La Germania s’è “mangiata” mezza Europa, ora fa le barricate anti-Italia su Unicredit-Commerzbak…

24 Set 2024 14:12 - di Luca Maurelli

Parla di “attacchi ostili e acquisizioni ostili non positivi per le banche”, il cancelliere Scholz, dall’America, lancia una crociata “protezionista” contro il colosso italiano Unicredit che si è permesso di acquisire una quota che le consente di aspirare al controllo del gigante tedesco Commerzbank, come se da anni Berlino e i suoi manager d’assalto, forti delle varie crisi sugli scenari europei, non si fossero permessi ben altri shopping selvaggi in tutta Europa.

La Germania teme l’assalto di Unicredit e Commerzbank, perché?

Ma quali sono i veri motivi della reazione furibonda di Scholz? La mini-scalata della banca “made in Italy” consumata in trasferta, ora infastidisce la fragile economia tedesca, che cresce meno di quella italiana e che qualche anno vede in forte sofferenza il proprio settore creditizio. Scholz parla di “operazione ostile, aggressiva e non concordata”, a proposito del mini-assalto di Unicredit, che lunedì ha acquisito tramite strumenti finanziari l’accesso ad un ulteriore 11,5% del capitale azionario, associandosi così una quota di circa il 21%. UniCredit ha dichiarato di aver richiesto l’autorizzazione ufficiale alla BCE per aumentare la propria partecipazione fino al 29,9% di Commerzbank, evitando così la presentazione di un’Opa. Ma neanche questo ha rabbonito il governo tedesco. E’ un fatto di principio, forse…

La reazione stizzita del cancelliere Scholz

“Unicredit è diventata improvvisamente il maggiore azionista di Commerzbank e ora il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, è arrabbiato”, scriveva ieri il quotidiano tedesco “Berliner Zeitung commentando l’aumento della partecipazione dell’istituto di credito italiano nella banca tedesca.  Alle parole del cancelliere ieri aveva reagito, sempre da New York, il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “In Europa esiste il libero mercato, non capisco perché quando qualcuno viene ad acquistare in Italia si dice che siamo in un sistema europeo moderno di mercato unico, mentre quando un soggetto italiano acquista fuori non è più nel mercato unico: sono iniziative di privati e legittime, e quindi non comprendo come questo possa essere un atto ostile”.

La colonizzazione dell’Europa da parte dei tedeschi

Il punto è che la Germania, da almeno trent’anni, fa man bassa in tutta Europa di aziende in crisi in economie in crisi, per non parlare della razzìa avvenuta negli anni a cavallo del 2010 in Grecia, quando Atene era a un passo dal default e dall’uscita dall’area Euro e i tedeschi, dopo aver autorizzato con grandi reticenze l’utilizzo del fondo salva-Stati, si lanciarono sulla colonizzazione delle infrastrutture greche, decisive per l’economia turistica del Paese. Praticamente tutti gli aeroporti greci finirono in mano ai tedeschi, poi Deutsche Telekom si fiondò su Hellenic Telecom mentre  il 67% del porto di Salonicco andò a un consorzio internazionale composto da Deutsche Invest Equity Partners GmbH, Belterra Investment e Terminal Link. Il piano di privatizzazione di Atene, con un’economia in ginocchio, vide i tedeschi all’assalto, con pochi scrupoli, sia chiaro, altro che ostilità. Negli ultimi anni, poi, diverse aziende tedesche sono state attive nell’acquisizione di quote azionarie di imprese europee, in particolare nei settori tecnologico, industriale e sanitario.

L’assalto al settore tecnologico e dell’innovazione

Nel settore tecnologico, ad esempio, SAP, leader tedesco del software, ha consolidato il suo portafoglio attraverso acquisizioni di società specializzate in cloud computing e soluzioni aziendali in Europa. Anche Siemens, gigante dell’industria e della tecnologia, è stata coinvolta in numerose operazioni, focalizzandosi soprattutto sull’innovazione e la digitalizzazione industriale, attraverso l’acquisizione di aziende come Varian Medical Systems nel settore della tecnologia medica.

Inoltre, la Germania rimane uno dei leader nel mercato europeo delle fusioni e acquisizioni. Nel 2022 e 2023, il mercato ha visto numerose operazioni che hanno coinvolto aziende tedesche in ambiti come la salute e il consumo. Nonostante un inizio di 2023 più debole per il settore delle fusioni e acquisizioni, il secondo semestre ha mostrato segnali di ripresa, con un aumento di operazioni soprattutto nei settori tecnologico e industriale. Tra le società tedesche attive in questo contesto ci sono grandi nomi come BASF e Volkswagen, che hanno espanso la loro presenza internazionale attraverso acquisizioni strategiche in Europa​.

 Il monito della Ue contro il protezionismo bancario

La Ue, però, non sembra allineata alla linea anti-italiana di Berlino e oggi sostiene che aggregazioni anche “globali più grandi e diversificate” sono un “vantaggio” per l’economia europea e le fusioni possono rendere gli istituti di credito più “resilienti” di fronte agli “shock” che periodicamente devono affrontare. Lo dice all’Adnkronos un portavoce della Commissione Europea, a proposito della possibile fusione tra Unicredit e Commerzbank, pur premettendo che l’esecutivo comunitario non commenta “i singoli casi di consolidamento bancario”.

“Disponiamo di un settore bancario forte nell’Unione Europea – afferma – di solide posizioni patrimoniali e di liquidità sufficiente. Ciò è dovuto alle riforme attuate, compresa l’Unione bancaria. Le fusioni potrebbero rendere le banche più resilienti agli shock, grazie ad una maggiore diversificazione delle attività. E permetterebbero alle banche europee di avere modelli di business più efficienti, di perseguire strategie di crescita e di investire nella digitalizzazione”.

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