Calenda inchioda Schlein: “Su Stellantis non ha detto una parola perché difende l’editore di Repubblica”
Carlo Calenda, parlamentare e leader di Azione, torna ad attaccare il segretario nazionale del Partito democratico, Elly Schlein, per il silenzio sul caso di Stellantis, la multinazionale erede della Fiat, di proprietà degli Elkann, sulla vicenda delle 15mila persone in cassa integrazione e licenziate, mentre a Carlos Tavares, amministratore delegato, è stato dato un compenso di 36 milioni di euro.
Calenda ripercorre in sintesi la vicenda e accusa Schlein di stare in silenzio per il ruolo di editore di Repubblica (e La Stampa), di proprietà sempre della Exor, cassaforte della vecchia famiglia Agnelli.
Le dure parole di Carlo Calenda contro la Schlein
“Possiamo essere uniti per lo schifo che si sta facendo con Stellantis? Landini, che mi ha querelato, potrebbe mettere in primo piano la difesa dei lavoratori e non gli interessi degli Elkann che possiede Repubblica? Questo è il Paese dei conflitti d’interesse e non lo è solo a destra”. Lo ha detto Carlo Calenda, leader di Azione, a L’aria che tira su La7. “Su questo – prosegue – noi faremo una battaglia, purtroppo, da soli, perché la sinistra non la fa. A Elly Schlein non le sentirete dire una parola perché ci sono Repubblica e La Stampa”.
Da Calenda parole vere
Il leader di Azione ha smascherato il silenzio di Schlein: la segretaria del Pd non ha attaccato Stellantis perché possiede il gruppo Gedi, che edita i due quotidiani principali di quella che viene considerata una vera e propria “armata rossa” editoriale.
Come può il segretario del partito che si richiama a Enrico Berlinguer tacere dinanzi alle politiche industriali di taglio del colosso automobilistico che contemporaneamente liquida un’indennità stratosferica al suo manager? Addirittura il leader della Cgil, Maurizio Landini, anche lui in religioso silenzio sul caso Stellantis, è arrivato a querelare Calenda.
Preparano l’autunno caldo tacendo sui licenziamenti
Schlein e Landini preparano l’autunno caldo contro il governo Meloni, senza conoscere la legge finanziaria, ma tacciono sui licenziamenti e le casse integrazioni di Stellantis. Un bell’esempio di incoerenza che Calenda oggi sottolinea, prendendo sempre di più le distanze dal campo largo.