Btp “tricolore” da record e spread a picco: perfino “Repubblica” esalta la solidità del governo Meloni
Il successo dell’offerta dei Btp a sette e trent’anni da parte del Mef, per quanto ipotizzabile, ha sorpreso un po’ tutti nei termini oceanici nei quali si è consumata l’asta, che ha fatto registrare una domanda record intorno ai 200 miliardi di dollari (e quindi di euro), a fronte di un collocamento che al momento si è fermato a 13 miliardi. Un boom nell’acquisizione del debito italiano che si spiega con la fiducia dei mercati nella solidità dei conti pubblici, oltre che dei favorevoli tassi di interesse: il rating che si sposa alla creatività finanziaria del Tesoro, che fin dall’insediamento del governo Meloni si è segnalato per la capacità di offrire prodotti finanziari di Stato concorrenziali, affidabili e “patriottici”, o “tricolore”, in quanto fortemente diretti alla raccolta di risparmio dagli stessi italiani, ma anche ad agganciare la favorevole congiuntura sullo “spread”, mannaia dei precedenti governi di centrodestra e oggi punto di forza del castello economico e finanziario dell’Italia a trazione meloniana.
Btp e spread, l’inattesa promozione di “Repubblica”
Perfino un giornale come “Repubblica“, che nelle pagine politiche ed economiche non fa sconti al governo su manovra, debito pubblico, rilevanza internazionale e affidabilità politica, è costretta ad ammettere – nella newsletter settimanale del vicedirettore Walter Galbiati, ma anche nell’inserto economico, dedicato agli esperi e non ai “tifosi” – sostiene che sui Btp “bastano questi numeri da record per far capire come il momento sia favorevole per i titoli di Stato italiani e come gli investitori si siano buttati sul nostro debito senza pensarci due volte”. E’ vero, si parla di debito, ma è pur vero che anche su un male necessario, come il finanziamento dello stesso, si possono realizzare operazioni convenienti per lo Stato, come fa notare “Repubblica”.
“Il primo effetto di questa forte richiesta è stato il risparmio per il governo italiano in termini di interessi. I titoli a sette anni sono stati prezzati con uno spread di sette punti base rispetto a titoli presi come riferimento e con la stessa durata (il Btp luglio 2031), ovvero con un rendimento per i risparmiatori del 3,2%. Il debito a 30 anni è stato fissato con un premio di nove punti base sul Btp ottobre 2053, per un costo annuale per lo Stato del 4,279%, due valori inferiori a quanto preventivato e che senza una così forte domanda sarebbero stati sicuramente più alti”.
Il boom della domanda e il governo Meloni rassicurante
E i motivi del boom di richieste? Il rating aumentato all’Italia da Ficht e la conferma dello stesso da S&P, ma anche la parabola dello spread. “Da gennaio a oggi lo spread italiano è sceso del 22% e se si va indietro di 365 giorni il calo è addirittura del 36%, tanto che ieri si è attestato poco sopra i 120 punti, valori che ci riportano ai tempi del governo Draghi. Quando si è insediata Giorgia Meloni a fine ottobre 2022, lo spread aleggiava sopra i 220 punti”. Le lodi al governo? “Il tempismo del Mef. Il Tesoro ha giocato benissimo le sue carte, perché ha colto la palla al balzo: il collocamento non era atteso dagli investitori, ma il Mef vedendo sul mercato secondario la forte richiesta per i titoli a 30 anni ha deciso di riaprire il trentennale già esistente per 3 miliardi e con l’occasione ha lanciato un nuovo collocamento a 7 anni che era invece atteso per metà novembre… La risposta degli investitori non è mancata e il governo, oltre a essersi portato a casa la provvista, ha anche evitato la volatilità che avrebbe potuto manifestarsi sui mercati da qui a fine anno viste le continue tensioni internazionali…”.
La chiosa finale, tutta politica, sembra scritta dal “Secolo d’Italia“. “I Btp si stanno dimostrando una valida e liquida alternativa ai titoli Oat francesi, senza le preoccupazioni politiche che affliggono la Francia. Nonostante un punto di partenza simile, le traiettorie fiscali dell’Italia sembrano migliori, perché il nostro Paese si è impegnato a uscire dalla procedura europea per il disavanzo eccessivo in due anni, la Francia in cinque”. Possibile? Il governo Meloni più rassicurante di quello francese? Su “Repubblica“?