Rampelli chiude il bizzarro “caso Trinità dei Monti”: ecco i documenti che zittiscono la Francia

14 Set 2024 19:07 - di Luciana Delli Colli
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C’è un documento che chiude l’incredibile querelle sulla proprietà di Trinità dei Monti, messa in dubbio da un rapporto della Corte dei Conti francese. A tirarlo fuori è stato il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, che con l’occasione ha anche risposto alla responsabile comunicazione dei Pii Stabilimenti della Francia a Roma e Loreto, Léa Ruiz-Pacouret. A polemiche esplose la funzionaria ha detto che “non abbiamo nemmeno capito bene il perché di questa querelle, nata forse per una incomprensione del rapporto della Corte, penso attribuibile alla lingua”. ”Siamo rimasti stupiti dalle rivendicazioni di alcuni politici italiani. I nostri rapporti con l’Italia sono ottimi”, ha aggiunto Léa Ruiz-Pacouret.

Rampelli chiude l’incredibile “caso Trinità dei Monti”

“I Pii Stabilimenti sono rimasti sorpresi dalla nostra risposta attribuendone la veemenza alla scarsa comprensione del francese, lingua nella quale il rapporto è scritto. Precisiamo che il francese lo capiamo e ci è ben chiaro il peso specifico – tutto politico- che la Corte dei Conti francese ha usato per avocare alla Francia la proprietà di Trinità dei Monti. Ieri avevo commentato evocando goliardicamente le comiche, oggi sarò più preciso”, ha detto Rampelli.

I documenti che mettono a tacere le rivendicazioni della Francia

Il vicepresidente della Camera, che è anche architetto e urbanista, ha ricordato che “la questione era già deflagrata nel XVII secolo fino al 1906 anno nel quale il Comune di Roma stilò una relazione citando documenti scritti in latino dal 1664 nei quali si citano atti pubblici, vigilanza, prescrizioni, sentenze, condanne, delle diverse autorità attraverso cui si conferma che la proprietà e la giurisdizione di Trinità dei Monti e delle vie adiacenti sono sempre stati in capo allo Stato Pontificio con le sue articolazioni amministrative romane. I frati francesi furono anche condannati proprio dalla magistratura romana per degli abusi che commisero”.

Proprietà o gestione? L’equilibrismo di Moscovici per minimizzare

“Si precisa inoltre – ha aggiunto Rampelli – che nessun atto notarile nel corso dei secoli ha mai formalizzato il trasferimento di proprietà della Scalinata di Trinità dei Monti la cui cura, vigilanza, manutenzione è stata sempre dell’autorità romana. Sia nell’Archivio di Stato che nell’Archivio di Roma ci sono documenti inoppugnabili”. Questo passaggio è fondamentale per capire la questione e, soprattutto, il modo in cui la parte francese ha di fatto tentato di allungare la propria mano su Trinità dei Monti. Al termine di una giornata ad alto tasso di tensione, infatti, il presidente della Corte dei Conti, Pierre Moscovici, ha sostenuto che non è mai stata rivendicata la proprietà, ma ha anche detto che il rapporto “si rivolge ai francesi e in particolare ai ‘Pieux Etablissements’ per la loro gestione dei beni religiosi in Italia (tra cui le cinque chiese francofone della Capitale, ndr)” e che “chiede solo un chiarimento sulla situazione dei beni, e quando si chiarisce è sempre positivo”.

Quelle osservazioni sospette da parte della Corte dei Conti francese

Dunque, a voler prendere per buona la spiegazione di Moscovici, la Francia non ne rivendica la proprietà, ma inserisce Trinità dei Monti tra i beni di competenza di un proprio organismo, chiedendo chiarezza. E quasi ci si chiede se in questa surreale vicenda il prossimo passo sarebbe stato una richiesta di usufrutto. La chiarezza comunque, anche su questo punto, è arrivata dai documenti illustrati da Rampelli. “La relazione della Corte dei Conti francese osserva dolendosene anche la predominante consistenza delle presenze italiane presso la scuola del Sacro Cuore, frequentata soltanto dal 3% di alunni francesi determinando quindi un minore studio della lingua francese a vantaggio dell’italiano. Insomma, qualche fastidio c’è. Il che non costituisce una manifestazione di quell’affetto tra l’Italia e la Francia di cui parla ora Léa Ruiz-Pacouret”, ha concluso l’esponente di FdI.

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