Dal nuovo immaginario al taglio degli sprechi: i veri motivi dell’astio di sinistra verso Sangiuliano

5 Set 2024 14:11 - di Sveva Ferri
sangiuliano

Nonostante l’intervista al Tg1 con cui il ministro Gennaro Sangiuliano ha fatto chiarezza su tutti gli aspetti del “caso Boccia”, sgombrando il campo dalle illazioni su un risvolto pubblico della vicenda, la sinistra continua a chiederne le dimissioni. Ma poiché ormai è evidente che il solo gossip non basta a sostenere la tesi della necessità del passo indietro, si assiste in queste ore a una rimodulazione della narrazione. Che suona più o meno così: Sangiuliano è inadeguato non solo e non tanto per le sue questioni private, ma perché proprio non è bravo come ministro. Ma si tratta solo dell’ennesima dimostrazione di debolezza di una sinistra che si vede crollare certezze sotto i piedi, mentre è drammaticamente a corto di argomenti politici per fare un’opposizione efficace.

La “prospettiva culturale” di Sangiuliano che fa venire l’orticaria alla sinistra

Sangiuliano, com’è noto, da ministro si è posto l’obiettivo di costruire un “nuovo immaginario italiano”. Una rivoluzione da far venire l’orticaria a certe latitudini politiche, dove la cultura è sempre stata vista come appannaggio esclusivo della propria visione, non esattamente centrata sui temi dell’orgoglio nazionale. “Quando sono arrivato al ministero non mi sono messo a fare il mero erogatore di spesa, ma mi sono dato anche una prospettiva culturale”, disse qualche tempo fa il ministro, citando tra gli altri l’impegno per il museo della Lingua italiana a Firenze e della Civiltà italiana a Bologna. “Sono atti concreti – spiegò – con un retroterra fortemente culturale per reagire alla decadenza dell’Europa e al nichilismo e per affermare una vitalità prima culturale che poi può tradursi anche in una vitalità politica”.

La costruzione di un “nuovo immaginario”, anche attraverso le mostre

La mostra su Mazzini, quella sul Futurismo che si aprirà ad ottobre, quella su Gentile, quella sulle riviste del primo Novecento ‘900 vanno in questa direzione. Quelle già celebrate sono state tutte un successo, con buona pace delle polemiche costruite intorno ad alcune di esse. Particolarmente qualificante, poi, la mostra su Tolkien, anch’essa bersagliata da polemiche, salvo poi sbancare in fatto di visitatori ed eco, anche all’estero. L’accusa principale era, sostanzialmente, quella di rappresentare un tentativo di imporre l’immaginario della destra, quando in realtà si parlava della divulgazione di valori universali: “Di Tolkien restano alcuni valori: la solidarietà, l’amicizia, la difesa della natura e soprattutto la salvaguardia dell’umano, dell’individuo con la sua spiritualità che un certo nichilismo vorrebbe cancellare”, spiegò il ministro, rimandando di fatto a quella nuova prospettiva che fa della cultura il perno della reazione alla “decadenza”.

Riuscire a fare cassa con una scelta – anche – morale

Capitolo musei. Il ministro ha varato una riforma che attribuisce ai grandi musei, ai parchi archeologici e ad altri siti culturali una maggiore autonomia, che ne consente la valorizzazione. Ma questa è roba un tantino da addetti ai lavori. Di più immediata comprensione è, invece, la scelta di mettere a pagamento alcuni siti che prima erano gratuiti. Il “paradigma Pantheon”, insomma. Anche in quel caso apriti cielo. Salvo poi scoprire che il biglietto da 5 euro, che comunque non era contemplato per i residenti, a un primo bilancio aveva portato incassi per più di un milione di euro al mese. Ma non era solo questione di vil pecunia: “C’è anche un discorso morale, etico perché se una cosa ha un valore intrinseco, storico, deve anche essere un po’ pagata. Del resto una famiglia media americana che viene da noi investe in media 10-20mila dollari, quindi pagare 20 euro per la visita di un bene unico ci può anche stare”, spiegò Sangiuliano. Più in generale, specie nelle festività, con la decisione di lasciare aperti i siti, musei e parchi archeologici hanno registrato ingressi record.

La decisione di Sangiuliano di smetterla di finanziare film che non guarda nessuno

Cinema e spettacolo. Con una copertura di 40 milioni di euro, da quest’anno i lavoratori del settore, moltissimi dei quali perennemente precari per la natura stessa della loro attività, hanno nuove coperture previdenziali che li accompagnano nella discontinuità lavorativa. Da ricordare poi l’impegno per valorizzare il cinema italiano ed europeo con la campagna dei biglietti a 3,5 euro e la decisione – meritoria – di smetterla di finanziare con fondi ministeriali film che nessuno guarda, ma che magari in certi casi fanno comodo a qualche produzione o regista. “Il pieno riconoscimento del valore culturale ed economico del cinema non può esimerci dal denunciare, con forza, le storture e i veri e propri abusi che si sono generati in questi ultimi anni nell’ambito degli aiuti che lo Stato riconosce al cinema che, ricordiamolo sempre, sono soldi dei cittadini italiani”, spiegò il ministro in una lettera al Foglio, che rispondeva alle tante polemiche sulla decisione di riformare il tax credit. “È importante non sprecare il nostro talento, dissipando risorse in progetti cinematografici non sempre di livello adeguato, né dal punto di vista artistico né tantomeno commerciale”, chiarì tra l’altro Sangiuliano, avvertendo che quel meccanismo “non è solo un antieconomico spreco di denaro pubblico, ma anche un disincentivo alla vera creatività, che rischia di affogare in un mare di mediocrità”.

La tutela del patrimonio, dalle sanzioni ai vandali al recupero dei beni trafugati

Si potrebbero poi citare l’azione per il recupero delle opere trafugate (a maggio di quest’anno, per esempio, ne sono tornate 600 dagli Usa, per un valore di 60 milioni); per la valorizzazione di siti e musei “minori”; per la tutela dei nostri beni con la legge che inasprisce le pene contro i vandali, rimandando alle loro tasche l’onere economico del ripristino; e, sì, anche per la costruzione di una mappa organica all’altezza del compito. Per rendersene conto basterebbe smetterla di guardare dal buco della serratura e rialzare lo sguardo, per esempio, verso la  Venezia di questi giorni, targata Buttafuoco.

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