Ex Ilva, si salva Nichi Vendola: processo da rifare a Potenza. “A Taranto non c’è la serenità per giudicare”.

13 Set 2024 18:18 - di Redazione
Ex Ilva Nichi Vendola

Il processo ex Ilva, in cui fu condannato anche Nichi Vendola, sui danni ambientali provocati dallo stabilimento, ripartirà da zero. Lo ha deciso la corte di appello di Taranto, accogliendo la tesi della famiglia Riva, proprietaria dell’ex Ilva, secondo la quale i giudici tarantini, anche per il fatto di essere residenti in città, non avrebbero avuto la necessaria obiettività per giudicare.

La decisione sull’ex Ilva

La Corte di Assise di Appello di Taranto, sezione distaccata della Corte di Appello di Lecce, ha annullato la sentenza di primo grado con cui il 31 maggio del 2021 vennero condannati i vertici dell’ex Ilva, in particolare i due membri della famiglia Riva, Fabio e Nicola, figli dell’ex patron Emilio, all’epoca scomparso, oltre a ex direttori di stabilimento, manager e politici coinvolti nell’inchiesta ‘Ambiente Svenduto’ sul disastro ambientale provocato negli anni dallo stabilimento siderurgico del capoluogo jonico. Questo comporta lo spostamento del processo d’appello a Potenza.

Tra i condannati per l’ex Ilva, Nichi Vendola

Il verdetto di primo grado aveva portato a 26 condanne per i membri della famiglia Riva, precedentemente proprietari dell’impianto, dirigenti aziendali e alcuni politici locali e regionali, incluso l’ex governatore della Puglia, e presidente di Sinistra Italiana, Nichi Vendola.

L’ex presidente della Regione Puglia era stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione (di 5 anni la richiesta dell’accusa) per il reato di concussione aggravata in concorso. Fu assolto l’ex sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, a cui era invece contestata l’omissione in atti d’ufficio.

Bonelli: “Sono esterrefatto”

“Sono esterrefatto! L’inquinamento è stata un’invenzione? Morti e malattie non hanno responsabilità? Questa non è giustizia. Con questa decisione, su Taranto si infligge l’ennesima ferita dopo il disastro sanitario. I dati parlano chiaro. A Taranto, nel corso degli anni, è stato immesso in atmosfera il 93% della diossina prodotta in Italia, insieme al 67% del piombo, secondo quanto riportato dal registro Ines dell’Ispra, successivamente diventato E-Prtr”. Così in una nota il portavoce nazionale di Europa Verde Angelo Bonelli, che peraltro di Vendola è alleato in Avs.

La legge Cirami e la legittima suspicione

La decisione fa riferimento alla legittima suspicione,  introdotta nel nostro ordinamento giudiziario dalla legge Cirami (L. n. 248/2002).La legge Cirami ha, infatti, ampliato i casi di rimessione del processo aggiungendo alle altre due ipotesi disciplinate dal codice di procedura penale “gravi situazioni locali non altrimenti eliminabili” quella del legittimo sospetto.

Per Vendola si prospetta una probabile prescrizione.

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