Caso Seung: confermata la piena imputabilità. L’esempio del fanatismo e del complottismo

19 Set 2024 15:12 - di Redazione

Per il caso Seung, il giovane italo-americano che ha ucciso la psichiatra Barbara Capovani nell’aprile  del 2023, l’udienza di mercoledì in Corte di Assise a Pisa non ha riservato sorprese: confermata l’assenza di infermità e di seminfermità nella relazione dei due periti, Stefano Ferracuti e Renato Ariatti. Ma proprio quella perizia sarebbe da incorniciare e trattare come spunto politico per il contrasto al fanatismo e al complottismo, due fenomeni in netta espansione, soprattutto per la risonanza dei social.

Il caso Seung e il complottismo

La perizia dei due grandi psicopatologi conferma che Seung è uno psicopatico pericoloso, non delirante. Ma affronta in scala più larga, partendo dalle motivazioni del delitto, la questione del complottismo e del fanatismo, elementi che spesso portano il diritto di critica ad andare ben oltre i confini della continenza.

Nella perizia si fa riferimento, come esempio, alla radicalizzazione dell’estremismo islamico, che certo non rappresenta tutto l’islam (come correttamente scrivono i periti), ma che produce attentati e che è privo di connotazioni psicopatologiche, oppure ai fenomeni di omicidi di massa che avvengono negli Stati Uniti. Un problema che l’amplificazione dei social ha portato, con risvolti diversi, in quasi tutto il mondo.

Il complottismo dei social

Sui social c’è di tutto. Criminalizzarli non serve, ma cercare di regolarli sarebbe estremamente positivo. Si pensi ad alcuni no-vax: lungi dall’esprimere un legittimo dissenso sui vaccini addebitano al Covid una preordinazione mondiale di decimazione, con impianti microchip e mai specificate lobbies (spesso e volentieri si chiama in causa Israele) che avrebbero avuto interesse a diffondere la pandemia e i vaccini.

Ma c’è anche di meglio (peggio) :movimenti sedicenti comunisti che accusano sempre gli ebrei di avere addirittura organizzato la Shoah per decimare il proprio popolo (!), sette religiose di ogni genere, teorie complottiste su vari aspetti della vita quotidiana, senza parlare delle analisi sulle guerre in corso che arrivano a ipotizzare regie occulte diversificate. Non mancano gruppi che accusano il Papa di essere l’anticristo, gli Usa di essere responsabili praticamente di tutti i mali del mondo ( dalle Torri Gemelle a Pearl Harbor, fino alla Luna mai raggiunta ). E si finisce sul ludico, con gruppi che parlano di calcio e mafia.

Cosa si può fare

Questi gruppi contengono al loro interno migliaia di follower, a volte centinaia di migliaia. Limitare la libertà di espressione anche dinanzi alle scempiaggini non è da Stato liberale. Ognuno ha il diritto di dire le cose che vuole, anche se si tratta di affermare che la Terra è piatta, che i marziani ci hanno dato vita, che Gesù era un massone e tutte le amenità possibili. Il pensiero unico è di per se illiberale. Ma il fanatismo, che in politica internazionale si nota negli atti terroristici, è la risposta sbagliata e non democratica. I social devono saper contenere la violenza e intervenire laddove queste idee sconfinano. Il richiamo della perizia Ariatti-Ferracuti, in una lettura sociologica, è proprio questo. Perché la libertà, diceva Voltaire, non è mai libertinaggio onnipotente.

 

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