Migranti, guerra ai clan infiltrati nei flussi regolari. Mantovano: “Piano d’azione con le parti sociali”

23 Set 2024 15:32 - di Federica Parbuoni
migranti mantovano

Migliorare le norme che regolano il flusso di migranti regolari in Italia, introducendo “correttivi rispetto alle anomalie riscontrate”, alcune delle quali rendono “verosimile l’ipotesi dell’esistenza di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata“. È stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, a illustrare il piano del governo per rendere più efficaci e più sicuri i flussi di migranti regolari in Italia. Il governo si appresta a presentare un provvedimento ad hoc in un prossimo Consiglio dei ministri, ma prima ha deciso di avviare una fase di “confronto costruttivo e propositivo tra le parti sociali e il governo, con i rappresentanti dei ministeri maggiormente interessati”. Mantovano, impegnato oggi in tre incontri sul tema con i sindacati, le associazioni datoriali e le associazioni di volontariato e umanitarie, ha spiegato che lo scopo è “raccogliere suggerimenti e proposte”.

L’impegno del governo per migliorare i flussi regolari e i risultati nel contrasto di quelli irregolari

La “riflessione – ha chiarito il sottosegretario – trae spunto, fra l’altro, da una ricognizione effettuata nei mesi scorsi dalla Presidenza del Consiglio, insieme con tutti i ministeri che hanno competenza in materia, che ha riguardato l’applicazione delle norme esistenti”. La “questione – ha sottolineato Mantovano – non riguarda, quindi i traffici irregolari di migranti. Per i quali l’azione del governo italiano, nonostante mille ostacoli, anche interni, ha permesso fino a questo momento di abbattere di circa il 66% (siamo ai 2/3) gli arrivi illegali rispetto al medesimo periodo dello scorso anno, e di oltre il 30% rispetto al medesimo periodo del 2022, quando non erano ancora esplose le crisi a Gaza e in Libano”. “Questo – ha rivendicato il sottosegretario – è stato possibile, nonostante la fortissima pressione migratoria dal Sud del Mediterraneo, grazie ai rapporti di collaborazione sempre più stretti con alcuni degli Stati di origine e con quelli di transito, in particolare con Tunisia e Libia. Ma oggi ci concentriamo su un’altra questione, che riguarda i flussi migratori formalmente regolari”.

Più click day divisi per settore: le ipotesi allo studio e il confronto con le parti sociali

Fra le ipotesi allo studio del governo, secondo quanto emerso, vi è quella di promuovere più click day durante l’anno, anche specializzati per tipologie di settore, come in agricoltura e turismo. Gli “aspetti su cui intervenire – ha spiegato Mantovano – sono quelli della verifica delle domande di nulla osta al lavoro del meccanismo del click day; della definizione delle quote; del rafforzamento dei canali di ingresso speciali, e più in generale; della collaborazione con le parti sociali e le associazioni di categoria, allo scopo di definire i fabbisogni di manodopera”. Le ipotesi sono “aperte”, ha precisato Mantovano, ribadendo che il “provvedimento che terrà conto delle proposte e delle idee delle parti sociali, nel rispetto dell’indirizzo di questo governo in materia di immigrazione”.

Dalle analisi dei dati sul decreto flussi “anomalie preoccupanti”

Ripercorrendo il meccanismo attuale di applicazione del decreto flussi e l’introduzione in via sperimentale della programmazione triennale da parte del governo, Mantovano ha poi parlato di un “quadro preoccupante” emerso dai monitoraggi voluti dalla presidenza del Consiglio d’intesa con le amministrazioni interessate. Dai dati sono emerse, infatti, anomalie tali da suffragare l’ipotesi di infiltrazioni della criminalità organizzata nel meccanismo del click day.  In particolare, il sottosegretario si è soffermato sul fatto che per alcuni territori, come la Campania, le richieste di ingressi sono “manifestamente eccedenti rispetto alla capacità di assorbimento del tessuto imprenditoriale” e che molti stranieri non hanno poi stipulato il previsto contratto di lavoro. In Campania non si è raggiunto neanche il 3%, ma il problema “si riscontra in proporzioni differenti in quasi tutte le Regioni italiane”.

I riscontri all’ipotesi delle infiltrazioni della criminalità organizzata

Dunque, “la portata dei numeri e dei territori maggiormente interessati” porta a “ritenere che i ‘decreti flussi’ siano stati utilizzati come meccanismo per consentire l’accesso in Italia, per una via formalmente legale, a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro”. “C’è una conferma nelle indagini in corso, che stanno facendo emergere questa realtà”, ha precisato Mantovano, ricordando l’esposto del premier Giorgia Meloni al riguardo e “l’impulso dato dalla procura di Salerno“, che ”sta dando riscontri”.

Il caso Bangladesh e il sospetto di un collegamento con i clan stranieri

Ad avvalorare l’ipotesi delle infiltrazioni criminali c’è inoltre il fatto che “la stragrande maggioranza degli stranieri entrati in Italia negli ultimi anni avvalendosi del Decreto Flussi” proviene dal Bangladesh, già al centro di segnalazioni da parte della autorità diplomatiche sulla possibilità di una “effettiva esistenza di fenomeni di compravendita di visti per motivi di lavoro”. Il Bangladesh, ha ricordato ancora il sottosegretario, con dati aggiornati al 20 settembre, è anche lo stato da cui proviene la maggioranza relativa di ingressi irregolari”. Questo “presuppone l’esistenza di un collegamento tra organizzazioni presenti nello Stato di partenza e nello Stato di arrivo”, ha spiegato Mantovano, evitando di scendere “nello specifico di altri indici di anomalia riscontrati”. “Quel che è sicuro – ha concluso – è che ci troviamo di fronte a un meccanismo di frode e di aggiramento delle dinamiche di ingresso regolare, con la pesante interferenza del crimine organizzato, che oltre a descrivere un fenomeno delinquenziale, di fatto impediscono ai decreti flussi di effettuare l’incrocio tra disponibilità di lavoratori di Paesi extra Ue e richiesta delle imprese”.

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