Caso dossieraggi, spunta il nome di Dagospia nelle intercettazioni

29 Ott 2024 8:13 - di Marica Nardini

Una fabbrica di dossier, l’ennesima su cui si sta cercando di fare luce in questi mesi, orchestrata a scopi estorsivi o comunque ricattatori, per esercitare pressioni e condizionare i mondi della politica e dell’imprenditoria, potendo contare sulla disponibilità di alcuni giornalisti. Sarebbero più di 800mila le persone finite nel mirino dei presunti spioni, tra cui anche il presidente del Senato Ignazio La Russa e suo figlio Geronimo.

È quanto, in estrema sintesi, ipotizzato sinora dagli inquirenti nel corso dell’attività investigativa di queste ore; attività coordinata dalla Dda di Milano che ha portato per ora all’esecuzione di sei misure cautelari per associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico. La centrale dei presunti dossieraggi sarebbe la società privata di investigazione Equalize di Enrico Pazzali. Indagati con il titolare anche l’ex poliziotto antimafia Carmelo Gallo e l’ex socio Pierfrancesco Barletta.

E nelle pieghe di quello che gli addetti ai lavori definiscono «un gigantesco mercato di informazioni personali» compaiono anche i nomi del sito web Dagospia e del suo inventore Roberto D’Agostino. È quanto affiora da alcune intercettazioni riportate ieri da due quotidiani nazionali: Il Corriere della Sera e La Stampa.

Ma facciamo un passo indietro: sembra che il gruppo si servisse di un escamotage per camuffare la provenienza illecita delle informazioni sottratte. Quale? Il ricorso ad una fonte «aperta» da spendere nei propri report. È in questo frangente che viene chiamato in causa Dagospia. In particolare, la creatura di D’Agostino viene menzionata da Nunzio Samuele Calamucci, ingegnere originario di Bollate che avrebbe ideato “Beyond”, ossia il sistema informatico che avrebbe consentito di violare per conto di Equalize le banche dati dello Stato, comprese quelle del ministero dell’Interno.

Ebbene, come si legge sul Corsera, l’ingegnere avrebbe commentato l’uscita di alcune foto sul sito web Dagospia, aventi ad oggetto la relazione tra un imprenditore e una conduttrice televisiva. Dal tenore del commento, stando al virgolettato testuale riportato dal quotidiano di via Solferino, il pubblico ministero avrebbe tratto l’esistenza di «un chiaro intreccio tra le attività informative del gruppo, i favori ai potenti e alcuni giornalisti che si prestano». Ma anche come il gruppo Equalize «sia in grado di intervenire per bloccare l’uscita giornalistica delle notizie».

Sulle colonne della Stampa, invece, viene spiegato che il gruppo poteva contare su alcune conoscenze nel mondo giornalistico per «spifferare qualche notizia che gli faceva comodo». Il quotidiano torinese riporta così un virgolettato attribuito a Calamucci: «Chiamiamo Roberto, Dagospia… lui sa davvero che ci sono queste foto… quando tu gli dai una notizia, lui la pubblica ed è una delle testate più temute dalla gente… lo rispettano tutti come un dio».

 

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