Confindustria, Orsini al governo: grazie di tenere la barra a dritta. Ci aspettano sfide ciclopiche, noi ci siamo

18 Set 2024 13:58 - di Bianca Conte
Orsini Confindustria

«Diamo atto al Governo di voler tenere la barra dritta sui conti pubblici, e di questo lo ringraziamo»: dall’incipit alle argomentazioni nodali, l’atteso discorso del presidente di Confindustria Emanuele Orsini all’Auditorium Parco della Musica di Roma, dove è in corso l’assemblea pubblica dell’associazione degli industriali, la prima dopo la sua elezione dello scorso maggio, emerge una sinergica sintonia con l’operato e le prospettive messe in campo dall’esecutivo in carica.

Dal pulpito industriale capitolino il numero uno di Confindustria, tra riscontri, conferme e slancio in avanti, affronta tra problematiche interne e visione ad ampio raggio, che dal Piano casa, passando per la collaborazione coi sindacati, dal taglio al cuneo fiscale fino al Green Deal e ai lavori in corso nella Ue – a cui spettano sfidano ciclopiche ha dichiarato Orsini, che sottolinea: «Se l’Europa deve cambiare marcia anche l’Italia è chiamata a nuove scelte coraggiose». Ribadendo: e noi imprenditori siamo pronti «a fare la nostra parte».

Orsini (Confindustria): «Grazie al governo per tenere la barra dritta sui conti pubblici»

Una sintonia incoraggiante e lusinghiera, quella tra Orsini e il governo, che non a caso, quando il premier Meloni ha preso la parola dopo l’intervento di Orsini, dopo essersi detta «fiduciosa» sulla crescita, non ha mancato di rilevare e apprezzare, sottolineando: «Ho molto apprezzato la relazione del presidente Orsini, condivido molti spunti e proposte. Così come l’analisi di scenario e sui rischi che l’economia italiana ed europea corrono se non si invertono in modo deciso le tendenze», ha rimarcato il presidente del Consiglio. Un allineamento di strategie e intenti, quello emerge dal discorso di Orsini dunque, che non solo cala un’aura di positività sui lavori in corso e i traguardi fissati, ma che il presidente di Confindustria struttura in un discorso per punti che sfiora tutto lo scibile sulla corposa materia in campo.

Meloni sull’intervento di Orsini: «Condivido proposte e analisi»

A partire dalla Manovra, a proposito della quale il numero uno di Confindustria, dopo aver elogiato il lavoro del governo e la risposta delle nostre imprese che «hanno dimostrato grande capacità nell’affrontare situazioni straordinarie e imprevedibili, segnando nel 2023 il record dell’export con 626 miliardi. Un risultato storico, frutto di iniziativa, di innovazione, di intraprendenza e di capacità. E anche, lasciatemelo dire, di grande senso di dedizione», si sofferma su un concetto notoriamente molto caro a Giorgia Meloni: quello del rapporto tra Stato e imprese.

Nel corso del suo intervento, infatti, Meloni ha precisato ancora una volta: «Non è lo Stato a creare ricchezza, ma le imprese e i loro lavoratori. Lo Stato deve fare la sua parte, creare l’ambiente più favorevole possibile. E abbiamo garantito stabilità, che in Italia è una eccezione. Abbiamo disegnato una strategia per la nazione, e se non ci sono idee non ci possono essere investimenti».

Il presidente di Confindustria: «Noi pronti a sostenere il Paese»

E solo poco prima, nel corso del suo intervento all’assemblea annuale Orsini ha rilanciato: «Ci aspettiamo che il nostro Piano Strutturale di Bilancio includa quelle riforme e quegli investimenti che sono assolutamente necessari. Bisogna prevedere serie politiche industriali e rilevanti incentivi agli investimenti, la risposta al post Pnrr». Aggiungendo a stretto giro: «Il taglio del cuneo fiscale va reso permanente: poiché se le retribuzioni sono al di sotto della media europea il costo del lavoro è più elevato».

E ancora: «Gli imprenditori e le imprese, nel libero mercato, nella concorrenza e nella trasparenza, sono il grande motore dello sviluppo e della crescita», sottolinea. Rimarcando: «Dobbiamo definire le priorità, e far convergere le risorse disponibili, immaginando una cornice pluriennale di finanziamenti pubblici e privati per difendere e potenziare le filiere industriali strategiche. Le scelte del Piano Strutturale di Bilancio non saranno essenziali solo per le transizioni, ma anche per gli investimenti nelle infrastrutture e nel potenziamento della logistica».

Nel dettaglio delle proposte

E ancora, soffermandosi ulteriormente sulla Manovra e sulle possibilità da perlustrare ed espletare, Orsini rileva: «Introdurre l’aliquota premiale sull’Ires per gli utili reinvestiti. Abolire l’Irap per le società di capitali e non sostituirla con una sovraliquota Ires. Ripristinare l’Ace, poiché la patrimonializzazione delle nostre imprese è elemento essenziale per investire». Un pacchetto di richieste da inserire in manovra, quello presentato dal presidente di Confindustria che poi però aggiusta il tiro e aggiunge: «Ma noi non ci limitiamo solo a chiedere», assicura il presidente.

«Siamo pronti a un esame serio e dettagliato con il Governo di molte fiscal expenditures, detrazioni e deduzioni d’imposta che, nel corso dei decenni, si sono accumulate a centinaia e molte non corrispondono a vere finalità di crescita. Presenteremo inoltre al Governo, entro poche settimane, una serie di misure a costo zero, che sono essenziali per la certezza del diritto e la sburocratizzazione degli oneri che soffocano oggi le nostre imprese, tanto da trasformare l’imprenditore in una sorta di funzionario pubblico aggiuntivo».

Orsini: «Green Deal impregnato di troppi errori, industria a rischio»

Ma non c’è solo la Manovra nei punti attenzionati dal discorso di Orsini e rispetto a punti di convergenza con il governo Meloni. Come anticipato, nelle intersezioni strutturali del suo intervento il presidente di Confidustria non ha mancato approfondimenti di respiro europeo sui temi del Green Deal, su cui ha sostenuto: «È impregnato di troppi errori che hanno messo e mettono a rischio l’industria. Noi riteniamo che questo non sia l’obiettivo di nessuno. La de-carbonizzazione inseguita anche al prezzo della de-industrializzazione è una debacle», ha sottolineato in rosso Orsini, aggiungendo poi. «L’industria, italiana ed europea, difenderà con determinazione la neutralità tecnologica, chiedendo un’applicazione più realistica e graduale del Green Deal».

Orsini (Confindustria) su Lavoro e Mezzogiorno

E dal Green Deal al tema “Lavoro“, su cui Orsini dichiara: «Vogliamo riportare a casa i nostri giovani che hanno maturato esperienze significative, per evitare di disperdere un know-how fondamentale, mantenendo al centro il saper innovare e il saper fare bene», dice ancora il presidente di Confindustria. «Questa situazione è particolarmente grave nel Mezzogiorno, e rappresenta un freno alla competitività del Paese, impattando direttamente sulle nostre filiere e sul nostro sviluppo industriale», evidenzia Orsini introducendo il tema del Mezzogiorno.

Su cui approfondisce: «Il Piano Strutturale di Bilancio è lo strumento in cui incardinare la continuità del sostegno agli investimenti nel Mezzogiorno», continua. «Noi abbiamo apprezzato il rifinanziamento da parte del Governo delle risorse destinate alla Zes unica per il Sud. Ma, contemporaneamente, siamo preoccupati del rischio di un eventuale spacchettamento delle competenze del Dipartimento per il Sud, che nell’ultimo anno ha garantito un coordinamento centrale efficace degli interventi a tutto campo per il Mezzogiorno», sottolinea il presidente.

«Il Ponte sullo Stretto è imprescindibile: e Salvini ringrazia»

«Si tratta di un tema essenziale per gli investimenti, soprattutto nelle infrastrutture, che al Sud restano carenti e che sono il settore che rischia di compromettere molti progetti collegati al Pnrr», secondo Orsini. «La connessione del Ponte sullo Stretto ad un adeguato sistema ferroviario e stradale è imprescindibile: bisogna dar seguito a tutti gli investimenti che sono stati previsti»: e Salvini ringrazia. Fattivamente, con una nota.

Quindi Orsini conclude: «Noi siamo convinti che, se si adottano queste priorità concrete, sia possibile trovare nel bilancio pubblico le risorse necessarie. Serve un intervento graduale di risparmio sugli oltre 1.200 miliardi della spesa pubblica”, secondo Orsini. «Ciò consentirebbe di non compromettere gli obiettivi di rientro del bilancio e contestualmente di finanziare le misure a favore della crescita, in modo strutturale e deciso».

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