Rai, peti e flatulenze intestinali contro la collega: assolti sei giornalisti dalle accuse di mobbing

26 Set 2024 15:56 - di Marta Lima

“Il fatto non sussiste”. Sono stati prosciolti i sei giornalisti denunciati dalla loro collega del Tg1 Dania Mondini per stalking. Il gup di Roma ha disposto oggi il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste nei confronti di Giuseppe Carboni, Filippo Gaudenzi, Andrea Montanari, Piero Damosso, Marco Betello e Costanza Crescimbeni, non accogliendo la richiesta della procura generale di Roma che aveva chiesto invece il rinvio a giudizio.

Rai, le accuse di stalking di Dania Mondini ai colleghi

I fatti risalgono al 2018 e il procedimento era nato dalla querela presentata dalla giornalista che denunciava “sistematiche aggressioni psicologiche operate mediante una serie di comportamenti vessatori e denigratori da parte dei propri superiori sul posto di lavoro, ritenendosi, pertanto, vittima di ‘mobbing’ a causa dell’ostracismo perpetrato nei suoi confronti”.

Nella richiesta di rinvio a giudizio del luglio 2023 del sostituto procuratore generale, si afferma che nei confronti della Mondini era stata avviata una ”progressiva opera di demansionamento” con il ”trasferimento nella stanza di un collega, persona notoriamente sofferente di insopprimibili anomalie intestinali”.

Le accuse e la denuncia

Mondini “dava atto dell’inizio delle vessazioni a partire da un ordine di servizio che le imponeva l’obbligo di lavorare nella stessa stanza” con un collega “che soffriva di disturbi della personalità che lo inducevano a comportamenti antisociali in relazione alla cura della persona ed alla pulizia personale, oltre a maleodoranti flatulenze ed eruttazioni, nonché a ripetute violente aggressioni verbali” si legge nella richiesta di archiviazione. La giornalista spiegava inoltre nella denuncia che dopo il suo rifiuto all’ordine di servizio, si sarebbero verificati “una serie di episodi aggressivi, denigratori e ostracizzanti nei suoi confronti da parte degli indagati”.

Dopo un anno di indagini nel novembre 2019 la Procura di Roma aveva chiesto l’archiviazione ma all’udienza sull’opposizione, dell’ottobre 2021, il giudice aveva fatto sapere che nel frattempo la Procura generale aveva avocato il procedimento. Oggi la decisione del gup che ha prosciolto tutti gli indagati ritenendo che i fatti contestati non sussistono, come sostenuto dalle difese dei giornalisti Rai.

La replica dei legali alla sentenza

Gli avvocati della giornalista Dania Mondini, Francesco Falvo D’Urso, Ruggero Panzeri e Claudio Loiodice, in una nota ricordano “che il  Procuratore Generale, Antonio Mura, intravedendo nell’azione del pm della Procura di Roma, che aveva chiesto l’archiviazione, che le indagini non fossero state sufficienti, le avocava a sé e disponeva accurate indagini, durate moltissimo attesa la delicatezza della situazione ed, al termine delle quali, si convinceva, attraverso i suoi sostituti, che gli elementi probatori erano palesemente sufficienti per chiedere il rinvio a giudizio per tutti gli indagati“. “Evidentemente l’odierno giudice non è stato della stessa opinione, probabilmente anche in considerazione dei poteri che la legge Cartabia oggi le assegna. È nostro parere che per valutare bene tutti i fatti indicati nella richiesta di rinvio a giudizio della Procura Generale della Corte d’Appello, la sede naturale sarebbe stata quella del Tribunale, dove, in contraddittorio delle parti, poteva formarsi la prova. Sarebbe stato opportuno, dato che specialisti da noi consultati in diverse strutture pubbliche e private, hanno stabilito che l’insorgenza della malattia irreversibile subita indiscutibilmente dalla Mondini, era da collegarsi allo stress innescato dalle aggressioni verbali degli indagati”. “Non si può dire – concludono gli avvocati – che queste non ci siano mai state o che non vi è nesso di causalità, se non dopo aver ascoltato i consulenti e i vari testimoni oculari”.

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