Israele-Libano, senza tregua: Hezbollah identifica un secondo comandante ucciso nel raid su Beirut. Usa: no all’escalation
Non solo attacco coi cercapersone, ma un’azione articolata su più fronti che stringe il Libano in una morsa concentrica. Una strategia a tenaglia, quella israeliana che centra nel mirino la roccaforte di Hezbollah alla periferia meridionale di Beirut, e che ha provocato almeno 14 morti e 66 feriti. Nel raid in cui è stato ucciso Ibrahim Aqil, capo della forza Al-Radwan, Hezbollah nel giro di breve identifica un secondo comandante ucciso. Si tratta di Ahmed Wahabi, 60 anni, che, secondo quanto riferito dal Partito di Dio: «Ha diretto le operazioni militari dell’unità d’elite al-Radwan fino all’inizio del 2024. Assumendo poi la responsabilità dell’unità centrale di addestramento dopo la morte di Wissam Tawil», ucciso in un raid a gennaio.
Israele-Libano, attacco a Beirut: Hezbollah identifica un secondo comandante di alto rango ucciso
La risposta dei miliziani non si è fatta attendere. E arriva con il lancio di una raffica di razzi (circa 130) dal Libano verso il nord di Israele. Intanto, secondo il ministero della Salute libanese, sono almeno 37 i morti e migliaia i feriti dopo le esplosioni dei cercapersone in dotazione ai membri di Hezbollah, saltati in aria così come migliaia di altri dispositivi wireless (pannelli solari, cellulari, radio, automobili ed elettrodomestici) in tutto il Paese.
E se per l’Iran «la follia israeliana ha superato il limite» – ha detto l’ambasciatore iraniano all’Onu, Ali Bahreini durante il Consiglio di Sicurezza, chiedendo alla comunità internazionale e all’organo delle Nazioni Unite di condannare le sue azioni – gli Stati Uniti, pur sottolineando che non starebbero versando lacrime per l’uccisione del comandante di Hezbollah Ibrahim Aqil, ribadiscono tuttavia di non essere d’accordo con Israele sull’escalation. E sul fatto che una guerra con il Libano faccia raggiungere gli obiettivi prefissati.
Usa in «disaccordo con Israele su escalation»
«Ibrahim Aqil era responsabile dell’attentato all’ambasciata di Beirut 40 anni fa. Quindi nessuno versa una lacrima per lui», ha detto McGurk intervenendo alla conferenza del Consiglio israelo-americano a Washington. «Detto questo – ha subito aggiunto poco dopo – abbiamo dei disaccordi con gli israeliani sulle tattiche e su come si misura il rischio di escalation. È una situazione molto preoccupante. Sono molto fiducioso che attraverso la diplomazia, la deterrenza e altri mezzi riusciremo ad uscirne».
Tanto che, a stretto giro McGurk aggiunge anche altro, ribadendo la posizione degli Stati Uniti: «Non pensiamo che una guerra in Libano sia il modo per raggiungere l’obiettivo di riportare le persone nelle loro case… Vogliamo una soluzione diplomatica a nord. Questo è l’obiettivo. Ed è quello per cui stiamo lavorando».
Hamas sul raid in Libano: «Israele pagherà a caro prezzo la follia su Beirut»
Anche Hamas fa sentire la sua voce: e ancora una volta il suo è un grido di guerra. Israele pagherà a caro prezzo «il crimine» e la «follia» commessi a Beirut, con il raid di ieri nel quale sono stati uccisi due importanti comandanti di Hezbollah – Ibrahim Aqil e Ahmed Wahabi – e altri militanti del gruppo, fanno sapere i miliziani palestinesi, che già ieri avevano condannato «la brutale aggressione sionista».