Delirio campo largo, Ronzulli: “Sembra la canzone di Annalisa, ho visto lei che bacia lui che bacia me”… il caos

30 Set 2024 15:57 - di Chiara Volpi
campo largo

Più che un campo largo una riserva della giungla vietnamita: adesso all’interno del ring del centrosinistra è davvero un tutti contro tutti, con Conte che mena fendenti a Renzi che prima attacca con uno-due, poi replica alle dichiarazioni difensivo-offensive del leader pentastellato. Una battaglia che al momento si sta consumando soprattutto in Liguria, con Orlando che invece di sottolineare il mobbing politico inferto dai suoi ami-nemici dem, allarga il bersaglio e ammonisce gli avversari.

Campo largo, Orlando ratifica il delirio in Liguria: «Avanzo proposte ma ricevo solo attacchi personali»

«Io racconto dei fatti, non parlo male degli altri, non parlo male di Bucci» esordisce. Poi però, nel merito aggiunge: «Io ricevo solo attacchi sul fronte personale mai una risposta sulle questioni che poniamo e sulle domande che facciamo e sulle proposte. Ho avanzato proposte sul dissesto idrogeologico. Sulle aree interne. Su come far ripartire la sanità», rilancia Andrea Orlando, candidato del centrosinistra a governatore della Liguria dai microfoni di Start su SkyTg24.

Eppure, col caso alle spalle, Orlando guarda a centrodestra…

Poi, voltando lo sguardo dall’altra parte rispetto al caos che imperversa nel campo largo, sempre più sfatto e più ristretto a polemiche e disaccordi, Orlando la butta in caciare rivolgendosi a un soggetto super partes: il governo. A cui dice: «Quando diventerò governatore mi schiererò con maggiore determinazione contro l’autonomia differenziata perché la Liguria non ha nessun interesse ad una spesa sociale e sanitaria destinata a crescere e da questo punto di vista ci rimetterebbe». Sul punto, chiosa il candidato dem, «mi auguro che i miei avversari in questa campagna elettorale dicano parole chiare».

Campo largo, tutti contro tutti: Renzi, «sfido Conte, accetti confronto in tv»

Una tecnica di distrazione di massa? Una strategia propagandistica? Forse un po’ e un po’. Forse solo banalmente i ferri del mestiere di una campagna elettorale che mostra falle da tutte le parti, a partire da quanto “strutturato” (?) nell’area di centrosinistra. Fatto sta che la guerra intestina tra le forze d’opposizione che da tempo ormai tentano una ricomposizione nel campo largo non  accenna a calare e a smorzare i toni. Specie tra i due leader di Iv e M5S che non risparmiano colpi esplosi l’uno conto l’altro, ma che arrivano direttamente ai fianchi della segretaria del Pd.

Paita (Iv): «Conte mandante dei diktat in Liguria, vuole sfasciare il campo largo»

Con Matteo Renzi che in un’intervista al Corriere della Sera, all’indomani della decisione di Italia viva di non sostenere il candidato del centrosinistra Andrea Orlando, alle Regionali in Liguria, spara: «Sfido Conte, venga in tv. Sono pronto a un faccia a faccia con lui: sulla politica estera e i suoi rapporti con la Russia potremmo divertirci… È così accecato dal rancore che mi usa per attaccare Schlein». Loro invece, rilancia la senatrice Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva, in un’intervista a La Nazione-Carlino-Giorno, rimangono «nel solco della mossa di Schlein. Mi pare piuttosto che sia Conte ad averle lanciato una sfida. Con l’intenzione di affermare la propria leadership. O, se questo non gli riuscisse, per sfasciare il campo largo».

«Ora sono proprio curiosa di vedere il risultato del M5S in Liguria»…

Un’impresa non proprio impossibile visto che lo stato dell’arte rimanda semmai più che a sfasciare ciò che non è mai riuscito a comporsi davvero, a chi può infliggere il colpo di grazia. A riguardo allora, sempre la Paita incalza: in Liguria «abbiamo provato fino all’ultimo. Avevamo le persone davanti al tribunale – rivela la renziana – per depositare le liste con l’apparentamento firmato da Andrea Orlando. Abbiamo fatto questa scelta dopo aver ricevuto un diktat. Il mandante? Giuseppe Conte. Ora sono proprio curiosa di vedere il risultato del M5S in Liguria»…

Picierno, Conte? «Gli elettori meritano lealtà»

Intanto, mentre l’europarlamentare del Pd Pina Picierno rileva l’ovvio: Con la politica dei veti, la posizione sulla Rai, la mancata firma alla proposta di referendum sulla cittadinanza, con il posizionamento equivoco sull’aggressione russa dell’Ucraina, cerca di recuperare una dimensione di centralità nell’elettorato, dimostrando ancora una volta che il suo unico interesse è elettorale», perfino il segretario di Più Europa Riccardo Magi, in un’intervista a Repubblica, non può fare a meno di rilevare: «Tutti invocano l’unità, ma si costruisce con lealtà e metodo politico».

Magi: «Servono metodo non veti»

E ancora. «Quando ho partecipato alla festa nazionale di Avs con gli altri leader, oltre a porre la questione ucraina e del referendum di cittadinanza, ho proposto un tavolo permanente, un luogo nel quale non si nascondano le differenze ma si affrontino politicamente, per capire fino a che punto si possano colmare le distanze. Ma se ogni differenza è un veto, un vessillo identitario, allora si è votati alla sconfitta»… Ma l’ultima parola, quella che mette la pietra tombale sul Vietnam campo largo in corso dal primo istante in cui è partita la proposta, arriva da un veterano della politica di sinistra, un capitano di lungo corso come Fausto Bertinotti che dall’alto della sua esperienza, e senza mezzi termini, tuona contro tutti.

Campo largo, Bertinotti ci mette la pietra tombale: «Cambi strada, la somma dei partiti non basta»

«La strada dell’alleanza tra le forze politiche, così come sono oggi costituite nel campo del centrosinistra, anche se sommate, non fa superare la loro debolezza. Una debolezza che è di sistema. Io penso che bisognerebbe incontrare un’altra strada». Insomma, per Fausto Bertinotti il travagliato percorso del centrosinistra alla ricerca di una unità è destinato a non uscire «dai veti e contro veti» se resta il tentativo «di un assemblaggio tra le forze politiche esistenti. Serve un popolo; serve una costituente dal basso per una nuova soggettività politica. Va cambiato orizzonte», dice all’Adnkronos l’ex presidente della Camera. Asserendo con placida coerenza di ragionamento che non sempre è la somma che fa il totale…

Ronzulli (FI): «Più che campo largo, quello della sinistra è un campo elastico per convenienza»

Del resto, dal campo contrapposto, a L’Aria che tira, su La7, la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato Licia Ronzulli, liquida la questione con un parallelo che la dice lunga: «La sinistra più che un campo largo è un campo elastico, che si muove a seconda delle convenienze dei singoli partiti. Tutti odiano tutti, tutti sono contro tutti, con la Schlein in mezzo, che continua a ripetere “ostinatamente unitari”. Non si capisce nulla. Mi viene in mente la canzone di Annalisa che recitava :”Ho visto lei che bacia lui, che bacia lei che bacia me”. L’unico denominatore di questo campo elastico è la volontà di battere il centrodestra alle prossime elezioni, ma senza un vero programma, perché dalla giustizia al lavoro, dalla politica estera a quella interna, sono divisi su tutto»…

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