Danielino De Rossi, il romanista che tutta Italia ama: ritratto di un vero campione del mondo

18 Set 2024 14:43 - di Mario Campanella
Danielino

Danielino De Rossi ha un acronimo che stona con la sua fama di uomo con simpatie di destra: DDR, come la vecchia, temibile Germania dell’Est. 41 anni, una storia che parla da sola, tra i più grandi centrocampisti del mondo dell’era millennial, oggi ha visto concludere il suo rapporto con l’amata Roma. Ma questo ragazzo dagli occhi azzurri, che in mezzo al campo era una gioia da vedere e che fu uno dei segreti dell’Italia campione del mondo a Berlino, lascia nell’addio forzato tanti rimpianti.

Danielino, una vita da mediano

Figlio di Alberto De Rossi, da sempre il più grande tecnico giovanile italiano, Daniele non fece in tempo a vincere lo scudetto del 2001. Capello lo fece esordire ad ottobre, nel campionato successivo, a soli 18 anni. Ma già allora si vedeva che era forte. Un centrocampista completo: veloce, tecnico, capace di interdire e anche di fare gol.

Un paio d’anni dopo diventerà titolare inamovibile di una squadra capace di esprimere, con Luciano Spalletti, il gioco più spettacolare in assoluto. Lo chiamano da subito, “capitan futuro”, perché ha sette anni in meno di Totti e sembra destinato a raccoglierne l’eredità, cosa che avverrà solo per due anni, visto che il “Pupone” smetterà a 41 anni.

E’ forte e se ne accorge anche Marcello Lippi che a 21 anni lo fa esordire contro la Norvegia a Palermo. E DDR all’esordio fa gol.

Giocherà 117 volte in nazionale segnando 21 gol: campione del mondo il 2006, vicecampione d’Europa sei anni dopo.

Con la Roma, di cui diventerà capitano il 2017, DDR giocherà 459 partite ufficiali segnando 53 gol. Chiuderà la carriera nel Boca Juniors, accolto da Maradona, giocando appena cinque partite.

Lealtà e sincerità

In un mondo paludato e ipocrita, Daniele De Rossi emergerà sempre per schiettezza, a tratti asprezza ma anche e soprattutto per lealtà e sincerità. Diventerà insieme a Totti il simbolo di una squadra che qualche scudetto, almeno un paio, li avrebbe strameritati.

Negli anni in cui ,parliamo di una quindicina di anni fa, valeva almeno cinquanta milioni, (oggi ne varrebbe il doppio) DDR rimane sempre fedele alla sua Roma. Ferguson avrebbe fatto follie per portalo a Manchester ma lui non sarebbe andato mai via e soprattutto Franco Sensi, che per la Roma impegnò tutto il suo patrimonio, non lo avrebbe mai ceduto.

Finisce al centro delle polemiche per il suo primo matrimonio con una donna bellissima ma crudele. Ma anche qui, Danielino dimostra la sua classe: non reagisce e soffre in silenzio. Si risposa con l’attrice Sarah Felberbaum. E’ un padre affettuoso e presente. Inizia ad allenare la Spal ma poi viene chiamato dalla “magica”.

Il posto di Mourinho

Prende il posto di Josè Mourinho ma dimostra subito il carattere che ha. Cambia schemi a una squadra logora, gioca con il 4-3-3 e sfiora la finale di Europa League e la qualificazione in Champions. Poi, l’esonero di oggi dopo la firma di un triennale.

DDR starà in silenzio. Non dirà perché è stato mandato via. Perché quel difetto d’origine di essere leale, generoso, schietto se lo porterà sempre con se. Come la Roma, qualcosa che nessun americano al mondo potrà togliergli mai.

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