Al Bano e l’inno anti-comunista: “Quando caddero i regimi nell’Est Europa cantavano la mia Libertà”
“Nei paesi dell’Est Europa sono una celebrità. Polonia, Paesi Baltici, Bulgaria. E quando in Romania cadde il comunismo di Ceaucescu per le strade di Bucarest cantavano la mia Libertà”. Inizia così la lunga intervista di Al Bano al “Corriere della Sera“, nella quale il popolare cantante italiano ripercorre le tappe della sua carriera, anche in relazione alle sue canzoni “politiche”, come Libertà. “Quella più impegnata perché in numerosi Paesi dell’America Latina non la passano. Non la fanno circolare e quando un brano così popolare in tutto il mondo non circola è perché dà fastidio. In Spagna, al tempo di Franco, non passavano la mia 13, Storia D’Oggi. Molte mie canzoni hanno assunto colore politico”.
Al Bano e la sua carriera
“Sapesse quante volte mi hanno proposto di trasferirmi all’estero. Stati Uniti, Parigi, Monte Carlo. Ma io ho investito tanto nella mia terra e sa qual è l’unico rammarico? A Cellino San Marco, negli anni, ho fatto venire centinaia di giornalisti da tutto il mondo. Cinesi, russi, coreani. Gli facevo scoprire la Puglia e in cambio chiedevo solo che lasciassero la propria firma nella cantina. Un giorno mio fratello senza dirmi niente fece pulire i locali e così puf! tutto sparito, cancellate le firme. Se avessi investito a Milano tutto quello che ho investito in Puglia oggi sarei più o meno come Elon Musk, visti i prezzi delle case”. Poi Al Bano passa ai temi di attualità, come la guerra. “Troppo dolore in tutto il mondo. Ma quando si tratta di trovare i soldi per le armi, tutti sono pronti. Putin? Ho cantato davanti a lui tante volte. Posso dire che è il più occidentale di tutti i russi, penso che sia stato mal consigliato…”.
L’ironia su Fedez
“Felicità è la mia canzone più famosa, e anche del maestro Minellono, lo scriva perché non se ne ricordano mai. La cantano milioni di persone nel mondo. Ecco, se adesso incontrassi Fedez vorrei chiedergli perché è andato a Sanremo a cantarla con quella faccia così triste…”.