Rosanna Rapellini, ausiliaria scelta, compie 100 anni: “Curavo anche i partigiani, fiera di aver servito la patria”

9 Set 2024 15:31 - di Carlo Marini
Il monumento alla strage di Gorla, Rosanna Rapellini

Continuano arrivare da tutte le parti d’Italia gli auguri di buon compleanno a Rosanna Rapellini, classe 1924, che il 5 settembre ha compiuto cento anni nella sua casa di Vaprio d’Agogna, in provincia di Novara. Ausiliaria arruolata nel 1944 nel Saf, Servizio ausiliare femminile,

Figlia dell’eroe della prima guerra mondiale Francesco Rapellini, rapito da un commando partigiano a Omegna che fece sparire anche il corpo, è stata impegnata come crocerossina in luoghi particolarmente tragici dell’Italia in guerra.

La strage di Gorla: tra le macerie a recuperare i resti di 184 bambini

Rosanna era di servizio a Milano, quel 20 ottobre 1944, quando gli aerei americani scaricarono oltre 37 tonnellate di bombe che distrussero case, negozi e una scuola elementare nel quartiere milanese di Gorla. Centrarono anche la scuola elementare “Francesco Crispi”, dove persero la vita 184 bambini e 25 insegnanti, direttrice e personale scolastico, tutti colti nel tentativo di raggiungere il rifugio antiaereo. Morirono anche alcuni genitori accorsi a scuola, al suono delle sirene d’allarme, per tentare di salvare i loro figli. Rosanna Rapellini ricorda ancora col cuore straziato l’operazione di recupero dei corpicini. Rosanna era in prima fila nei soccorsi anche in occasione dei bombardamenti di Vercelli.

«Il mio sogno era quello di fare la crocerossina – ha raccontato alla giornalista Francesca Totolo Così mi arruolai come ausiliaria a Novara presso il comando che si trovava all’interno del convento delle suore giuseppine. Le ausiliarie prestavano servizio all’ospedale, dove venivano assistiti i malati e curati i feriti. Nessuna distinzione ideologica, assistevamo pure i partigiani».

Rosanna Rapellini, il padre rapito dai partigiani e mai più ritrovato

Rosanna vive fino all’età di 4 anni ad Ala, poi assieme alla famiglia si trasferì ad Arona fino al 1938, per poi arrivare a Domodossola. «Il mio sogno era quello di fare la crocerossina, mi arruolai come Ausiliaria a Novara e il comando si trovava presso le suore Giuseppine. Quotidianamente ci recavamo all’ospedale di Novara per curare i feriti, non  c’era distinzione di ideali perché curavamo pure i partigiani».

Dopo la guerra Rosanna ha continuato il suo impegno tra le fila del Movimento Sociale italiano e nel sindacato Cisnal. In particolare si è impegnata per ricordare i militari caduti per la patria, in particolare per dare degna sepoltura ai fascisti repubblicani uccisi nei dintorni e i cui resti erano stati abbandonati nei luoghi dell’esecuzione. Negli anni ha sempre portato la sua testimonianza presso le associazioni d’arma, ribadendo ogni volta: “Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per amore della mia patria”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *