La Francia vuole Trinità dei Monti ma si tiene la Gioconda. L’esilarante richiesta di Parigi

13 Set 2024 13:39 - di Mario Campanella
Francia Trinità dei Monti

“E i francesi che si incazzano”, diceva Paolo Conte a proposito di Bartali. La Francia stavolta non è invidiosa dei nostri successi ciclistici ma addirittura pretende Trinità dei Monti, con tanto di carte bollate, come ieri ha evidenziato il vicepresidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli.  La Corte dei Conti francese ha infatti fatto sapere che serve la conferma dello status giuridico della scalinata di Trinità dei Monti “necessaria per chiarire le responsabilità in termini di manutenzione e restauro”, confermando che quanto detto da Rampelli non era un’anticipazione del 1 aprile ma una triste e ridicola verità.

Perché la Francia rivuole Trinità dei Monti

Uno si chiede: ma possibile che i francesi, alle prese con una crisi politica senza via di uscita, divisi e lacerati, con un presidente della Repubblica contestato da tutti, vogliano davvero Trinità dei Monti? La risposta è si. Perché la bellissima opera del XVIII secolo è stata finanziata da loro e i magistrati contabili di Parigi sostengono che, “ci sarebbero conti bancari nascosti”. Una dichiarazione di guerra romantica e sardonica allo stesso tempo, che riaccende l’antica rivalità tra cugini che non si amano, pur condividendo grandi tracce culturali e storiche.

Monnalisa e le altre opere prelevate da Napoleone

Rivendichiamo sempre scherzosamente (ma non troppo) la restituzione de La Gioconda, che illumina le bellezze del Louvre, ma il grande Napoleone, dal suo arrivo in Italia, fece una razzia di opere d’arte mai più riconsegnate.

Il Louvre conserva: La predicazione a Gerusalemme del Carpaccio, La Vergine Casio di Botraffio, San Bernardino e San Luigi del Moretto da Brescia.

Ma Bonaparte non si fermò certo qui, perché fece incetta di capolavori:  tutti gli altri quaderni e scritti autografi di Leonardo sono conservati nella Bibliothèque National de France di Parigi, e poi il prezioso manoscritto delle Bucoliche di Virgilio con le miniature di Simone Martini, L’Incoronazione di spine, eseguita da Tiziano Vecellio, circa 1.800 dipinti della collezione borbonica a Napoli, il rastrellamento totale delle opere appartenenti al Regno di Sardegna e poi vari dipinti di Giotto, Raffello e altri maestri del Rinascimento, quasi tutti al Louvre.

Insomma, se facessimo un conto ridando loro la meravigliosa Trinità dei Monti, dovremmo avere indietro almeno dieci miliardi di euro in beni trafugati dal generale e mai più ritornati in loco.

Se si oltrepassa il senso del ridicolo

La Francia ha oltrepassato il senso del ridicolo, con una richiesta da ancien regime che si farebbe fatica a considerare persino seriamente, se non provenisse dalla Corte dei conti. Che non manca di accusarci di “sciatteria” nella manutenzione della scalinata, (loro, che conservano le spoglie di San Francesco da Paola in un tugurio a Tours).

Non è nemmeno più una guerra di formaggi o di vino, di champagne e prosecco, ma una sorta di riedizione moderna della lite tra Materazzi e Zidane. “Che le balle ancora gli girano”, dice Paolo Conte, mentre descrive Bartali pedalando sui suoi sandali. Una risata, in fondo, li seppellirà.

 

 

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