Orsina: “Contro Salvini processo politico”. Ma le toghe negano l’evidenza e attaccano il governo
All’indomani dello sgomento manifestato per la richiesta di condanna a sei anni nei confronti di Matteo Salvini, nell’ambito del processo Open Arms, la magistratura si è arroccata accusando “esponenti politici e di governo” di “reazioni scomposte”. “Sono state rivolte nei confronti di rappresentanti dello Stato nella Pubblica Accusa insinuazioni di uso politico della giustizia”, si legge in una nota della giunta esecutiva sezione di Palermo dell’Anm, che rivendica come l’operato dei colleghi della Procura sia rimasto nell’ambito delle argomentazioni giuridiche. E, dunque, è la sostanza del ragionamento, quelle che illuminano un approccio politico “sono dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, indifferenti alle regole che disciplinano il processo, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche e che costituiscono indebite forme di pressione sui magistrati giudicanti”. Ma a leggere il processo Open Arms come un processo politico non sono solo il centrodestra e gli esponenti di governo.
Orsina: “Contro Salvini processo politico, negarlo è più ipocrita del solito”
In un articolato intervento a sua firma su La Stampa di oggi, lo storico e politologo Giovanni Orsina non ci gira per niente intorno. “Quello che Matteo Salvini sta subendo sulla vicenda Open Arms è un processo politico. Consentito, non per caso, da un voto parlamentare”, scrive Orsina nell’incipit del pezzo, dal titolo “Quel confine invalicabile tra la giustizia e la politica”. “Oggi il processo a Salvini è un evento giudiziario destinato a svolgersi seguendo le regole del diritto, ma non sarebbe mai esistito se a monte non ci fosse stata la decisione squisitamente politica”, prosegue Orsina, ricordando che “in Italia il rapporto fra politica e giustizia è patologico da almeno un trentennio, è dai tempi di Tangentopoli che l’equilibrio fra i poteri è saltato e che infuria un duro conflitto politico per la sua ridefinizione”. “Ed è da allora che la richiesta che la politica non s’immischi con la giustizia – puntualmente ripetuta, stentorea e vibrante, a ogni piè sospinto –, suona vana e falsa. Nel caso Salvini-Open Arms siamo un bel passo più avanti, però: qui la natura politica del conflitto è talmente evidente che negarla o scandalizzarsene appare ancora più ipocrita del solito”.
Il politologo accende i riflettori sull’«ambizioso programma politico» della requisitoria
“I magistrati che hanno portato Salvini a processo stanno perseguendo anche scopi politici, in senso lato: se si arrivasse a una condanna, ne risulterebbe compresso il campo della discrezionalità politica e, di conseguenza, ampliato lo spazio di sorveglianza del potere giudiziario”, avverte ancora lo storico e politologo, citando poi il passaggio della requisitoria dei pm sulla preminenza dei diritti umani rispetto alla protezione della sovranità dello Stato che “contiene indiscutibilmente un ambizioso programma politico”. Esattamente quello che aveva fatto notare anche l’avvocato di Salvini, Giulia Bongiorno mentre la requisitoria era in corso.
L’attacco di Spataro alla “politica dei porti chiusi”
Anche l’ex procuratore Armando Spataro, del resto, in un’intervista a Repubblica, ribadisce che “potrei forse comprendere la solidarietà, ma non il fatto che si consideri difesa della patria impedire lo sbarco di disperati che hanno lasciato le loro terre solo per la speranza di una vita dignitosa. La politica dei “porti chiusi” è inaccettabile per ogni democrazia”. Anche questa una dichiarazione molto politica, rilasciata senza tentennamenti nel corso di un ragionamento sul fatto che “il vero obiettivo della destra” sarebbe, si legge nel titolo dell’intervista, “sottomettere i pm all’esecutivo”.
I rischi dello “sconfinamento” della magistratura
Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, a colloquio con il Corriere della Sera, ha ricordato che “per tutta la requisitoria più dei reati si sono scomodati crimini universali. Violazioni di diritti umani tali da non poter applicare la legge dello Stato”. “Il pm non ha detto che Salvini ha agito fuori dal decreto, ma che il decreto non poteva essere applicato per diritti umani ritenuti superiori. Già la grammatica indica qualcosa al di sopra della norma”, ha chiarito Delmastro, dicendo che “sembrava di ascoltare Ilaria Salis”. È stato poi il capogruppo alla Camera di FdI, Tommaso Foti, in un’intervista a La Stampa, a sottolineare che “è legittimo che i pm sostengano certe linee accusatorie, ma come per il caso Salvini, ad esempio, è altrettanto legittimo che sul piano politico quelle accuse risultino impossibili da comprendere”. “Il cuore della questione è questo: una legge non può essere interpretata, da parte dei pm, in modo tanto estensivo da stravolgerne il senso. Il potere legislativo spetta al parlamento e quello giudiziario alla magistratura. Se iniziamo gli uni e gli altri in una politica degli sconfinamenti, diventa difficile mantenere i poteri in equilibrio”.