Inchiesta di Perugia, la deposizione di Melillo: “Grave quanto accaduto al ministro Crosetto, spiato illegittimamente”

19 Set 2024 14:16 - di Giulia Giani
inchiesta di Perugia

L’inchiesta di Perugia sui dossieraggi portati avanti dal finanziere Striano e dal magistrato Laudati, per i quali la procura ha chiesto nuovamente gli arresti, si arricchisce della deposizione del procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo davanti ai magistrati di Roma, raccontata nei dettagli dal Corriere. Una deposizione che getta nuove, inquietanti ombre sulle operazioni di cui è stato vittima, tra gli altri, Guido Crosetto, ministro della difesa.

Le parole di Melillo: “Su Crosetto commessi gravi abusi”

“Nella vicenda che ha riguardato il ministro Crosetto non c’è nulla che lasci intendere minimamente che abbia avuto radice in segnalazioni di operazioni finanziarie sospette e quindi, possibilmente, indicazioni del magistrato incaricato delle Sos, perché mancava proprio il file originario, nel senso che non c’era nessuna Sos. E questo rende palesemente abusiva e arbitraria l’attività svolta dal tenente Striano, che lui rivendica sotto la dizione preinvestigazioni”.

Era l’8 marzo del 2003, e davanti al procuratore di Roma Francesco Lo Voi e alla sostituta Antonia Giammaria sedeva il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, per illustrare ciò che aveva accertato sui presunti dossieraggi avvenuti dietro lo scudo dell’ufficio che dirigeva da soli nove mesi. Quella deposizione rappresenta l’inizio della slavina che ha travolto il tenente della Guardia di finanza che lavorava negli uffici della Pna in via Giulia e l’ex sostituto procuratore nazionale antimafia Antonio Laudati.

La denuncia di Crosetto e l’inchiesta di Perugia

L’indagine era nata dalla denuncia del ministro della Difesa dopo alcuni articoli sui suoi redditi usciti su un quotidiano tra l’estate e l’autunno 2022, con la scoperta degli accessi alle banche dati riservate da parte del finanziere che all’epoca guidava il “gruppo Sos” della Superprocura. Un’attività “radicalmente abusiva dal punto di vista delle competenze del mio ufficio assolutamente inimmaginabili”, denunciò Melillo ai colleghi “resa evidentemente possibile dalla precedente organizzazione dell’ufficio”.

Il caos all’interno della procura antimafia prima di Melillo

Dal caso Crosetto, scrive il Corriere, è emersa una realtà che il superprocuratore dipinge come sostanzialmente fuori controllo, fino al suo arrivo a giugno 2022. “Ho notato — spiega  Melillo— che alcuni settori più delicati erano caratterizzati da una sostanziale assenza di regole scritte, finalizzate proprio al presidio delle garanzie per me irrinunciabili di trasparenza, correttezza e obiettività dei criteri di organizzazione”.

Aggiungendo, in una relazione consegnata ai Pm: “Le mie preoccupazioni sul più generale tema della tenuta delle garanzie di corretta e rigorosa gestione dei delicatissimi dati personali contenuti nelle Sos (che ormai annualmente riguardano 150.000 operazioni finanziarie e, direttamente o indirettamente, circa un milione di persone) sono state nel tempo condivise, con precipuo riguardo alle frequenti pubblicazioni di dati di grande sensibilità politica e istituzionale, anche con il comandante generale della Guardia di finanza, il governatore della Banca d’Italia e con i direttori dell’Uif”, cioè l’Unità di informazione finanziaria della banca centrale che si occupa di riciclaggio e finanziamenti del terrorismo.

Le parole di Lo Voi e l’inchiesta di Perugia

Ma già nel marzo 2003, al tempo della deposizione di Melillo, l’allarme era aumentato alla luce dell’autodifesa del tenente dopo la scoperta delle sue ricerche su Crosetto. “Ha risposto — riassume il procuratore Lo Voi  riferendosi a Striano— che non aveva bisogno di alcun incarico perché da tantissimi anni svolgeva questo tipo di attività che lui definisce di pre-investigazione, anche a prescindere dalle Sos, e senza riferire ad alcuno, in virtù di una particolare vicinanza di legame professionale con il dottor Laudati”

Da Striano comportamenti inaccettabili

Il superprocuratore Melillo ricorda ciò che a marzo di quest’anno ha riferito all’Antimafia, e cioè che di fronte agli elementi emersi a carico del tenente, Laudati gli disse: “Io su Striano metto la mano sul fuoco”, ma lui lo mise in guardia: “Quante mani hai da potere disporre così facilmente”. E sulla vicenda Crosetto, verificatasi dopo il suo approdo alla Pna, ribadisce: “Certamente Striano non ha svolto alcun accertamento di alcun tipo su mio incarico, né in questo caso né in altri. Comportamenti del genere sono non soltanto inammissibili, ma anche praticamente impossibili nell’assetto organizzativo da me dato “

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