Laboratorio transgender per minori a Roma Tre, il ministero indaga sul bando. La non risposta del rettore

25 Set 2024 20:04 - di Elsa Corsini

La bomba è esplosa. Il laboratorio per bambin* trans e gender creative (con l’immancabile asterisco)  rivolto ai giovanissimi tra i 5 e i 14 anni, targato Università Roma Tre, ha scatenato un putiferio. Tra i primi a polemizzare con il progetto, condiviso dal Comitato etico dell’ateneo,  l’associazione Pro Vita e famiglia e il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, che ha chiesto al ministro Anna Maria Bernini lumi sul bando. Pro Vita, invece, ha lanciato un petizione popolare per chiedere l’annullamento dell’evento  in programma per il 28 settembre a Roma. Iniziativa “‘ideologica priva di qualsiasi contesto scientifico condiviso”, dicono rivolgendosi al rettore Massimiliano Fiorucci.

Laboratorio transgender, Rampelli interroga il ministro Bernini

Rampelli ha depositato un’interrogazione al ministro dell’Università e della Ricerca giudicando inaccettabile il coinvolgimento di bambini di 5 anni. “È un colpo ferale alla libertà dei minori di crescere senza condizionamenti né coercizioni indotte, così come alle mamme e ai papà espropriati del loro diritto dovere di educare e formare i loro figli in un’età così delicata”. Ribadiamo – continua il deputato di FdI – “che ogni adulto è libero di fare le sue scelte e deve vedersi riconosciuti i medesimi diritti, omo, etero o altro, ma giù le mani dai nostri bambini”.

L’iniziativa va oltre i requisiti del bando di ricerca

Ma c’è dell’altro. L’iniziativa sarebbe andata oltre i requisiti del bando previsto dall’ateneo. La responsabile del progetto di ricerca titolare del laboratorio, Michela Mariotto, aveva vinto un assegno di ricerca a gennaio del 2024 per la realizzazione di ben altro. La creazione di “uno studio empirico per comprendere l’impatto dei discorsi di odio on line sulla vita quotidiana degli adolescenti”, finanziato con i fondi del Pnrr. Il bando vinto da Mariotto (che prenderà quasi 24mila euro) si è trasformato, invece, in un esperimento sociale sul gender nel quale sono coinvolti bambini della scuola primaria.

FdI all’attacco, Mennuni: inaccettabile

Anche Lavinia Mennuni, senatrice di FdI, va all’attacco e chiede a Bernini di intervenire. “Un simile indottrinamento non può essere tollerato. Già altrove, in scuole di ogni ordine e grado, numerosi genitori denunciano da tempo attività rivolte ai loro figli con chiari riferimenti alla sfera intima. Mi auguro che anche l’Università Roma Tre, se confermata, revochi questa iniziativa”. Anche Antonio Baldelli di FdI si unisce alle proteste e contesta ai paladini del laboratorio transgender di aver “passato la misura”.

Il Miur ha avviato indagini sui requisiti del bando

La notizia ha indotto la ministra Bernini a dare mandato agli uffici del ministero di contattare l’Università Roma Tre per acquisire, in tempi rapidi, informazioni sull’iniziativa. In particolare, il ministro ha chiesto di verificare se il progetto corrisponda ai requisiti previsti dal bando che ha consentito all’Università di accedere a fondi pubblici. In caso contrario i fondi assegnati potranno essere revocati.  È già in corso da parte degli uffici del Miur un accertamento, “che si concluderà in tempi brevissim”, riferiscono fonti del Ministero.

La timida e incomprensibile replica dell’Ateneo

L’Università Roma tre per ora se la cava con giri di parole. “Per sua natura la ricerca è chiamata a esplorare territori di confine, lungo i quali non sono consolidate conoscenze adeguate; ciò costituisce un preliminare necessario alla formulazione di ogni tesi e di ogni giudizio”. Quindi si contesta una polemica “strumentale e disinformata sull’iniziativa”, che – si legge nel comunicato – “altro non è che una delle fasi di un progetto, uno studio scientifico di natura qualitativa sul benessere di bambini/e e ragazzi/e con un’espressione e/o identità di genere non normativa clinicamente riconosciuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità”. Ma nessuna risposta sul bando.

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