L’editoriale. Più Italia in Europa: la ricetta “coerente” con il cambiamento richiesto dai popoli

18 Set 2024 6:30 - di Antonio Rapisarda

La nomina di Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo dell’Unione europea (con deleghe pesanti alla Coesione, alle Riforme e al Pnrr) è una splendida notizia per l’Italia e per l’Europa. E certo: dall’altra parte è una pessima notizia per chi ha costruito, retroscena su retroscena, l’ennesima cattedrale di menzogne sulla dimensione politica del governo Meloni nel contesto internazionale. La realtà, come al solito, ha cancellato in un sol colpo le lamentazioni “preventive” delle prefiche e dei profeti di sventura di stanza a sinistra: nessuna ritorsione contro l’Italia dopo il no – coraggioso, motivato e trasparente – di Giorgia Meloni alla riconferma di Ursula von der Leyen. Non solo, dunque, l’Italia ha ottenuto più di ciò che le spettava di diritto ma per la prima volta la destra politica esprimerà un proprio uomo ai vertici delle istituzioni comunitarie.

Come si traduce tutto questo? Come un capolavoro politico della premier. Senza se e senza ma. Ad avere avuto la meglio non sono stati i tatticismi, i calcoli al bilancino o la sottomissione (altamente consigliata dai Vermilinguo a mezzo stampa) allo status quo. Al contrario: sono stati la coerenza e l’aderenza agli obiettivi. In nome di cui e per i quali è stato giusto dare un segnale, l’astensione, nei confronti del metodo utilizzato nel primo Consiglio europeo, quando Macron e Scholz – i due grandi sconfitti delle Europee – architettarono in solitaria le nomine dei top jobs senza considerare il responso delle urne. Ed è stato giusto dare un segnale ancora più netto nel merito: a proposito dell’agenda proposta da von der Leyen la quale, sposando nelle premesse l’anti-sociale svolta green, non ha tenuto conto delle priorità e della voglia di cambiamento manifestate dagli elettori.

L’Italia, il suo governo e le forze di maggioranza, hanno continuato poi a fare la propria parte nell’interesse specifico dei popoli europei: come è avvenuto con successo in questi due anni, seppur dall’opposizione alla Commissione, sui temi dell’immigrazione, dell’agricoltura, dell’energia e dell’autonomia strategica. Come? Proponendo come commissario italiano Raffaele Fitto. L’esponente che più si è speso, fuori e dentro i confini nazionali, per rendere realizzabile e al passo con le esigente concrete il progetto comunitario più importante e costoso: il Pnrr. Il risultato è “più Italia”: una clamorosa affermazione del nostro sistema-Paese, del suo peso specifico ma anche della sua attuale governance, dato che nemmeno con l’esecutivo “eurolirico” che indicò Paolo Gentiloni aveva ottenuto tanto. Lo comprendiamo: si tratta di un vero e proprio shock per chi – da Repubblica e Stampa in giù, dal Pd ai 5 Stelle e cespugli – ha incautamente sancito la fantomatica «irrilevanza» dell’Italia prima ancora del fischio d’inizio della partita.

La verità è che l’Europa – nonostante i tentativi di sovvertire la volontà dei cittadini – sta cambiando verso e che gli isolati stanno diventando gli altri. A dimostrarlo, dopo il boom del Ppe, di Ecr e degli identitari, è proprio il nuovo esecutivo europeo che rispecchia ciò che sul Secolo d’Italia abbiamo sottolineato a più riprese: lo spostamento “eurorealista” a destra. I Verdi, ritenuti da certo mainstream una sorta di riserva della Commissione, non hanno ottenuto alcun Commissario europeo: segno che sono estrema minoranza in tutta Europa. Più che “dimagriti” i socialisti e i liberali, che tengono con le unghie alcune posizioni al netto però di due esecutivi – ancora quello del francese Macron e quello del tedesco Scholz – le cui agende sono stato più che sconfessate dalle proprie opinioni pubbliche nazionali e le leadership plasticamente ridimensionate da von der Leyen. A dirlo meglio di tutti allora, con un raro moto di sincerità, è uno sconfortato capodelegazione del Pd Nicola Zingaretti: «Nasce una Commissione conservatrice specchio dei governi europei di questo momento». Evidentemente non l’aveva vista arrivare…

Proprio così, questo spostamento si manifesterà plasticamente in Commissione, nel Consiglio Ue – dossier su dossier – così come è avvenuto nel Parlamento europeo. Lì dove il centrodestra “modello italiano” ha già frantumato ogni maldestra illusione di arco costituzionale dimostrando di essere pienamente in partita sulle vicepresidenze, sulle commissioni parlamentari e soprattutto sulle priorità. Molte delle quali adesso appannaggio di Raffaele Fitto a nome di tutta Europa. E questo sarebbe il frutto del famoso «governo irrilevante»…

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