“Pasticcio largo” sul referendum per la cittadinanza: Conte non firma, le opposizioni si spaccano

25 Set 2024 13:37 - di Gabriele Alberti
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L’opposizione si aggrega? Il campo stretto diventa largo? Macché. Neanche il referendum sulla cittadinanza riesce a fare da collante. A sinistra e sui media che contano suonano la grancassa sulle 500mila firma raggiunte. Eppure neanche questo risultato fa da lievito a questo soufflé sgonfio che si ostinano a chiamare campo largo. Giuseppe Conte si sfila e non firma. Il M5s, secondo partito di opposizione, non sarà della partita. Il leader grillino aveva preso tempo, a inizio agosto e anche a fine mese. «Leggerò il quesito e lo valuteremo», aveva risposto vago al pressing di Riccardo Magi di +Europa che lo invitava a decidere per la firma. Alla fine la valutazione è giunta: Conte non ha firmato. A motivare questa decisione è intervenuta per i cinquestelle  la vicecapogruppo Vittoria Baldino. Che ha parlato sì di supporto alla campagna, ma solo «a titolo personale ». La linea ufficiale del partito è ben altra e separata: c’è una nostra proposta in Parlamento sullo Ius scholae (che prevede un solo ciclo di studi), dunque si parta da quella. Sottotitolo: vogliamo tirare dritto con la nostra battaglia, non vogliamo annacquare la nostra identità.

Referendum sulla cittadinanza, festa prematura per le 500mila firme: opposizioni spaccate

Dunque, i festeggiamento sono prematuri, lo champagne aperto da parlamentari ed esponenti del mondo dello spettacolo va rimesso in frigo. Solo i rossoverdi dei Dioscuri Bonelli e Fratoianni mettono il sigillo sulla raccolta firme, andata a buon fine 48 ore fa. Anche Matteo Renzi di Italia Viva segue l’onda. Ma si sfila un altro attore dell’ormai ex campo largo: Azione di Carlo Calenda si sfila. E nel Pd, tanto per cambiare, la situazine non è così lineare: la segretaria Schlein ha firmato il 14 settembre a campagna già avviata, ma non ha fatto passare la sottoscrizione al referendum sulla cittadinanza una posizione ufficiale del partito. Non per la solita ritrosia dell’ala riformista – è il ragionamento che fa Repubblica- da Guerini a Del Rio già autori 13 vanni fa di una proposta di legge simile-. Ma per non “turbare” la Cgil, impegnata già in due referendum, quello sull’autonomia e quello sul Jobs Act. La foto festante di qualche giorno fa alla Festa di Avs è già sorpassata.

Dal campo largo al “pasticcio largo”

Insomma, l’unità sperata sul referendum si riduce un “pasticcio largo”. Non ce la fanno proprio. Ricordiamo che se il referendum dovesse passare allora verranno ridotti da 10 a 5 gli anni di residenza legale nel nostro Paese richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni. Eppure i numeri certificano che l’Italia è tra le Nazioni europee che concede il maggior numero di cittadinanza. La stessa proposta autonoma di Forza Italia non prevede la riduzione da 10 a 5 anni del ciclo di studi. E  Giorgia Meloni, intervenuta in un punto stampa a New York a margine dei lavori dell’Unga, ha ribadito il chiaro “no” all’idea di dimezzare i tempi per ottenere la cittadinanza: “Penso che il termine dei 10 anni sia un termine congruo, penso che l’Italia abbia un’ottima legge sulla cittadinanza”.

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