Ora pure Trinità dei Monti, tutte le volte che i ‘cugini’ francesi ci hanno provato…

13 Set 2024 16:30 - di Stefania Campitelli

Duello a distanza tra Roma e Parigi. Questa volta non parliamo della Senna inquinata e balneabile a giorni alterni che ha demolito la Grandeur dei molto discussi, Giochi Olimpici 2024, sotto le testimonianze degli atleti azzurri. Né del nervoso  bilaterale Meloni-Macron che portò a un passo dall’incidente diplomatico. Parliamo dell’ultima boutade della Francia che vorrebbe mettere le mani sulla scalinata di Trinità dei Monti. Dovremmo pagare l’affitto a Macron per l’Infiorata o l’omaggio alla statua dell’Immacolata l’8 dicembre? Il capolavoro ottocentesco, secondo solo al Colosseo, per popolarità, simbolo indiscusso della Capitale nel mondo, ha intrigato la Corte dei Conti francese che, udite udite, ha fatto la ricognizione del patrimonio immobiliare di proprietà della Francia a Roma. Un elenco nel quale rientrerebbe anche la storica scalinata (perché costruita secoli fa con i soldi francesi).

Trinità dei Monti, l’ultima boutade francese, ma non troppo

“Viene da ridere”, è stato a caldo il commento di Fabio Rampelli, già in passato fiero difensore dell’italianità di fronte agli ‘strafottenti’ francesi. “Bene, manderemo esperti al Louvre per fare la ricognizione aggiornata dei beni sottratti all’Italia nel corso della storia, soprattutto quella del ‘900.- O regalati da geni forse costretti a privarsi di rinomate opere d’arte che hanno reso il Louvre il museo più visitato al mondo. Le comiche”. Anche il ministro del Turismo Daniela Santanchè in un tweet lapidario ha messo in guardia dall’ingordigia d’Oltralpe (Non possono fare a meno del nostro lusso, delle nostre opere, della nostra bellezza. Ma ora esagerano. Vogliono prendersi pure la scalinata di Trinità dei Monti”).

Giù le mani dalle opere italiane, richiesta bizzarra

Salta dalla sedia il ricercatore storico Silvano Vinceti, presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici.  “Siamo di fronte a un fatto che dire bizzarro è poca cosa”, dice all’Adnkronos. “Se si accetta questa rivendicazione come una cosa seria, allora il governo italiano potrebbe rivendicare tutte le costruzioni che gli antichi Romani hanno realizzato nei secoli in diversi stati del Mediterraneo. E credo anche in Francia, pagate con soldi pubblici da parte dell’Impero Romano”, dice ironico. “Allora il governo dovrebbe svolgere un pressante richiesta per far pervenire in Italia parte delle opere selvaggiamente portate in Francia da Napoleone come bottino di guerra”.

Una sfida che viene da lontano, almeno dal Louvre

Ma non è la prima volta che i cugini ci provano. Eppure nella conta sono in debito con l’Italia. Sono circa 248, restando alla contabilità, le opera italiane esposte al Louvre. L’ormai ex ministro della Cultura Sangiuliano ne ha fatto richiesta ufficiale. Nessun pericolo sovranista, succede tra nazioni civili. Il British Museum  in tempi non sospetti ha deciso di restituire all’Iraq tutte le opere trafugate. Gli Stati Uniti hanno restituito un cucchiaio risalente a 3000 anni fa alla Palestina e ben 77 reperti antichi allo Yemen, tra cui 64 teste scolpite e 11 pagine manoscritte del Corano.

Le bizze e l’ostruzionismo del barone Denon

Non tutti lo sanno, ma in origine il Louvre era vuoto e la “refurtiva italiana” si trova quasi tutta lì. Non parliamo della Gioconda trafugata (acquistata dal re di Francia direttamente dal Leonardo) ma del barone Dominique Vivant Denon, che per oltre un ventennio si occupò del “trasferimento” di opere d’arte di ogni tipo, verso quello che poi è diventato uno dei musei più visitati al mondo. È ancora avvolto nel mistero il prelevamento sotto forma di vendita fittizia alla Francia di 344 pezzi della collezione del principe Camillo Borghese, marito di Paolina. La leggenda narra del povero principe Borghese costretto a firmare sotto la minaccia di una pistola, impugnata dall’imperatore.

Quella volta che Franceschini…

Certo poi ci sono italiani e italiani. La cronaca ci riporta all’accordo con Parigi siglato da Dario Franceschini, disponibile a prestare al Louvre tutti i quadri di Leonardo per la grande mostra sui 500 anni dalla sua morte. Il Louvre aveva chiesto la totalità dei dipinti del Maestro per la mostra fissata nel settembre del 2019, e l’allora ministro della Cultura aveva detto di sì per quasi tutti. Solo che «Leonardo è italiano e in Francia ci è solo morto. Lui non è Leonardò, ma Leonardo. Ma questa è un’altra storia.

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