Open Arms, Salvini: “Rifarei tutto, non faccio sbarcare terroristi”. Palamara: “Quell’ordine di scuderia nell’Anm”

17 Set 2024 9:03 - di Federica Argento
Open Arms Salvini

“Spero che a sinistra qualcuno si vergogni, perché un conto è contestare Salvini nei Comuni e nelle Regioni, un conto è dire “non riesco a sconfiggere il mio avversario politico perché gli italiani si fidano di luì e provo a mandarlo in galera”: è qualcosa di veramente imbarazzante, non riuscirei a farlo». L’ha detto il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, a «Quarta Repubblica» su Rete4 a proposito della richiesta di condanna nel processo su Open Arms. Ha paura di essere condannato?, gli chiede Porro. «No, rifarei domani quello che ho fatto. Non sono preoccupato per me, onestamente mi è pesato spiegare ai miei figli cosa stava succedendo». Continuano le polemiche dopo la richiesta abnorme del PM di Palermo di 6 anni di reclusione. Salvini imputato per sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio per aver impedito, nel suo ruolo di ministro dell’Interno, lo sbarco di 147 migranti.

Salvini: “Non mollo”

«Patteggerò? No. Io ritengo di aver mantenuto una promessa, quella di ridurre gli sbarchi. Io non patteggio, sono convinto di aver ragione. Non sono un sequestratore». «Stanno provando in ogni maniera a mettere in difficoltà questo governo, e quindi attaccano me». «Quando ho scelto la Lega e ho scelto di servire il mio Paese, ho messo in conto di dar fastidio qualcuno e dietro l’immigrazione clandestina ci sono interessi». Così Matteo Salvini a Quarta Repubblica su Rete4. «Oggi c’era il premier britannico che è di sinistra ed è venuto a chiedere a noi come facciamo a ridurre gli sbarchi e pure Scholz che è di sinistra vuole bloccare, lo dice pure la Harris e l’unico politico a processo sono io». Il vicepremier – che ha avuto la solidarietà piena della premier Meloni- replica alle accuse. Ospite di Nicola Porro Quarta Repubblica, afferma: “Non ho paura, è un processo all’Italia e non al politico”, ha premesso. Dunque, ancora una volta ha spiegato che “mi è pesato spiegare tutta questa situazione ai miei figli”. “Quello che mi ha colpito in queste 48 ore è che mi è arrivata solidarietà anche da gente lontanissima dalla Lega che dice che la politica deve avere anche buon gusto”, ha ricordato. Non ha rinnegato nulla.

Processo Open Arms, Salvini: “Tutto era concordato con Conte. Toninelli non si ricorda…”

Rifarei tutto quello che ho fatto, ribadisce a proposito della vicenda Open Arms. E rilancia: “Io i terroristi non li faccio sbarcare! ” . E, dato più importante: “Rivendico anche di aver dimezzato i morti nel Mediterraneo”. Salvini aggiunge: “Ritengo di aver difeso la sicurezza del mio Paese e di aver mantenuto una promessa con chi mi ha votato. Io non patteggio sono convinto di quello che ho fatto. È un processo politico contro di me, contro la Lega e contro il governo Meloni”. Il leghista, insomma, ribadisce di non avere alcuna volontà di patteggiare. La farsa del processo a Salvini assume contorni ancor più inverosimili quaando Porro manda in onda un servizio molto illuminante. Nei giorni della vicenda Open Arms, era capo del governo Giuseppe Conte. Ma soprattutto era il titolare delle Infrastrutture Danilo Toninelli. “Tutto quello che facevamo era concordato con Conte e con il governo”, ricorda Salvini. Poi l’affondo contro il grillino smemorato. “Al processo, Toninelli è stato interrogato ma non si ricordava niente”. Nel serrvizio di Quarta Repubblica viene infatti mandato un filmato nel quale l’ex ministro rivendicava a sé il “merito” di avere chiuso i porti.

Palamara al Tempo: “L’Anm assecondava le correnti di sinistra contro Salvini”

Interessante notare come in trasmissione venga fatto notare il “metodo Palamara”, ossia l’ordine di scuderia che nel 2018-19 ricorreva. E lo ricorda lo stesso ex presidente dell’Anm al Tempo: “Era un ordine di scuderia della corrente di sinistra della magistratura di attaccare Matteo Salvini. Quell’ordine lo diede l’Anm, che emanò quel provvedimento su ciò che stava accadendo sulla nave Diciotti. E poi lo diede lo stesso Consiglio superiore della magistratura. Io non posso ovviamente rinnegare quello che ho scritto nella chat con il procuratore Paolo Auriemma: ma in quella frase, come ho chiarito direttamente con lo stesso Salvini, non stavo esprimendo una determinazione personale ma interpretavo la volontà politica della maggioranza di centrosinistra, che in quel momento caratterizzava l’Anm».

Palamara: cosa dimostrano quelle chat con  Auriemma

L’idea era quella di “accerchiare” l’allora ministro dell’Interno, facendo leva sul tema dell’immigrazione e sui porti chiusi. Nella famosa chat intercettata  l’allora procuratore capo di Viterbo, Paolo Auriemma, scriveva: «Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando». E Palamara rispondeva: «Comunque va attaccato». «Si tratta sicuramente di una frase scomposta- dice Palamara e Rita Cavallaro-  che in pubblico non è minimamente pronunciabile. Ma credo che, anche grazie a quella frase pronunciata in un colloquio privato, Salvini abbia potuto comprendere che esiste questa posizione all’interno della magistratura. Allo stesso tempo quella chat dimostra che non tutti i magistrati sono contro di lui: perché è la dimostrazione che anche all’interno della magistratura si discute sul perché siano stati fatti quei processi». Lo dimostrarono i giudici di Catania, quando per un caso simile  ad Open Arms, archiviarono.

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