Piazza San Carlo, i giudici della Cassazione: Appendino è responsabile, sottovalutò i rischi

18 Set 2024 18:29 - di Eugenio Battisti

Arrivano le motivazioni della sentenza con cui i giudici della Cassazione hanno confermato la responsabilità penale dell’ex sindaca di Torino, Chiara Appendino, per i fatti drammatici di Piazza San Carlo del 2017 (in cui morirono due donne). L’ex prima cittadina 5Stelle “non si è limitata a ideare la proiezione della partita di calcio”, scrivono, “ma ha dato impulso alle scelte riguardanti il luogo di svolgimento e l’ente deputato ad organizzare la manifestazione, senza preoccuparsi di valutare la sostenibilità in termini di sicurezza di tali scelte”.

Piazza San Carlo, la Cassazione: Appendino è colpevole

E ancora: “Appendino ha mancato negligentemente di adottare la cosiddetta ‘ordinanza antivetro’. Circostanza che ricade nella fase organizzativa dell’evento, con innegabili conseguenze sulla sicurezza della manifestazione”. Così i  giudici della quarta sezione penale della Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 17 giugno hanno disposto un nuovo processo di appello nei confronti di Appendino per ricalcolare la pena. L’ex sindaca era stata condannata a 18 mesi. I supremi giudici avevano dichiarato irrevocabile la responsabilità penale per Appendino e Paolo Giordana, ex capo di gabinetto del comune.

La partita di calcio a piazza San Carlo finita in tragedia

La vicenda riguarda i fatti del 3 giugno 2017 quando, durante la proiezione su maxischermo della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, si scatenò il panico fra la folla con un bilancio di 1.500 feriti e la morte di due donne. L’ex sindaca finì a processo per il suo ruolo di responsabilità come primo cittadino, per le accuse di omicidio, disastro e lesioni, tutti in forma colposa. Il ricalcolo al ribasso, per i supremi giudici è legato al fatto che la “Corte d’appello, pur essendo pervenuta al proscioglimento dell’imputata con riferimento ai reati di lesioni in danno di una decina di feriti, non ha ridotto la pena, così incorrendo in una palese violazione del divieto di reformatio in peius”.

L’appello bis per il ricalcolo della pena

Per i supremi giudici “si deve ritenere che la prevedibilità dell’evento debba essere rapportata non alla causa primigenia dello spostamento della folla, ma alla conseguenza generatasi in seguito all’azione dolosa dei rapinatori, panico collettivo”. L’azione dolosa, dunque, ha costituito “solo l’innesco”, determinando l’esito “di un evitabile e certamente prevedibile fenomeno di panico collettivo”. Sviluppando il tema della prevedibilità – si legge nelle motivazioni di 143 pagine – il giudice di primo grado e la Corte di merito “hanno fornito una risposta immune da censure alla questione posta dai ricorrenti in ordine alla impossibilità di prevedere che si potesse realizzare la particolare causa che aveva scatenato il panico. Sostenendo, al contrario, che fosse agevole la previsione di azioni tese a turbare gravemente lo svolgimento della manifestazione. E suscettibili di generare il panico tra la folla”.

La Cassazione: preparazione superficiale dell’evento e sottovalutazione dei rischi

Per la Cassazione, ‘’numerose sono le circostanze indicate dai giudici di merito suscettibili di rivelare la superficialità della preparazione della manifestazione. E la sottovalutazione dei rischi a cui erano esposti gli spettatori. Oltre a quanto risulta dalle dichiarazioni provenienti dai funzionari della Questura. Nel piano di evacuazione si rinvengono refusi che rappresentano la cifra dell’approssimazione e della fretta con cui era stato redatto tale importante documento”, scrivono i supremi giudici.

Mancò una riflessione ponderata sul luogo della proiezione

Sarebbe dunque “lucida e puntuale” la conclusione a cui sono pervenuti i giudici di merito.  La scelta del luogo nel quale effettuare la proiezione avrebbe dovuto essere preceduta da una riflessione ponderata. Che avesse tenuto conto della peculiare conformazione della piazza e del numero dei partecipanti. I giudici – infine – hanno posto in rilievo come la sindaca fosse stata “ben al corrente della necessità di una organizzazione scrupolosa della manifestazione sotto il profilo della sicurezza. Pubblicizzando nei suoi messaggi un impegno di settimane nella preparazione dell’evento per assicurare lo svolgimento sicuro della proiezione”.

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