Feltri, dichiarazione d’amore: “Il latino mi ha cambiato la vita, lingua visibile e invisibile”. Il nuovo libro

24 Set 2024 10:47 - di Alberto Consoli
Feltri latino

, Standing ovation per Vittorio Feltri che ha reso onore alla lingua di Cicerone, lingua viva più che mai. Il suo nuovo libro Il latino lingua immortale (Mondandori) è un viaggio colto e divertente, come nel suo stile mai paludato, tra frasi idiomatiche, citazioni, mopdi di dire con cui sono cresciute le nostre generazioni. Libero ne ha anticipato un capitolo dal titolo “Le radici visibili e le radici invisibili” dal quale si ricava una dichiarazione d’amore appassionata per il latino, lingua essenziale e splendida. Il direttore editoriale alla radice di molti termini di uso comune che si tende a considerare acquisizione dalla lingua inglese, ma che così non è. “Non ci facciamo caso, e spesso nemmeno lo sappiamo – è un passo del volume anticipato-. Ma noi tutti frequentiamo anche un latino sotterraneo. Noi tutti non solo parliamo ogni giorno una lingua che dal latino discende; ma usiamo un numero altissimo di espressioni e di parole che hanno attraversato i secoli senza passare per l’italiano. Che in qualche modo sono rimaste intatte, più o meno nella forma in cui deve averle usate anche Virgilio”.

Vittorio Feltri, l’amore per il latino in un nuovo libro

Sponsor, tutor, monitor, ad esempio ma  non solo. Il viaggio che ci propone Feltri è lungo, lunghissimo e avvincente. Salta dalla politica all’analisi linguista con brillantezza e ironia. Da dove deriva “In camera caritatis”?, espressione entrata nel gergo giornalistico. “Come vedete, il latino continua a insinuarsi nella nostra comunicazione. E anche in quella di tanti altri paesi del mondo occidentale, molto più di quanto sospettiamo. Non è questa l’unica parola che apparentemente arriva dall’inglese e che in realtà era stata già coniata nel mondo latino. Prendiamo la parola tutor, anche questa è ripresa dall’universo della lingua inglese e da lì poi torna da noi. Con un aspetto rifatto, con una nuova aria esotica, ma in effetti nata dalle nostre parti più di due millenni fa”.

Feltri e il latino: “Non ne conosciamo l’atto di nascita”

Una lunga lista di parole che usiamo di continuo e della cui provenienza latina non tutto ormai hanno sentore. “Il motivo è che non ne conosciamo l’atto di nascita, oppure, più semplicemente, che sono diventate routine e dunque nemmeno quel suono vagamente latineggiante ci riporta al mondo di Cicerone”. Il latino è una lingua strabiliante, una lingua che ha un passato presente e un presente passato che costituiscono la nostra possibilità di eternità. L’innamoramento di Feltri lo comprendiamo bene. La sua conoscenza non riguarda una ristretta cerchia di cultori della materia; ma tocca la più vasta comprensione di un patrimonio culturale, insieme letterario, filosofico, scientifico ed antropologico. È una porta aperta per la conoscenza. “Il latino mi ha cambiato la vita”, scrive Feltri.

Scrisse Giovannino Guareschi: “Il latino è una lingua precisa, essenziale. Verrà abbandonata non perché inadeguata alle nuove esigenze del progresso; ma perché gli uomini nuovi non saranno più adeguati ad essa. Quando inizierà l’era dei demagoghi, dei ciarlatani, una lingua come quella latina non potrà più servire. E qualsiasi cafone potrà impunemente tenere un discorso pubblicoparlare in modo tale da non essere cacciato a calci giù dalla tribuna. E il segreto consisterà nel fatto che egli, sfruttando un frasario approssimativo, elusivo e di gradevole effetto “sonoro” potrà parlare per un’ora senza dire niente. Cosa impossibile col latino”. E anche con Vittorio Feltri che con il suo nuovo libro rende onore a una lingua che ci ha modellato e continua a farlo.

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