebbero rovesciate”. Perché, “se Fitto venisse nominato vicepresidente esecutivo del governo europeo, si tratterebbe di una chiara vittoria di Giorgia Meloni e cadrebbe la tesi secondo la quale la premier è isolata nell’Unione e senza forza contrattuale. Ecco perché nel Pd questa eventualità è già vissuta come una sconfitta”. Parafrasando uno slogan sanremese. Per la Schlein e per i dem, “comunque vada, sarà un insuccesso”.