Caos Pd e deriva campo largo su Kiev e Gaza, pure Pasquino sbotta: nessuna linea, inseguono solo un “pacifismo bastardo”

21 Set 2024 11:02 - di Bianca Conte
Pasquino sul Pd

Da Kiev a Gaza, passando per i temi nell’agenda di politica internazionale contrassegnata in rosso dall’implosione della sinistra sul voto di Strasburgo sull’Ucraina, il professor Pasquino su Pd e campo largo non ha dubbi: Schlein senza linea e visione. E in un’intervista a Il Giornale tuona: inseguono solo un «pacifismo bastardo»… Tutto, però, mentre sotto i loro occhi la guerra russo-ucraina imperversa, e a ridosso della visita di Ursula von der Leyen a Kiev per incontrare il presidente ucraino Zelensky e per portare il «sostegno dell’Europa all’Ucraina» concretizzatosi nell’annuncio della presidente della Commissione europea di un prestito fino a 35 miliardi di euro al Paese invaso.

Tutto con buona pace del Pd al cui interno – tanto per cambiare – scoppia e deflagra il conflitto intestino sulla linea politica internazionale, con il partito della segretaria Elly Schlein e il centrosinistra con le sue diramazioni pseudo-pacifiste che implodono nel voto sull’Ucraina a Strasburgo. Pertanto: passa all’Europarlamento la risoluzione sull’impegno militare per Kiev, ma con M5S e Sinistra che insistono a rilanciare il loro no su tutto, è soprattutto il Pd a uscirne più di chiunque altro con le ossa rotte.

Da Kiev a Gaza, l’attacco del professor Pasquino alla politica internazionale di Pd e campo largo

Così, mentre i voti sull’impegno militare al fianco dell’Ucraina si dimostrano sempre meno scontati all’Europarlamento, è il banco di prova della sinistra si sgretola con inevitabili contraccolpi interni. L’ennesima prova di caos e divisioni all’interno degli schieramenti è arrivata oggi a Strasburgo e dal fronte frammentato dei dem e dintorni: una falla nel piano di compattezza che dalle colonne de Il Giornale in edicola oggi, da dove il professor Gianfranco Pasquino, docente emerito di Scienza politica, socio dell’Accademia dei Lincei e insegnante alla John Hopkins University – nonché ex parlamentare della Sinistra indipendente e candidato sindaco per l’Ulivo a Bologna – emette una sentenza che lascia pochi margini al dubbio sullo stato dell’arte del Pd e sul processo di evaporazione dell’ipotetico campo largo.

Una sonora bocciatura: deriva confusionaria, «ambigua, contraddittoria, inadeguata»

Di più: una sonora bocciatura, quella del professore, con tanto di aspra reprimenda tra le righe. «Ambigua, contraddittoria, inadeguata»… «A sinistra vedo una forte tendenza alla deriva confusionaria, a cominciare dalla politica internazionale. Senza bussola e guida più che un “campo largo” mi sembra un faticoso slalom tra fossati, ruscelli, dirupi e stagni». Già l’incipit basterebbe, ma il prof non fa sconti: e nella sua disamina tra ripercussioni interne all’asse delle alleanze scricchiolante e in perenne prove tecniche di avvicinamento a distanze ravvicinata del centrosinistra e deriva Pd sulla strategia in politica estera, il professore snocciola punto per punto tutti gli anelli deboli di una continua catena di errori.

«Non dimentichiamo: vengono dal comunismo, con tutto il suo retaggio anti-occidentale su cui non hanno mai riflettuto»

Così, subito dopo l’avvio al fulmicotone, nell’intervista aggiunge: «Non dimentichiamo che vengono dal comunismo, con tutto il suo retaggio anti-occidentale su cui non hanno mai riflettuto seriamente. E sono guidati solo dalla paura di perdere la rappresentanza di un pezzo di opinione pubblica scettico, egoista, prontissimo a darla vinta all’aggressore, sulla pelle degli aggrediti. Una tendenza in parte comprensibile, ma molto brutta, che definirei “pacifismo bastardo”: mai come nel caso dell’invasione dell’Ucraina è chiarissimo come la “pace”, se non è giusta, è semplicemente un cedimento all’aggressore».

Pasquino: «Il Pd si conferma tanto indispensabile al quadro politico quanto inadeguato a guidarlo»

Sostegno imprescindibile a Kiev e necessità di arrivare a una “pace giusta” che, non c’è bisogno di ricordarlo, sono da sempre gli assi portanti della posizione del governo Meloni sulla guerra in Ucraina, e su cui oggi una personalità come quella del professor Pasquino – di certo non una figura allineabile come vicina al centrodestra – riflette, con tutto il corollario di considerazioni legate alla discutibile dottrina dem in materia. Su cui non a caso il prof nell’intervista sottolinea anche: «I deboli riformisti dem, a parte il nome, hanno ben poco che li differenzi. La totale assenza di dibattito interno al partito ne è la dimostrazione. Il Pd si conferma tanto indispensabile al quadro politico quanto inadeguato a guidarlo».

Una requisitoria, quella del professore, che inchioda il Pd e Elly Schlein

Concludendo con una requisitoria sul tema che inchioda il partito e la sua leader, e sentenziando senza possibilità d’appello: «Non esiste alcun dibattito interno sulle scelte fondamentali. La nuova leadership Pd, in cuor suo, propende fin dall’inizio per il no agli aiuti militari all’Ucraina invasa, e quindi tiene una linea ambigua e contraddittoria, francamente poco stimabile. Ambiguità che ha portato a rompere con il Pse. E che traspare anche dalle posizioni sul Medio Oriente». Un disastro totale…

 

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